Linea d'ombra - anno V - n. 20 - ottobre 1987

CONSIGLI/SCONSIGLI CASPITA,CHETONI Grazia Cherchi Riprendendo dopo piu di due anni questa rubrica (il cui titolo fu inventato da Del Buono, il primo ad ospitarla quando dirigeva "Linus"), sono costretta a fare - ma una volta per tutte! - qualche precisazione. Nel nostro paese assistiamo, tra i tanti, anche a questo fatto singolare: la proliferazione mafigna di cose non solo inutili ma inattendibili. Nel settore librario, ad esempio, chi crede piu alle classifiche dei libri piu venduti? Di conseguenza: se prima ce n'era una sola, ora ne abbiamo due, pressoché identiche. Chi crede piu ai premi letterari? Eppure sono in continuo aumento, al punto che è impossibile precisarne il numero: bisognerebbe aggiornarlo ogni settimana (" Il problema di chi scrive è riuscire a non prenderne uno", sostiene giustamente Stefano Benni). Terzo esempio: stanno per nascere nuove riviste di anticipazioni librarie, recensioni e altre amenità: conseguenza del calo , di interesse per i libri? ' Non avrebbe quindi senso alcuno che og- . gi mi rimettessi nell'ottica di due anni fa, at- : taccando i libracci premiati o i bestselleracci : reclamizzati dai critici-pubblicitari: ormai si : sconsigliano da sé. Nel reparto "Sconsigli" : mi occuperò quindi solo di libri che per qual- : che motivo - di curiosità, di passato non indegno dell'autore, di polemiche che hanno creato un "caso" - saremmo tentati di comprare e che invece secondo me non meritano la spesa. Mi rivolgerò qui, insom·ma, ai : veri lettori, quelli che, come Romano BilenBibliotecaGino Bianco chi, considerano la lettura il maggior (o uno dei maggiori) divertimento della vita e che usano ancora discorrere tra loro di libri, indicarsi l'un l'altro le reciproche "scoperte" (se ne fanno ancora, seppur di rado). Concludendo, scrivo-segnalo qui, rivolgendomi solo ai "patiti" del libro, minoranza della minoranza ("Ci sono tanti movimenti per la salvaguardia di minoranze meritorie - ha scritto Alberto Arbasino, - forse anche per la preservation di una lettura di qualità?"). Comincio consigliando un libro di poesie. Incredibilmente per me che, se sono stata in passato una discreta lettrice di versi, ora non li frequento quasi piu (l'unico libro di poesie che ho letto-riletto nel corso dell'annata '86-87 è stato quello, stupendo, di Giacomo Noventa, Versi e poesie, edito da Marsilio, la cui prima edizione è del 1956). Perché ho quasi smesso di leggere poesie? Lo dirò con le parole di Alfonso Berardinelli (Poeti che non sanno di niente, nel numero scorso di questa rivista) che è, anche, un critico di poesia: " ... Poeti e poesia sono entrati in una fase di senescenza precoce, sempre piu precoce. Il linguaggio poetico è diventato informe per mancanza di contenuto, ed è troppo spesso insignificante per mancanza di cura e di passione artistica ... ''. Detto in parole povere: se in molte (le eccezioni ci sono sempre) raccolte di versi non si capisce nulla, forse è perché non c'è nulla da capire. (Sempre sull'argomento, sul perché oggi non si legga la poesia d'oggi, consiglio il bellissimo saggio di Georges Mounin, Poesia e società, Mluietti, ahimé L. 18.000). Il libro di poesie di cui dicevo prima è La Furia della caducità (SE, Studio Editoriale, L. 18.000)di Hans Magnus Enzensberger, una raccolta dell'80 finalmente, dopo non poche traversie, tradotta in italiano. La parte iniziale del libro è centrata sugli anni '70 (ed era già nota sui predetti la poesia che apre il volume, In memoriam, il cui finale parafrasa Brecht: "Che qualcuno li ricordi con indulgenza, sarebbe pretendere troppo"), quella centrale è occupata dailo splendido poemetto Le rane di Bikini, e quella finale è fatta di tumultuose "riflessioni" sulla caducità e la sua Furia. Il libro è tutto da leggere per la straordinaria capacità del poeta e saggista tedesco di fissare in flash taglienti il nostro tempo e gli uomini che lo vivono quasi inconsapevolmente(" Al tempo del fascismo/ non sapevo di vivere / al tempo del fascismo"). Cito disordinatamente: ',.'..Iplotere è tetro, la gioia anche"; "Utopie? Certo, ma dove?/ Non le vediamo, le sentiamo soltanto, / come un coltello nella schiena"; "Non ne hai IL CONTESTO abbastanza / di dire sempre il falso / solo per pàura della paura / di dire qualcosa di sbagliato?". Dice l'autore: "Caspita, / dico, che toni, non si sentivano da un pezzo". "Le vedove vendono", diceva Paul Valéry (e non solo loro, beninteso). Alludo qui alla pubblicazione, postuma, di testi che gli scrittori ebbero a lasciare imprudentemente nei cassetti anziché farli a brandelli. Si pensi al terribile destino di Hemingway, umiliato e offeso nella tomba dalla pubblicazione a getto continuo di suoi manoscritti, sempre peggiori, sempre piu manipolati, rimasticati e, pardon, vomitati fuori. Così quest'eccellente scrittore ci sembra oggi un revenant: disossato, scarnificato, ci ondeggia davanti ... Si spera solo che, dopo l'imbarazzante Giardino dell'Eden (Mondadori), lesini le sue apparizioni. Postumo è uscito anche Preghiere esaudite (Garzanti) di quell'altro eccellente scrittore (e giornalista d'alta classe) che fu Truman Capote. Il quale si presenta qui con questi tre capitoli-monconi (peraltro già fatti uscire, lui vivo, su "Esquire") non come un revenant, ma come un clown che si fa e ci fa le boccacce. O anche come un prestigiatore che esibisce con aria sfottente il suo cappello vuoto e poi fa la parodia dei suoi "trucchi" migliori, che lo avevano reso famoso: un congedo ben poco cerimonioso. Ovviamente, leggendo questa specie di libro, si intuiscono le intenzioni di Capote: descrivere dall'interno la società dei miliardari (dei V.1.P. e compagnia brutta), società cui infine era riuscito ad approdare (ecco le "preghiere esaudite" per cui si versano piu lacrime che per quelle non accolte, come recita la citazione di Santa Teresa che fa da epigrafe al libro e forse ne è la cosa migliore). Su detta società-microcosmo Capote ci racconta molti, troppi pettegolezzi, malevoli il piu delle volte, raramente sinistri, sostanzialmente squallidi. Preghiere esaudite è stato scritto da un Truman Capote che recita la parte di Truman Capote. Infine, essendoci stato concesso un momento di tregua dai racconti piccini piccini degli scrittori yuppies americani, la lettura dei quali ha il vantaggio di non affaticare piu che tanto la mente (per non parlare del cuore, che in loro è un muscolo atrofizzato) e di farci rivalutare, lette le loro, le nostre nevrosi, consiglio-segnaloi due racconti piu belli, russi entrambi, che ho letto quest'estate: Una terribile vendei/a (Lucarini, L. 9.000) di Nikolaj V. Gogol', un racconto nero, di apocalittica disperazione, e Faust (Marcos y Marcos, L. 10.000)di Ivan S. Turgenev, una stupenda, sconsolata novella d'amore. 13

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