Linea d'ombra - anno V - n. 20 - ottobre 1987

SAGGI/CARVER fui molto rincuorato quando lessi ciò che O'Connor aveva da dire a questo proposito. Una volta mi sono messo a scrivere quello che si è poi rivelato un bel racconto, anche se solo la prima frase mi si era presentata all'inizio. Erano già diversi giorni che andavo · in giro con questa frase in testa: "Stava passando l'aspirapolvere quando squillò il telefono". Sentivo che dietro a quella frase c'era una storia che voleva essere raccontata. Me lo sentivo nelle ossa che insieme a quell'inizio ci doveva andare una storia, bastava che trovassi il tempo per scriverla. Il tempo lo trovai, un giorno intero - dodici, quindici ore addirittura - bastava che volessi metterlo a frutto. E così fu, mi sono seduto una mattina e ho scritto la prima frase e subito le altre frasi hanno cominciato ad attaccarsi a quella. Ho composto la storia come avrei composto una poesia; una riga dietro l'altra e poi un'altra e poi un'altra ancora. Dopo un po' ho cominciato a intravvedere la storia e sapevo che quella era la mia storia, proprio quella che avevo voluto scrivere. Mi piace quando nei racconti c'è un senso di minaccia. Credo che un po' di minaccia sia una cosa che in un racconto ci sta bene. Tanto per cominciare, fa bene alla circolazione. Ci deve essere della tensione, il senso che qualcosa sta per accadere, che certe cose si sono messe in moto e non si possono fermare, altrimenti, il più delle volte, la storia semplicemente non ci sarà. Quello che crea tensione in un racconto è, in parte, il modo in cui le parole vengono concretamente collegate per formare l'azione visibile della storia. Ma creano tensione anche le cose che vengono lasciate fuori, che sono implicite, il paesaggio che è appena sotto la tranquilla (ma a volte rotta e agitata) superficie del racconto. V.S. Pritchett definisce il racconto come "qualcosa intravisto con la coda dell'occhio, di sfuggita". Attenti a quell'intravisto. Prima c'è qualcosa di "intravisto". Poi quel qualcosa viene dotato di vita, trasformato in qualcosa che illumina l'attimo fuggente, e potrebbe avere, se abbiamo fortuna - ancora questa parola! - conseguenze ancor più significative e durature. Il compito dello scrittore di racconti è di investire quel qualcosa appena intravisto con tutto ciò che è in suo potere. Egli deve metterci tutta l'intelligenza e tutta l'abilità letteraria che possiede (insomma, il suo talento), tutto il suo senso delle proporzioni e della forma: dell'essenza reale delle cose esterne e del modo in cui lui - e nessun altro - le vede. E tutto questo si ottiene attraverso l'uso di un linguaggio chiaro e preciso, un linguaggio usato in modo da infondere vita a dettagli che illuminino il racconto al lettore. Perché i dettagli siano concreti e carichi di significato, è essenziale che il linguaggio sia dato in maniera quanto mai accurata e precisa. Le parole possono essere precise anche al punto da apparire piatte, l'importante è che siano cariche di significato; se usate bene, possono toccare tutte le note. (/981; traduzione di Riccardo Duranti) Per gentile autorizzazione dell'Autore. BibliotecaGino Bianco POESIA/LEVERTOV SCRIVEREAL BUIO Denise Levertov Non è difficile. E tuttavia è necessario. Aspetta fino al mattino e l'avrai dimenticato. E chissà se il mattino verrà. Cerca la luce e sarai del tutto sveglio, ma la visione starà scomparendo, e non potrai più raggiungerla. Devi avere un· foglio a portata di mano, una penna che scrive morbido - le biro non sempre scorrono, e _lepunte delle matite tendono a spezzarsi. Non c'è di che vergognarsi di tanta prudenza: sono i tuoi strumenti di lavoro. Non importa se non riesci a segnare i trattini delle t, a mettere i puntini sulle i ma sta attento a non coprire una parola con quella che viene dopo. La pratica ti mostrerà come una mano d'istinto viene in aiuto dell'altra per tenere ogni riga separata dalla seguente. Continua a scrivere al buio: il registro della notte, o le parole che ti hanno tirato fuori dal profondo della non-conoscenza, parole che ti volavano nella mente, strani uccelli che gridavano la propria urgenza con voci umane o si aprivano come fiori di un albero che fiorisce solo una volta nella vita: parole che possono avere la forza di far sorgere il sole ancora. (/982; traduzione di Paola Splendore) Da Selected Poems, Bloodaxe Books, I986. 43

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==