IL CONTESTO TELEVISIONE A PROPOSITO DI"AMERIKA" Mario Maffi In una libreria di Washington specializzata in scienze economiche, politiche e giuridiche, ho scovato un'autentica· chicca: un libretto scritto da due campioni dell'anticomunismo come Robert Conquest (della Hoover Institution alla Stanford University) e Jon Manchip White (della University of Tennessee), e intitolato What To Do When the Russians Come. A Survivor's Guide. Un "manuale per sopravvissuti" che insegna "che fare quando arrivano i russi"! un'occasione preziosa anche per scoprire di che pasta è fatta la tanto decantata "cultura di destra" che sarebbe fiorita sotto Reagan, e che a me sembra una rimasticatura nemmeno troppo originale di cose già dette-vistesperimentate con risultati davvero poco brillanti. Premetto: alla favola dei "socialismi reali" - russi, cinesi, cubani, albanesi, o che altro - proprio non credo, poiché considero quelle strutture economiche e sociali essenzialmente capitalistiche. Per questo la lettura del libretto di Conquest e White m'ha doppiamente divertito. Oltre che demenziale, però, esso m'è sembrato anche istruttivo, e cercherò di spiegare perchè. What To Do... non è solo un ennesimo sciocchezzario alla "Reader's Digest", con l'America Terra della Libertà minacciata dal Male comunista. Vuole essere pure una guida ragionata a un'eventualità offerta come possibile, anzi probabile, vicina nel tempo: "entro dieci anni, e forse anche meno". Gli scenari descritti sono da war-game: il passo pesante delle truppe d'occupazione; l'usuale repertorio di violenze, aggravate dal fatto che i nemici russi, e dunque "comunisti", senza Dio né coscienza, inclini al bere e allo stupro (è bene quindi che, al primo sentore d'invasione, le donne americane "dalla pubertà alla menopausa" comincino a prendere la pillola e ne facciano incetta per i giorni cupi che le attendono: sic!); il crollo della qualità spirituale e materiale della vita in un'America sovietizzata, fra repressione, diffidenza reciproca, tradimenti, delazioni, microfoni nascosti, bambini abbandonati, sequestri, familiari scomparsi; le possibilità di fuga all'estero; e infine - poiché la Libertà non può morir - l'organizzazione d'una resistenza clandestina. Ma la vera ciliegina è il capitolo - comico e aberrante insieme, e con un singolare effetto di déjà vu - relativo al destino di sin18 BibliotecaGino Bianco gole professioni (sei dentista, antiquario, assicuratore? hai un negozio d'animali, un'agenzia di viaggi? ... ), di particolari condizioni esistenziali (sei omosessuale, psicopatico, alcolizzato? ... ), di specifiche collocazioni sociali e politiche (sei nero, portoricano, cinese? sei trotzkista, maoista, femminista? ... ): una casistica accurata in cui ogni lettore può leggere, rabbrividendo, il proprio futuro. Il déjà vu consiste poi nel fatto che molte di queste descrizioni d'un domani "sovietizzato" ricordano la realtà dell'oggi, nel mondo del profitto e del libero scambio ... Ma, al di là della straordinaria rozzezza intellettuale, nel libro di Conquest e White, si possono cogliere all'opera alcuni meccanismi propri di tanta parte della cultura USA tout court. Ed è questo a renderlo istruttivo. C'è ad esempio l'ossessiva necessità di trovarsi un nemico esterno da demonizzare, quasi facendone lo spaventapasseri su cui rovesciare nevrosi, instabilità, angosce di massa, problemi interni e interiori. Ho trovato in un dramma di David Mamet (The Water Engine, del 1977) una battuta che mi pare serva egregiamente a spiegare quel che intendo: "Amico, la Russia è solo una finzione. È l'uomo nero, è lo spauracchio che serve a distrarti dai tuoi guai. Non c'è nessuna Russia. La Russia è l'orso sotto il letto ... ". Di qui viene il bisogno di sentire e far sentire il pericolo come vicino