Linea d'ombra - anno V - n. 20 - ottobre 1987

DILATO GAffl EPICCIONI Giovanni Gandini Neutrale sui gatti Ci sono meno gatti. Spaventati dalle strade di notte non si avventurano, vestiti di nero, ad attraversare la strada per terrorizzare macchine solitarie. Tre certosini che abitano nel ridotto del Tumbun-de-San-Marc temono gli agguati e l'accalappiagatti, ben sapendo che la loro razza, prediletta da fotomodelle e pubblicitari, è ormai rara. I milanesi come in ogni Milano del mondo si dividono in chi ama i gatti e in chi non li può soffrire. Io sono neutrale come l'ispettore Derrick, senza indulgere a "micino, micio, micino" e senza spaventarmi per due sgraffi su una tempia. Non condivido il vecchio detto lombardo "guardàss dai gatt seràa dent in d'ona stanza" perché anche il gatto rimasto chiuso in casa, in un castello o dietro un balcone di gerani non vede l'ora di rifare amore e amicizie, di avere qualcuno con cui parlare. A chi dice "miao, mau" se non all'uomo? Ai suoi simili canta e civetta di gioia o dolore ma il "miao" lo serba per la casa e la famiglia in cui vive. Ho uno zio di Rozzano che ha due gatti: una soriana riscattata da una sezione socialista dell'Arco della Pace e Cipria, figlia di frontalieri sardi imparentati con Veronica Lake. La gatta socialista è una pentita di gran lusso, incerta se scegliere bocconcini "trismenu" o pasti bilanciati e arricchiti già pronti per "il consumo a temperatura ambiente". Cipria è una lince bianco-nera-arancio che ' agguanta le spalle a tradimento ma non smentisce il detto "vess lèst come un gatt de marmo" per la sua rotonda pigrizia, l'indolente predilezione per divani, angoli teneri e sculture d'autore che lo zio tiene in giardino, simili ai preziosi graniti informali delle piazze milanesi. Rozzano è la pista per Pavia, città dei gatti cauti, incerti se salutare o tirare diritto, se acquistare fegatini alla Esselunga o cuccarli a un cane schizzinoso. Ma i due gatti di mio zio hanno imparato dal Cherubini che "insegnò ai gatta robà e/ fard" è un modo di dire superato dal neoriflusso. Oggi i gatti si allacciano il tovagliolo intorno al collo e battendo le posate sul tavolino dicono soffiando: "È già l'una e mezza!". Poi ben grassi e nutriti corrono a prendere a pugni moschini e farfalle. Il loro grande amico è il piccione ma ogni volta che lo invitano a giocare lui storce la testa e troB1Hfi òtec~tt31 hcct§1FaHrco ma perdere un gattino sì. Se vi capita fate un annuncio sul giornale, la città è piena di amorevoli signore che vi daranno un consiglio. Chiamatelo quando è notte fonda, dicono, e i rumori spenti. Sentirete allora il miagolio lontano del micio sperduto e riuscirete a salvarlo. C'è anche la possibilità che il gatto scomparso sia al bar. Avere un piccione Ho un piccione nero, modenese, un torraiolo marca "sottobanca", palpebra rossa, ciuffo capriccioso, gambe piumate. Pesa piu di un chilo ed è capace di ingozzare straordinarie quantità di soia, girasole, ravizzone, veccia, favino, lenticchie, piselli, riso, granoturco, orzo, sorgo, miglio, frumento, scagliola, canapa e lino (naturalmente quando vado al consorzio e gli compero il "paniere"). Il piu delle volte passeggia disperato sul vecchio tavolo del terrazzo battendo con il becco contro i vetri per dirmi che l'avanzo di pastina non è di suo gradimento, che il pane sbriciolato sa anche lui dove trovarlo, o che la trippa non è da piccioni. Non so nemmeno se è maschio o femmina. L'avevo comprato tre anni fa insieme a un altro ragazzo (o ragazza) della sua razza perché facessero i "giovanini" che io poi mi sarei mangiato. Grassi, teneri, squisiti. Il partner è scomparso; niente "giovanini", niente famiglia. Attualmente vive con dei bru bru milanesi che vengono dalla chiesa di S. Angelo e dalla Questura. È controllato, spiato, probabilmente sedotto. Difende il suo poco cibo con accanimento e disperazione contro quei due o tre coinquilini fissi, forse parenti, che stanno tutto il giorno a spiare dalla grondaia. E non riesce a fare razza. Gli sghembi piccioni di Milano devono possedere una forza genetica incredibile. La mala erba estirpa quella buona, si diceva una volta. Potrei mangiarlo, ma come si fa a mangiare un piccione nero che guarda dalla finestra per vedere se noi a colazione abbiamo per caso lenticchie? Da Caffè Milano, di prossima uscita presso All'insegna del pesce d'oro, per gentile concessione di Vanni Scheiwiller e dell'Autore. Disegni di Carlo Staminski. IL CONTESTO r---------~21

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