convinte che il mondo è facile e si tocca con le mani, ma erano piuttosto intenti a costruire con fatica, nel caos del mondo, qualche struttura solida e interpersonale, qualche punto fisso, almeno, nel mare di melma. La presentazione di Veca è sempre un po' troppo rassicurante e soddisfatta. Per quel che riguarda specificamente questo libro, gli autori di cui si rielaborano e si discutono le tesi, cioè i neoutilitaristi e i neocontrattualisti, hanno il torto di affrontare, con grande dispiego di strumenti tecnici, logici per esempio, soprattutto questioni di dettaglio. La loro discussione è avvenuta negli anni in cui si pensava che il welfare state fosse solidamente affermato e che il problema, nel quadro di una ridistribuzione egualitaria, che in ogni caso doveva avvenire, fosse quello di chiarire le regole, le priorità, i doveri verso le generazioni future, la corrispondenza o meno ai meriti o ai bisogni, la necessità di affrontare per prima cosa i bisogni dei più svantaggiati o di consentire invece prima il libero sviluppo dei più dotati. Sembra di assistere alla elaborazione dei criteri di funzionamento di un onnipotente ufficio del piano. Anzi, se non per i neocontrattualisti certo per i neoutilitaristi si ha la sgradevole sensazione - dato che si confrontano utilità e non quantità economiche; e quindi anche i diritti politici, le forme di governo, la democrazia sono fungibili, non vengono prima della libertà e del voto - di avere a che fare con Giovanni Gentile più la logica formale e la contabilità. È vero che si disc_ute di criteri e non di poteri, ma qualcosa non quadra. Veca però, si dirà, si schiera appunto con i neocontrattualisti, insiste sulla necessità di separare e anteporre i diritti politici e la forma di organizzazione politica ai calcoli di utilità, immette tra i criteri per valutare la distribuzione del reddito anche quello del lavoro prestato. Quindi io dovrei essere perfettamente d'accordo con lui. E lo sono, infatti. Ma il clima rispetto agli anni in cui i neoutilitaristi e i neocontrattualisti hanno scritto è completamente cambiato. Lungi dal poter dare per scontate le forme della politica e il consenso sui principi, oggi c'è proprio una dura volontà di esclusione e di espulsione di chi ha nei confronti di chi non ha; riemergono modi e contenuti del nazionalismo; si presentano in paesi che non sono all'altro capo del mondo ma alle porte di casa pensieri forti che assai spesso non ci piacciono (o non mi piacciono) ma che non conosciamo abbastanza da poterli valutare nel dettaglio, risorge la tendenza a risolvere i problemi internazionali con la forza, non solo a congelarli con la minaccia della forza. I problemi urgenti che si presentano, a casa nostra e nel Mediterraneo, richiedono più che mai una filosofia pubblica; ma le premesse, estremamente restrittive in fondo, di Veca e dei suoi autori, non bastano più. Siamo usciti dagli anni di piombo ma rischiamo di entrare in anni di ferro. Abbiamo bisogno di argomenti specificamente giuridici ed economici per tenere in piedi la democrazia in aree sufficientemente vaste da non essere insignificanti rispetto a quelle su cui si estendono i potentati economici nazionali e internazionali; BibliotecaGino Bianco DISCUSSIONE abbiamo bisogno di capire, anziché picchiare le culture forti che sono dall'altra parte del mare. Pirenne lo abbiamo già letto e non ci piacerebbe doverlo leggere di nuovo. Abbiamo una divisione del lavoro estremamente complessa ed embricata, una organizzazione del lavoro che si governa da sé, come viene sostenuto da sociologi autorevoli, non senza conflitti. Dovremo affrontare, e in parte già affrontiamo, domande di stranieri che non chiedono più solo omologazione ed uniformità, ma che hanno esigenze di identità e differenza, che vogliono rispettate nella comune cittadinanza. Abbiamo sistemi culturali forti e intolleranti che reagiscono alla crescente integrazione e uniformità del mercato e del sistema finanziario mondiale. Forse abbiamo il diritto di chiedere a una filosofia pubblica qualche coordinata per muoverci in questo mare. UN ESORDIOA PALERMO Goffredo Fofi È convinzione di alcuni pochi che, forse, l'unico modo per ridare una qualche vitalità e un qualche interesse a una letteratura cosi fiacca, conformista, e in definitiva volgare come quella italiana attuale - frutto e specchio di una piccola borghesia intellettuale ipocrita e infingarda e satolla - sia quello di aiutarla a "parlare d'altro". Sì, proprio di quell'altro di cui la letteratura fino a non troppo tempo fa parlava e ancora oggi altrove spesso parla: la vita, ciò che accade e ci accade. E non le vacue idealizzazioni o i vacui pseudotormenti di rampicatori cinici pieni di frustrazioni narcisistiche e, in pubblico, di buoni sentimenti. La nostra letteratura è ricca di esempi "ai confini", ai margini tra romanzo e saggio, e tra romanzo e inchiesta, e tra romanzo e memoria. E se si volesse davvero fare una storia decente della letteratura del dopoguerra, per esempio - e ammesso che esistano ancora critici e storici della letteratura italiana senza riduzion'i di sensibilità anch'essi, cosa di cui è perfettamente lecito dubitare, ché così, a mente sgombra, proprio pochi sono i nomi che ci vengono in mente, magari anche col beneficio del dubbio - si scoprirebbe infine, che Cristo si è fermato a Eboli è piu bello e importante di La luna e i falò, e Donnarumma all'assalto di ogni altro libro di Ottieri, e Sessanta posizioni di La ragazza di Bube, e alcuni libri di memorie piu di qualsivoglia recente premio Strempieggio o Viastrello. Eccettera eccetera. Se i "letterati" non han nulla da dire e non sanno nean- · che piu bene come dirlo, si capisce allora la voga dei giornalisti - bensf parodia dei giornalisti di un tempo quasi tutti, e zero in letteratura e due in giornalismo - e dei consiglieri da piccolo schermo, delle madamine saccenti, dei puffi da battaglia nei salotti dei nuovo-ricchi; e si capisce, per traverso, pure la miseria anch'essa televisiva di certi esordi, la ninnananna degli psicolabili, la fine di uno sperimentalismo motivato come di narrazioni un pochino determinate, stori9
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