SCIENZA/HOLTON un certo senso ciò riporta gli scienziati a Socrate e all'idea settecentesca del parallelismo tra progresso scientifico e progresso morale. Le varie società scientifiche sono state largamente coinvolte in questioni riguardanti l'etica e i valori umani, quali l'accesso alla scien~a di gruppi prima emarginati; il diritto degli scienziati a obiettare a pratiche non conformi alla loro etica; i diritti umani degli altri ricercatori che operano nei regimi totalitari; il disperato bisogno di controllo della proliferazione degli armamenti, così come la condivision.e delle risorse scientifiche con i paesi del terzo mondo. Gli scienziati stanno scoprendo, in una misura inimmaginabile fino a poche decine di anni fa che l'impresa scientifica esige una moralità in realtà. Con circa un terzo degli scienziati in tutto il mondo che lavora, direttamente o indirettamente, a ricerche di carattere militare, mentre la corsa agli armamenti procede senza controllo, tale trasferimento di attenzione dai problemi epistemologici a quelli etici può essere forse anche troppo modesto e compiuto in ritardo. E che significato può avere tale slittamento di obiettivi filosofici? In questa congiuntura il precedente dibattito intorno alla razionalità scientifica sembra antiquato. Forse questa redirezione delle preoccupazioni filosofiche è un segnale della crescente consapevolezza che forse il processo dell'innovazione scientifica non è in pericolo - ma l'umanità si. Crede sia possibile comprendere afondo la scienza senza prendere in considerazione il suo sviluppo storico e le dispute epistemologiche che l'hanno via via travagliata? Credo che nella scienza sia necessaria la prospettiva stoDo "End", n. 25, gennaio 1987. Bi ioteca Gino Bianco rica, perlomeno in certi periodi del suo sviluppo. Gli storici hanno però notato che quando le cose vanno bene, la maggior parte degli scienziati assume un atteggiamento del tutto astorico e afilosofico. È quasi come se si trovassero nel bel mezzo di una "Corsa all'oro" e non potessero permettersi il lusso di digressioni storiche e filosofiche. E quando invece le cose vanno meno bene? In questo caso, come avvenne all'inizio del nostro secolo, epoca nella quale era diventato quasi impossibile comprendere i nuovi problemi con le vecchie nozioni, gli scienziati riprendono in esame i concetti di base della propria disciplina. Questo è quanto sostiene Einstein nella propria autobiografia, ma anche Max Planck e Niels Bohr fanno affermazioni analoghe. Ognuno di loro fu quasi "costretto" a considerare la scienza dal punto di vista epistemologico e a chiedersi quanto indietro nel tempo si dovesse risalire per rintracciare un altro momento di rottura col passato. Ciò si riflette naturalmente anche sulla crescita della scienza. Quando il suo metabolismo diventa sempre più rapido non si hanno fisicamente il tempo e l'energia per diventare problematici ed esaminare i presupposti della propria disciplina. Ma allora la scienza procede davvero per accumulazione? Non direi. Se guardiamo l'impresa scientifica più da vicino, possiamo notare che il progresso non viene raggiunto attraverso l'accumulazione ma piuttosto attraverso la cannibalizzazione delle parti utili. Questa è sicuramente una delle principali differenze tra la produzione scientifica e quella letteraria o, più in generale, artistica. Nelle attività artistiche ogni opera mantiene la propria autenticità e può comunque ~
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