alla sconfitta, e ben difficilmente potrà sottrarvisi se non con l'adesione al peggio che la morale ambiente propone, mafia e stato e media e adulti e intellettuali e chi insomma comanda). E perché sorretta da una morale. Certamente. Ma anche perché avvertiamo in Grimaldi un "talento" che è proprio del narratore, piu efficace nella "invenzione - rielaborazione" dell'esperienza dei personaggi che ama che non nel riferire la propria, di esperienza, con altri fini e senza mediazioni. Non so se Grimaldi intenda "diventare scrittore" lungo questa strada e direzione. Forse no. Forse gli preme di piu (e sarebbe comprensibile e lodevole) continuare a essere solo un educatore. Ma da critico marginale che spera nella vitalità che s0lo dai margini può tornare a questa letteratura e a questa società così degne di spregio, può anche venir l'augurio che di tanto in tanto, anche per dare piu peso specifico, piu sostanza, piu latitudine al lavoro dell'educatore, egli possa continuare in ricerche come questa. E solo piu avanti, perché no?, ancora piu mediate, piu "inventate". E d'altronde sarebbe questo un optimum: la rielaborazione di dati di esperienza e di inchiesta, di un "vissuto" forte. Mi accorgo di non aver parlato se non marginalmente della storia di Grimaldi, e delle storie da lui "riscritte". Ebbene, sono terribili: secche e aretoriche sequenze di vite che dal Cep o dallo Zen (i nuovi quartieri ghetto della ricca città di Palermo) o dai soliti vicoli del vecchio centro sono le sconsolate o rabbiose grida di una coscienza della marginalità nel suo momento piu intenso, giovanile, scoperto; una coscienza tremendamente cupa, ora disastrata nell'intimo e irrimediabilmente vinta e avvilita, ora dibattentesi tra rivolta e conformismo (al male: alla mafia o all'ipocrisia del potere), ora condannata alla piu ripetitiva e sterile delle rivolte, quella cosi nota e cosi ovvia e cosi scandalosa che è da sempre di un proletariato urbano marginale-emarginato che si autodistrugge per non sapere individuare concretamente i propri nemici e darsi un proprio progetto. Per costrizione, da parte della cultura del potere, a una sottocultura subita e accettata. Per non sapersi trasformare, nel caso di questi giovani, da "vagabondi" (leggasi asociali, magari anche delinquenti), in quei "vagabondi efficaci" propugnati e sognati, come da altri prima e dopo di lui, da un rieducatore straordinario il cui nome resta dai piu (anche da Grimaldi?) ignorato: Fernand Deligny l'autore di / vagabondi efficaci. Quell'opera dei lontani anni quaranta è stata tradotta nei lontani primi settanta dalla Jaca Book, ma non credo che i suoi redattori l'avessero fino in fondo capita, ed era stata prima rifiutata da molti editori di sinistra, cui chi scrive l'aveva inutilmente proposta. Ho insistito su indicazioni di metodo e di rotta destinate a piacere molto poco agli "scriventi". Il libro di Grimaldi va letto per altri motivi che di letteratura. Ma l'occasione mi sembrava da non perdere per ribadire anche quelli. BibliotecaGino Bianco DISCUSSIONE UN INEDITODEL J 963: PERUNA CORRENTE RIVOLUZIONARIANON VIOLENTA Aldo Capitini I) La situazione politica italiana presenta un vuoto rivoluzionario: i partiti stanno o su posizioni conservatrici o su posizioni riformistiche, prive di tensione e di forza educatrice e propulsiva nelle moltitudini. Così si va perdendo anche l'esatta prospettiva che pone come finalità decisiva della lotta politica il superamento del capitalismo, dell'imperialismo, dell'autoritarismo. Vi sono tuttavia delle minoranze che vedono chiaro, ma tali minoranze devono giungere ad un'azione organica nella situazione italiana, per cui, da una società dominata da pochi, si passi ad una società di tutti nel campo del potere, della economia, della libertà, della cultura. 2) La crisi dei movimenti operai e socialisti nell'attività politica e sindacale è dovuta principalmente al fatto che non si è saputo concordare dinamicamente la triplice finalità suddetta con la pratica quotidiana nella attuale democrazia. 3) Sarebbe un errore credere che la politica del neocapitalismo con le attrattive del benessere e la suggestione degli interventi paternalistici e provvidenziali riesca a cancellare dalle moltitudini la tendenza a possedere effettivamente il potere con tutte le sue responsabilità, a controllare tutte le decisioni pubbliche, a impedire realmente la guerra, a sviluppare la libertà e la cultura di tutti nel modo più fiorente. La tenacia delle lotte sindacali, l'aumento dei voti dell'opposizione nelle ultime elezioni, lo sviluppo della lotta per la pace, la crescente energia delle pressioni studentesche per una riforma della scuola, provano che le moltitudini italiane non accettano gli equivoci offerti dalla classe dirigente. 4) Nello sviluppo del socialismo nel mondo è facile osservare che sono stati superati gli schemi dottrinari che attribuivano a una determinata ideologia, e ad un unico partito di ispirazione leninista, la possibilità di intervento rivoluzionario, quando invece si vede che di tale possibilità ci si è valsi in altri luoghi con schemi, forme, forze e metodi del tutto diversi seppure orientati allo stesso fine. È opinione sempre più accettata che esiste una connessione stretta tra il metodo rivoluzionario adottato e il tipo di potere che segue alla conclusione vittoriosa della rivoluzione. Anèhe in questo campo l'insufficienza del metodo leninista, e di altri metodi similmente imposti da minoranze alla maggioranza, è rivelata dalla crisi che ha contrapposto e contrappone in maniera più o meno drammatica la società civile al potere rivoluzionario e che è diventata l'elemento costante della vita politica degli stati così detti socialisti e degli altri stati sorti nel dopoguerra da moti sottoposti all'egemonia di minoranze. La medesima crisi tra deficienza di potere civile delle masse e reale potere politico di gruppi ristretti è chiaramente visibile anche nella crescente e insolubile necessità in cui le democrazie parlamentari si trovano nel subire la pressione egemonica di gruppi di potere economici, politici, religiosi, agenti fuori dagli istituti civili .e capaci di svuotarli sempre più della rappresentatività popolare, piegandoli ai loro interessi di minoranza. lnol11
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