SAGGIIPEREC "Leggere è un atto. lo vorrei parlare di questo atto, di ciò che lo costituisce, e che lo circonda, non di ciò che lo produce o lo precede. " La voce, le labbra Muovere le labbra leggendo è considerata una cosa volgare. Ci hanno insegnato a leggere facendoci leggere a voce alta: in seguito abbiamo dovuto disimparare quella che ci hanno detto essere una cattiva abitudine, probabilmente perché sa troppo di applicazione, di sforzo. Ciò non impedisce ai muscoli crico-aritenoidei e cricotiroidei, tensori e costrittori delle corde vocali e della glottide, di essere attivi quando leggiamo. La lettura resta inseparabile dalle sue mimiche labiali e dalle sue attività vocali (ci sono testi che dovrebbero essere solo mormorati o sussurrati, altri che bisognerebbe poter urlare o scandire). Le mani Solo i ciechi hanno delle difficoltà a leggere. Anche i monchi; infatti non possono girare le pagine. Le mani servono ormai solo a girare le pagine. La diffusione generalizzata dei libri con le pagine tutte rifilate priva il lettore d'oggi di due grandi piaceri: quello di tagliare le pagine (qui, se fossi Sterne, verrebbe a inserirsi tutto un capitolo in gloria del taglia-carte, dal taglia-carte di cartone regalato dai librai, ogni volta che si comprava un libro, fino al taglia-carte in bambù, in pietra levigata, in acciaio, passando per i taglia-carte a forma di scimitarra (Tunisia, Algeria, Marocco), di spada da torero (Spagna), di sciabola da samurai (Giappone) e per tutte quelle orribili cose rivestite di simil-cuoio che costituiscono con diversi oggetti della stessa risma (forbici, porta-penne, scatola per le matite, calendario universale, gadget con frase scema, cartella da scrittoio con carta assorbente incorporata, eccetera), quello che viene chiamato un "completo da scrivania"; e quello, ancora più grande, di cominciare a leggere un libro senza averne tagliato le pagine. Ci ricordiamo (non è poi passato così tanto tempo) che i libri erano piegati in modo tale che le pagine da tagliare si alternavano così: otto pagine di cui bisognava tagliare, prima il bordo superiore, e poi, a due riprese, il bordo laterale. Le prime otto potevano essere lette quasi interamente senza taglia-carte; delle altre otto si potevano leggere, evidentemente, la prima e l'ultima e, sollevando; la quarta e la quinta. Ma niente di più. C'erano nel testo delle lacune che riservavano delle sorprese e suscitavano delle attese. Posizioni La posturologia della lettura è evidentemente troppo legata alle condizioni dell'ambiente circostante (che esaminerò fra un istante) perché la si possa considerare in se stessa. Sarebbe tuttavia una ricerca affascinante, intrinsecamente legata a una sociologia del corpo rispetto alla quale può destare stupore che nessun sociologo o antropologo abbia pensato d'intraprenderla (a dispetto del progetto proposto da Marce( Mauss che ho già ricordato all'inizio di questo articolo). Poiché mancano completamente studi a carattere sistematico, BibliotecaGino Bianco è possibile soltanto abbozzare una enumerazione sommaria: - leggere in piedi (è il modo migliore di consultare un dizionario); - leggere seduto, ma ci sono talmente tante maniere di stare seduto: con i piedi che toccano il suolo, con i piedi più in alto della sedia, con il corpo rovesciato all'indietro (poltrona, divano), con i gomiti appoggiati su un tavolo, eccetera; - leggere disteso; disteso sulla schiena; disteso sulla pancia; disteso sul fianco, eccetera; - leggere inginocchiato (dei bambini che sfogliano un libro di figure; i Giapponesi?); - leggere accovacciato (Marce( Mauss: "La posizione accovacciata è, secondo me, una posizione interessante che si può far conservare a un bambino. L'errore più grosso è togliergliela. Tutta l'umanità, eccetto le nostre società, l'ha conservata"); - leggere camminando. Si pensa soprattutto al curato· che prende il fresco leggendo il breviario. Ma c'è anche il turista che passeggia in una città straniera con una carta in mano, o che passa davanti ai quadri del museo leggendo la descrizione che ne danno le guide. Oppure camminare in campagna, con un libro in mano, leggendo a voce alta. Mi pare che stia diventando sempre più raro. II. L'intorno I have always been the sort of person who enjoys reading. When I have nothing else to do, I read. Charlie Brown ( 7) Si può, molto grossolanamente, distinguere due categorie di letture: quelle che s'accompagnano a un'altra occupazione (attiva o passiva), e quelle che s'accompagnano soltanto a se stesse. La prima converrebbe a un signore che sfoglia un rotocalco aspettando il suo turno dal dentista; la seconda converrebbe a questo stesso signore che, rientrato a casa, in pace con la sua dentatura, si siede al suo tavolo per leggere i Ricordi di un'ambasciata in Cina, del marchese di Mogès. Capita dunque che si legga per leggere, che la lettura sia l'unica attività di un momento. Un esempio ne è dato dai lettori seduti nella sala di lettura di una biblioteca; per inciso, inoltre, la biblioteca è un luogo speciale riservato alla lettura, uno dei rarissimi luoghi in cui la lettura è un'ocCj.Ipazione collettiva (leggere non è necessariamente un'attività solitaria, ma è generalmente un'attività individuale; capita di leggere in due, tempia contro tempia, o l'uno sopra la spalla dell'altro; oppure si rilegge, per qualcun altro, a voce alta; ma l'idea di parecchie persone che leggono contemporaneamente la stessa cosa ha qualcosa d'un po' sorprendente: dei gentlemen in un club, che leggono il "Times", un gruppo di contadini cinesi che studiano il Libretto Rosso). Un altro esempio mi sembra particolarmente ben illustrato da una foto apparsa, parecchi arini fa, sull"'Express" in oc47
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==