Linea d'ombra - anno V - n. 20 - ottobre 1987

scintilla, a un pensiero, forse ad una intuizione, che non a una sostanza palpabile: una cosa che aveva, sì, spessore e linee di figura o di materia concreta - giacché io la vedevo - ma: che pareva uscita dalla mente di un uomo (dalla mia stessa forse? o dalla fronte di un dio, come Atena?) piu che da una porta o da una finestra, e balenava e ondeggiava come la fiammella di una candela, quasi a significare che apparteneva piuttosto alla serie e al rango delle visioni che alla famiglia dei corpi. 2° STUDENTE Professore, ma questa è la descrizione di un sogno! Se è un sogno, lei sa bene che abbiam°'piu d'uno strumento per sottoporlo ad analisi. 3° STUDENTE No, è soltanto una figura retorica! È una figura di sostituzione ... IL PROFESSORE (con indulgenza) La vostra tenacia è ammirevole, cari amici, ma siete fuori strada. (Animandosi) Quella cosa io l'ho vista, vi ripeto, ed ero sveglio, ero vivo, e subito, appena sfiorato dal suo raggio d'ombra (e di luce), ho provato una specie di disinganno totale, una dolce ma imperiosa volontà di rinuncia. Al suo cospetto, gli strumenti che potevo adunare fra le mie carte o nella memoria per intraprendere una ricerca, una riflessione, anche solo una lettura puntuale in vista del seminario - nomenclature, teorie, relazioni fra oggetti, deduzioni, sistemi, modelli, insomma tutti i pilastri, tutti i recinti, tutte le lame affilate di cui ci siamo serviti per anni - si sbriciolavano fra le dita come castelli di sabbia. E nello stesso tempo ecco una strana febbre: quasi l'imminenza di uno sguardo piu dritto verso le cose stesse nel cui groviglio m'era impedito di entrare coi mezzi usuali. Ascoltatemi bene, amici: io non potevo piu esaminare alcunché senza che un moto o d'irrisione o di melanconia mi prendesse; ma uscendo nella sera stellata, camminando, raggiungendo i campi, come subito feci (e come faccio ancora ogni giorno, con leggerezza improvvisa, da quando quell'ombra ha preso a visitarmi), ho sentito, capite?, ho quasi sentito in me, fisicamente, ciò che era nell'animo del poeta mentre scriveva le parole: "bella notte, amico". (Scrutando acutamente gli astanti) Che posso dirvi di piu perché capiate che un seminario è impossibile? La correttezza m'ha imposto di salire un'ultima volta su questa cattedra per informarvi, per congedarmi da voi. Ma non chiedetemi altro. I O STUDENTE (con calma, dopo qualche attimo di silenzio) Conosciamo la sua maieutica, professore, e la preghiamo di rimanere. Lei stessa ci ha insegnato a tener duro, ci ha detto che nel nostro mestiere nulla è impossibile, che basta perseverare nel controllo dei dati per aver in pugno l'oggetto. Continui, dunque, ci favorisca ulteriori ipotesi, documenti. IL PROFESSORE (turbato, ma seccamente) Mi dispiace, .io non ho altro da dire. 2° STUDENTE Non è vero, lei ci ha appena informato dell'incontro con quella "cosa". Ci ha spiegato che essa è materia oggettiva, ma che appartiene all'attività dei pensieri piu che a quella dei corpi. Ha aggiunto che ha guardato "mestamente" le sue carte, che l'ha spinta al disinganno, al silenzio. BibliotecaGino Bianco STORIE/SAMONÀ Dunque essa parla? Essa ha un volto, uno sguardo? Come vede, abbiàmo annotato tutto, abbiamo già qualche appunto sull'indole della cosa. Ci aiuti ancora. Ne tenti una descrizione; ne tratteggi gli estremi, i contorni formali. IL PROFESSORE I contorni formali? Gli estremi? Ma se vi ho appena detto ... 2° STUDENTE Ci perdoni l'insistenza. Il suo racconto è rimasto ai preliminari. Ci dica di piu. Azzardi un breve ritratto. IL PROFESSORE (con ironia, ma visibilmente eccitato) Un ritratto? I O , 2° e 3° STUDENTE (quasi all'unisono) Sì, una descrizione sommaria. (ammiccando) Un approccio del primo livello, insomma. IL PROFESSORE (raccogliendo le poche energie in un supremo sforzo oratorio: la sua voce si fa lenta e pacata, lo sguardo è teso di tanto in tanto sui fogli, come a seguire veloci appunti, mentre il silenzio, attorno, è di nuovo rigoroso, totale) Entità o presenza, non sappiamo se umana o d'altra specie: comunque vivente. Agguato elementare, suggeritore di un improvviso altrove, di un fuori: ospite, perciò, benigno, atto a spalancare finestre e a spianare il cammino di estasi provvisorie, di momentanei ristori; ma, anche, visitatore sgarbato e aspro, carico di tali effetti che non poche volte ho rischiato, abitando con esso, definitivi stravolgimenti. Spiegarlo, catalogarne le forme, come vi ho detto, è impossibile. A volte crediamo di adocchiarlo durante una passeggiata notturna: avviso che non diremo corporeo, ma simile a corpo, e con moto proprio. Un repentino ectoplasma; un barbaglio come di scheggia lunare, di cometa o di meteorite appena scesi fra noi; un mantello chiaro che sventola per un istante nell'aria, scosso da figura che subito scompare invitandoci a seguirne (e sarà inutilmente) il cammino. Altre volte ci visita a casa: basterà uno spirito, un soffio che passi per interstizi invisibili e rompa la quiete del nostro studio; un chiarore incerto, cui non daremo la consistenza di indumento o di fiamma, e che pure avrà la discreta allusività di uno sguardo; o anche: un impercettibile suono. A tentarne una prima, sommaria definizione, diremo: è lo Straniero. Ma nominarlo è già una presunzione che ne elude o ne snatura il senso; giacché è sua proprietà non adattarsi al possesso riduttivo e familiare di un nome. Egli è ciò che è in quanto, precisamente, non è idoneo alla nostra chiamata. Virtuale abitatore di spazi sempre diversi, possiede, semmai, un'inesauribile scorta di nomi; e, naturalmente, di forme. È lo Straniero, l'Alieno; ma anche: il Viandante di cui si aspetta che risuonino i passi, l'Ombra di oggetto che ancora non si scorge. Immagine senza concetto, percepibile ai sensi, ma irrelata; forma che è in noi ed è prima e dopo di noi; e perciò: futuro semplice ed anteriore, passato remoto e imperfetto di unico tempo verbaie (giacché è sempre per essere, essendo stato); oppure, sincronico aggettivo di alterità; semplicemente: l'Altro. Ci industriamo di dargli una forma. Lo pensiamo subito vegetale. Ad esempio: albero non classificato e non facente 23

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