e inevitabile, suscitando nel lettore sprovveduto un senso profondo di vulnerabilità e precarietà. Proliferano allora le guide e i manuali, gli scenari precisi ed elementari, le previsioni e le analisi degli esperti: qualcosa, qualcuno cui affidarsi totalmente, perché la realtà è complicata, ed è molto meglio poter disporre d'un presente/futuro precotto, predigerito, preconfezionato ... E c'è soprattutto uno dei meccanismi che mi paiono centrali nella politica USA e nell'immaginario di massa che ne deriva, quella che mi piace chiamare "sindrome dell'accerchiamento". Vale a dire: l'America è un'isoletta indifesa in un mare magnum popolato di nemici subdoli e amici inaffidabili, ed è eternamente sul punto d'essere invasa e conquistata. Di dove venga questa "sindrome", questa vera e propria paranoia (su cui, nel 1965, Richard Hofstadter ha pubblicato un bel libro intitolato The Paranoid Style in American Politics), è difficile dire in breve. È la copertura ideologica di un imperialismo aggressivo. È la conseguenza dei centoventi anni circa che separano l'America di oggi dall'ultimo conflitto combattuto in casa propria, la Guerra Civile. È il riflesso d'una crisi economica che si ha un bell'esorcizzare sostenendo che tutto procede a gonfie vele. È qualcosa che va ancora piu indietro nel tempo, e risale ai Padri Pellegrini. È tante cose insieme. Sta di fatto però che attraverso i decenni questa · "sindrome" ha prodotto un cronico disagio esistenziale, ·un malessere sociale che si traduce in ripetuti, specifici fenomeni culturali, di massa e non. Alla medesima categoria di What To Do... (rimasticatura anni '80 di certe fantasie morbose da Guerra Fredda), ma rivolti a un pubblico ben piu vasto e influenzabile, appartengono infatti film recenti come Red Dawn e Invasion USA, o serials TV come l'ormai celebre Amerika. Qualche anno fa, un altro serial - meno scopertamente ideologico e propagandistico -, Visitors, collocava tematiche analoghe su un piano fantascientifico, come già facevano i film di fantascienza degli anni '40 e '50. Altri fenomeni vanno poi tenuti presenti, come la famosa trasmissione radiofonica diretta negli anni '30 dal giovane Orson Welles e ispirata al romanzo di H.G. Wells La guerra dei mondi: fu proprio solo l'abilità di regista e interpreti a spingere centinaia di americani su treni e automobili, per fuggire chissà dove nel timore d'una reale invasione marziana? Non credo. In una guida alla California scritta in quegli stessi anni '30, per il Federai Writers' Project della rooseveltiana Works Progress Administration, ho trovato un brano che voglio riportare per intero, senza commenti: "L'area intorno a Sa!inas comprende piu di cinquantamila acri coltivati a lattuga. Nel 1936, i duemila braccianti stagionali, scesero in sciopero rivendicando piu alti salari e migliori condizioni di lavoro, e Salinas fini sulle prime pagine dei giornali nazionali come teatro di scontri e disordini, con la polizia che faceva uso ripetuto di gas lacrimogeni. Punto culminante dello sciopero fu l'autentica mobilitazione che si verificò in seguito a un rapporto fatto alla polizia stradale, secondo cui i comunisti stavano marciando su Salinas. A riprova del fatto, vennero spedite a Sacramento le bandiere rosse rinvenute lungo le arterie che convergevano sulla città. Subito furono inviati aerei in perlustrazione, e i proprietari si diedero da fare per barricarsi in casa e difendere vita e proprietà. Nel frattempo, la locale Commissione alla Viabilità richiedeva furibonda che venissero immediatamente restituite le bandiere rosse disposte da tecnici e operai in corrispondenza dei lavori in corso sulla massicciata delle sedi stradali come segnale di pericolo per gli automobilisti" ...
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