Linea d'ombra - anno V - n. 20 - ottobre 1987

SAGGI/PEREC Nella pagina precedente: Georges Perec in una foto di Bassouls (Rush/Grazia Neri). né di ciò che lo precede (la scrittura e le sue scelte,l'edizione e le sue scelte, la diffusione e le sue scelte, eccetera),qualche cosa, insomma, come una economia della lettura riguardo ai suoi aspetti ergologici (2) (fisiologia, lavoro muscolare)e socio-ecologici (il suo ambiente spazio-temporale). Tut_ta una scuola moderna_ della critica ha, già da diversi decenni, messo l'accento propno sul come dellascrittura, il fare, il poietico. Non la sacra maieutica, l'ispirazioneafferrata per i capelli, ma il nero su bianco, la tessitura del testo l'iscrizione, la traccia, la gamba della lettera, il lavoro minu;o,l'organizzazione spaziale della scrittura, i suoi materiali(lapenna d'oca o il pennello, la macchina da scrivere), i suoisupporti (Valmont alla Presidentessa di Tourvel: "la tavolastessasu cui vi scrivo, dedicata per la prima volta a quest'uso,diventa per me il sacro altare dell'amore ... "), i suoi codici(punteggiatura, capoversi, paragrafi, eccetera), il suo autore (loscrittore che scrive, i suoi luoghi, i suoi ritmi; quelli che scrivonoalbar, quelli che lavorano di notte, quelli che lavorano all'alba,quelli che lavorano alla domenica, eccetera). Un lavoro equivalente resta da fare, mi sembra, sull'aspetto efferente di questa produzione: l'atto con cui il lettoresi fa carico del testo. Si tratta di esaminare non il messaggioafferrato, ma l'atto di afferrare il messaggio, al suo livelloelementare, ciò che succede quando si legge: gli occhi che si posano sulle righe, e il loro percorso, e tutto quello che accompagna questo percorso: la lettura riportata a ciò che essa è primadi tutto: una precisa attività del corpo, il mettere in giococerti muscoli, diverse organizzazioni posturali, decisioniin sequenza, scelte temporali, tutto un insieme di strategie inseritenel continuum della vita sociale, e che fanno che non si leggain un modo qualsiasi, né in un momento qualsiasi, né in unluogo qualsiasi, anche se si legge qualsiasi cosa. I. II corpo Gli occhi Si legge con gli occhi (3 ). Quello che gli occhi fannomentre si legge è di una complessità che sorpassa insiemela mia competenza e il quadro di quest'articolo. Dall'abbondanteletteratura che è stata dedicata alla questione dall'inizio delsecolo (Yarbus, Stark, eccetera), si può almeno ricavarequesta certezza elementare ma fondamentale: gli occhi non leggono né le lettere l'una dopo l'altra, né le parole l'una dopo l'altra, né !e r(ghe l'una dopo l'altra, ma procedono per scossonie fissaz1om, esplorando in uno stesso istante la totalità delcampo di le~tu_racon una ridondanza testarda: percorsi incessantipunteggiati da arresti impercettibili come se, per scoprirequelloche ~erca, l'occhio dovesse analizzare la pagina con un'agitazione mtensa, non regolarmente, come un apparecchio televisivo(co11:epotrebbe_ lasciar pensare il termine "analisi"), ma inmamera aleatona, disordinata, ripetitiva, o, se si preferisce,dal momento che siamo già in piena metafora, come un piccione ~he be~che_tta!l suolo alla ricerca di briciole di pane. Questa 1mmagme e evidentemente un po' sospetta, e tuttavia mipare caratteristica, e non esito a ricavarne qualcosa che potrebbe 46 BibliotecaGino Bianco essere il punto di partenza di una teoria del testo: leggere, è anzitutto estrarre da un testo degli elementi significanti, delle bricioledi senso, qualcosa come delle parole chiave che si avvistano, si confrontano, si ritrovano. È verificando ch'esse sono là che si sa che ci si trova nel testo, che lo si identifica, che lo si autentica; queste parole chiave possono essere delle parole (neiromanzi gialli, per esempio; più ancora nelle produzioni eroticheo sedicenti tali), ma possono essere anche delle sonorità (dellerime), dei modi di costruire la pagina, dei giri di frase, delle particolarità tipografiche (per esempio, il mettere in corsivocerte parole in troppi testi di finzione, di critica, o di critica-narrativa, contemporanei), perfino delle intere sequenze narrative (cfr. Jacques Duchateau, ;'Lecture marginale de PeterChaney", in la littérature potentielle, Paris, Gallimard, "Jdées", 1973). (4 ) Si tratta in qualche modo di ciò che i teorici dell'informazionechiamano un riconoscimento di forma: la ricerca di certi tratti pertinenti consentendo di passare da questa successione linearedi lettere, di spazi e di segni d'interpunzione ch'è anzitutto un testo, a ciò che sarà il suo senso quando vi si sarà ritrovata, ai differenti stadi della lettura, una coerenza sintattica, una organizzazione narrativa, e ciò che si chiama uno "stile". Al di là di qualche esempio classico ed elementare, cioè lessicale(leggere, è sapere immediatamente che "covo" è il gesto che facciodopo aver deposto un uovo oppure un rifugio di criminali; o che fare il "filo" a un coltello non è lo stesso che farlo a una ragazza), non so per mezzo di quali protocolli sperimentali si potrebbe studiare questo lavoro di riconoscimento; per conto mio ne posseggo soltanto una conferma negativa: il sentimento d'intensa frustrazione che per molto tempo mi ha preso alla lettura dei romanzi russi (... vedovo di Arina Mikhailovna Drubetskoij, Boris Timoféic Ismailov chiese la mano di Katerina Lvovna Borissic che gli preferì Ivan Mikhailov Vassiliev... ) oppure quando, a quindici anni, ho voluto decifrare i passaggi ritenuti osés dei Gioielli indiscreti (Saepe turgentem spumantemque admovit ori priapum, simulque appressis ad labia labiis, fellatrice me lingua perfricuit ... ). (5) Una certa arte del testo potrebbe fondarsi sul gioco fra il prevedibilee l'imprevedibile, fra l'attesa e la delusione, la connivenzae la sorpresa: la presenza di giri accuratamente preziosi disseminati con noncuranza di espressioni sottilmente triviali o francamente gergali (Claudel, Lacan ... ) potrebbe fornirne un esempio; oppure, meglio: "Ma ora che mi ci mescolo, farete ben galleggiare qualcosa: una verruca di zulù, due dita di tombola?" (Jean Tardieu, Un mot pour un autre) o le metamorfosidi Bolucra (Boulingra, Brelugat, Brolugat, Botugat, Botrulat, Brodugat, Bretoga, Butaga, Brelogat, Bretouilla, Bodrugat, eccetera) in la domenica della vita. (6) Una certa arte della lettura - e non solamente la lettura di un testo, ma ciò che si chiama la lettura di un quadro, o la letturadi una città - potrebbe consistere nel leggere lateralmente, nel portare sul testo uno sguardo obliquo (ma già, non si tratta più della lettura al livello fisiologico: come si potrebbe insegnare ai muscoli extra-oculari a "leggere altrimenti"?).

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