Linea d'ombra - anno V - n. 19 - lug./ago. 1987

La specificità dei caratteri di un'opera di genere è il frutto di una precisa scelta operativa, non l'effetto di un male ereditario. Siamo al centro del problema. Si tratta di rendersi conto, come dice la Le Guin, che tra il mainstream e la narrativa di genere "oggi c'è uno spettro, non un abisso" (p. 210), si tratta di accorgersi che non è superfluo sforzarsi di costruire un'immagine non monca, ma il più fedele possibile, di un universo letterario che si fa sempre più stratificato, sfuggente e disorientante. Si tratta, infine, di riconoscere davvero la legittimità della "differenza" della letteratura di genere. E non è Una differenza priva d'interesse. Personaggi, storie, sentimenti: quello impiegato di preferenza da questi scrittori è un bagaglio di procedimenti e soluzioni letterarie di efficacia indiscutibile, un terreno forse poco battuto dalla ricerca colta di questo secolo, ma proprio perciò - in certa misura - tanto più significativo. La posta in gioco sul tavolo della narrativa di genere, infatti, non è di sicuro irrilevante: il confronto con l'idea di narratività che in essa prende forma sembra possa essere difficilmente eluso da qualsiasi progetto di uso democratico e critico di quelle tecniche di scrittura chemirano a suscitare nel lettore immedesimazione e coinvolgimento emotivo. LECAPREDI BIKINI Gian Carlo Ferretti .: Che cos'avranno pensato le capre "a Bikini e tutti gli animali nel mezzo dell'ultima guerra? "Come avranno giudicato noi uomini in quei momenti, nella loro logica che pure esiste, tanto più elementare, tanto più - stavo per dire - umana? Sì .noi dobbiamo una spiegazione agli animali, se non una riparazione [... ] dobbiamo chieder loro scusa se ogni tanto mettiamo a soqquadro questo mondo che è anche il loro, se li tiriamo in ballo in affari che non li riguardano". Così Calvino commenta sull' "Unità" piemontese del 17 novembre 1946 una singolare cerimonia ufficiale tenuta in California: la commemorazione delle capre sacrificate nell'esperimento atomico di Bikini "per il bene dell'umanità" (dove le virgolette sono di Calvino stesso). Egli tiene tra l'altro in terza pagina una rubrica dal titolo "Gente nel tempo", che partendo da fatti di cronaca, film, libri, verrà sviluppando fino al '48 un discorso vivacemente polemico su tutti i principali temi culturali e politici della battaglia comunista nel dopoguerra. Ma una di queste rubriche è dedicata interamente agli animali. Nel bel mezzo della sua stagione "impegnata" insomma, Calvino si interroga tra serietà e arguzia su un'alterità misteriosa e muta, anticipando in modo sorprendente un motivo che correrà lungo la sua produzione fino a Palomar. La collaborazione alla stampa comunista più o meno ufficiale del 1946-56, in sostanza, si ricollega tra continuità e discontinuità con quella al "Corriere della sera" e alla " Repubblica" del 1974-84. Una collaborazione poi (rubriche, recensioni, articoli e servizi, oltre naturalmente ai racconti), che rappresenta anche, con rare eccezioni, la sua intera produzione extraletteraria del 1946-56, mai raccolta in volume e assai trascurata dalla critica (unica voce bibliografica in questo senso, Giovanni Falaschi). Che cosa dunque avranno pensato degli uomini le capre di Bikini, si chiede Calvino. E ricordando un cane che lo metteva in soggezione quando si faceva la barba o lavorava a tavolino, si chiede ancora come gli animali giudichino "tutte le cose strane" che gli uomini fanno ogni giorno, se non forse "un'offesa all'ordine elementare delle cose". Calvino imposta così nei suoi termini essenziali un rapporto-distacco tra insensatezza colpevole dell'uomo e inesplicabilità innocente della natura, disuDISCUSSIONE manità del mondo civilizzato e animalità-umanità elementare, che mette in discussione la contrapposizione razionalità umanairrazionalità animale e reca i primissimi segni di una sottintesa sfiducia nella ragione dell'uomo moderno e nella sua tensione progettuale e progressiva. In tal modo Calvino sembra andare al di là delle posizioni marxiste dichiarate, cui pur si rifanno costantemente gli altri scritti coevi (anche se, in fondo, la sua posizione è già quella di un razionalista diviso tra i philosophes e Rousseau). Nel suo discorso si apre comunque una profonda contraddizione, se è vero che nella stessa rubrica egli pone il problema di un più responsabile e consapevole rapporto uomo-natura: già alludendo, qui e altrove, a una necessaria e possibile integrazione uomomondo come superamento della lacerazione aperta tra i due termini, e cioè come superamento dei conflitti di guerra e di classe, delle sopraffazioni sociali e morali che hanno insanguinato l'Europa (prima guerra mondiale, nazifascismo, atomica). L'insensatezza infatti, se talora sembra riguardare l'uomo tout court, senza attributi classisti, più spesso tende a identificarsi nella crisi e disfatta dell'individualismo e della ragione borghese, alla quale si contrappone l'alternativa di una razionalità e progettualità nuova fondata sul marxismo e sulla lotta delle masse ("l'Unità," ed. piemontese, 22 giugno, 6 ottobre, IO novembre, 1 dicembre 1946, 23 dicembre 1947, 19 febbraio 1948). Questa sua ricerca di una integrazione io-mondo sul terreno pratico e politico, è al tempo stesso ricerca di una nuova etica, costume, cultura, e perciò di una nuova letteratura, attraverso una riflessione e un discorso che si viene via via liberando dalle implicazioni più equivoche ed estrinseche dello "impegno". Calvino elabora, nella prospettiva di quella nuova razionalità e integrazione, dentro e contro l'insensatezza, alcune linee di poetica che in parte rappresentano la versione più originale e anche eccentrica del neorealismo, in parte già lo superano decisamente. Ecco le principali: La favola, l'avventura - È la formulazione di poetica che più tarda a manifestarsi in questa sua produzione giornalistica: forse per una ritrosia a scoprirsi, a svelare disposizioni e predilezioni non proprio consonanti con il clima "impegnato" dei primi anni, o forse anche per una graduale presa di coscienza di sé. Segni in qualche modo rivelatori si possono comunque cogliere nel tono divertito e incantato di certi servizi del '47 (anche sul Festival della gioventu a Praga), nella recensione di Menzogna e sortilegio ("l'Unità", ed. piemontese, 17 agosto 1948); in certi spunti su Conrad e Stevenson ("l'Unità", ed. piemontese, 15 giugno 1947; ivi, Roma, 3 agosto 1954, 1 aprile 1955); e soprattutto nelle favole allegorico-polemiche del '54 sul "Contemporaneo". La nuova epica nazionale - Una letteratura cioè, capace di rielaborare quei materiali anonimi, popolari, che sono le testimonianze orali dei soldati e dei partigiani, le tante piccole e vere odissee e iliadi del'otto settembre e dopo. L' "antimilitarista" Omero, Anderson, Stevenson, Fadeev diventano i modelli disparati di una consapevole ricerca, alla quale Calvino ricondurrà esplicitamente alcuni suoi racconti partigiani e in parte lo stesso Sentiero dei nidi di ragno ("l'Unità", ed. piemontese, 15 settembre 1946, 2 e 30 novembre 1947; ivi, Roma, 1 aprile 1955; Prefazione a I/ sentiero dei nidi di ragno, Torino, Einaudi, 1964, p. 8). La narrativa operaia - È la linea di poetica alla quale

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