Linea d'ombra - anno V - n. 20 - ottobre 1987

IL CONTESTO HORROR TRESTORIENOffURNE Stefano Benni Fra tutti gli erroripopolari la credenza negli stilisti è senza dubbio la più assurda, forse più assurda di quella nei vampiri. E sorprendente che delle persone ragionevoli abbiano potuto credere così a lungo che esserimostruosi invadessero le cuta e tornassero poi di notte negli atelier a tessere le loro trame diaboliche. Le tre storie che seguono dimostrano come questa antica superstizione sia ancora viva nell'immaginario del nostro paese. Lo stilista maledetto Un contadino friulano di nome Matteo asseriva di essere perseguitato da uno stilista. La creatura di nome Mayr, forse proveniente dalla Valacchia, gli appariva in vari modi e occasioni. Quando guardava la televisione, il contadino giurava che questo Mayr si inseriva in tutti i programmi, concerti, dibattiti, telegiornali e show, dicendo la sua su argomenti di cui non ·capiva nulla e confondendolo. Se si recava in città, il contadino trovava le strade bloccate per una processione di modelle che occupavano la piazza più importante; se voleva lavorare nei campi, li trovava invasi da un servizio fotografico sulla nuova collezione Mayr. Un giorno il contadino tornò a casa e trovò Mayr davanti al camino. Lo stilista gli fece alcune osservazioni sulla coltivazione del granturco, e poi gli chiese severamente come mai non ci fossero nel suo guardaroba capi della sua collezione. 14 BibliotecaGino Bianco li contadino, spaventato, andò a chiedere aiuto a un esorcista. L'esorcista gli consigliò, alla prossima apparizione del mostro, di farsi trovare in braghe a mezza gamba, calzini bianchi corti e sandali di plastica. li contadino così fece. Quando Mayr lo vide, lanciò un grido di orrore, e fuggì. li contadino ritrovò la pace. La catalessi Un medico di Rieti dormiva una notte nella sua casa, quando fu svegliato da due uomini con un mantello nero, che lo rapirono e lo portarono in un castello con una "V" sulla porta. li medico spaventato fu portato in una grande sala al centro della quale stava un letto nero. Sul letto giaceva lo stilista Valdo, bianco come un cadavere e tutto intorno piangevano modelli e modelle spettrali. Uno degli uomini col mantello nero spiegò che c'era stata una cena per la consegna dell'Oscar della Moda, premio che veniva consegnato solo ventisei volte l'anno allo stilista più apprezzato. Durante la cena un comico aveva raccontato una barzelletta e lo stilista Valdo aveva riso e poi era caduto in catalessi. Nessuno riusciva più a farlo uscire da quello stato sospeso tra la vita e la morte. li medico osservò bene l'infernale creatura. La pelle del viso era così tirata da operazioni di restauro e imbellimento, da essere quasi trasparente. Esaminandolo ancora scoprì dietro la nuca alcune chiavi simili a quelle del violino. Evidentemente, dopo le molte operazioni chirurgiche, lo stilista usava quelle chiavi per allentare o diminuire la trazione· della pelle. Una risata aveva bloccato una chiave e ora lo stilista era irrigidito, così da non poter muovere neanche un muscolo. li medico si fece dare una tenaglia e do- · po grandi sforzi riuscì a.smuovere la chiave. Orrore! Lo stilista Valdo si riprese, ma la sua pelle si ridusse all'istante come quella di un cane boxer, flaccida e cascante, e sotto gli oc-. chi delle mannequins il giovane stilista divenne una creatura di centocinquantasei anni, quanti in effetti ne aveva. Dovrei adirarmi perché mi hai smascherato, ma devo anche ringraziarti perché mi hai salvato la vita, disse Valdo. Perciò d'ora in poi vestirai esclusivamente vestiti della mia collezione! li medico fuggì urlando e da quella notte non riprese più l'uso della ragione. Il marchio del falco Un viandante, in un mese di autunnoinverno, capitò nel villaggio alpino di S., su cui correvano· strane leggende. Lo stemma di questo villaggio era un grande falco dipinto ovunque, dai muri delle case alle stoviglie. Gli abitanti erano dei semplici montanari vestiti di abiti rozzi, ma c'era nel loro sguardo e nei loro atteggiamenti qualcosa di inquietante. li viandante si fermò in una locanda, consumò un pasto frugale e andò a letto. Sulle lenzuola ritrovò il marchio del falco. Nel cuore della notte fu destato da una strana musica e suono di voci. Scese le scale e con orrore scoprì che gli abitanti del villaggio erano stilisti. Uomini con mostruose spalle imbottite e donne in vestiti lunghi di paillettes sfilavano sui tavoli della locanda, con l'aria allucinata, le vecchie prendevano misure all'aria, i vecchi tagliavano stoffe immaginarie. In quel momento il viandante si sentì toccare una spalla. Col cuore in gola si voltò e vide una ragazza bionda, piangente. Ella lo pregò di aiutarla e gli raccontò la storia. Anni prima era passata nel paese la manifestazione di Cantamoda, e tutti gli abitanti, meno lei, erano stati morsi da uno stilista. Da quel giorno spendevano i loro averi in abiti firmati, si uccidevano per una camicia e obbligavano le mucche a pascolare con un libro in testa. E tutti portavano sui vestiti il marchio del falco, come segno della maledizione. li viandante e la ragazza fuggirono a cavallo fino al più vicino posto di polizia. Raccontarono l'orribile verità al funzionario. li funzionario spiegò che ormai nel paese tutti avevano paura degli stilisti, ed essi potevano prosperare indisturbati col lavoro nero, firmare ogni sorta di oggetti inutili e prestare il loro nome a speculazioni di ogni genere. Però avrebbe fatto il possibile, e li invitò a seguirlo. Mentre il funzionario parlava, il viandante si accorse che c'era in lui qualcosa di strano. Con un gesto improvviso gli strappò la divisa, e sotto apparvero canottiere e mutande col marchio del falco. li viandante e la ragazza fuggirono, ma le leggende dicono che quel villaggio esis_teancora, e sventurato chi vi mette piede!

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