Linea d'ombra - anno V - n. 19 - lug./ago. 1987

DISCUSSIONE POETICHE NONSANNODI NIENTE Alfonso Berardinelli li Lettore - Stavi facendo un'antologia di Poeti contemporanei, mi pare. A che punto sei? Hai finito? li Critico. - No, non ho finito. Ho rinunciato. Lett. - Rinunciato? E perché? Crit. - Mi è passata completamente la voglia di pubblicare un simile libro. Mi sono accorto che non avevo da dire niente di nuovo. E poi che cosa c'è da dire in proposito? Se la critica più autorevole è rappresentata da Pietro Citati e Giovanni Raboni, capisci bene che qualsiasi cosa si dica non verrà presa molto sul serio ... Lett. - D'accordo. Ma proprio per questo bisogna opporsi ... Crit. - Che strane parole usi? "Opporsi"! Fai ridere solo a sussurrarle parole del genere ... Lett. - Qualche tempo fa però mi eri sembrato convinto che si potesse ancora fare qualcosa ... Crit. - Sì, ma per chi? per quale pubblico? per quale tipo di lettori? Se scrivi poesia e se ne parli, vai a finire fatalmente e inutilmente sempre nelle mani dello stesso pubblico ... Un pubblico che si offende, si impermalisce, si scandalizza, si turba se vede che hai qualcosa in contrario. E ti attribuisce solo degli oscuri e torbidi moventi personali. Non capiscono che la pubblicazione di un brutto libro e di una recensione falsa è un'offesa per tutti. Lett. - Ma forse è proprio di un po' di severità che ci sarebbe bisogno. Crit. - Come sei ingenuo! E come sei moralista! Parli nientemeno che di "severità"! Parole vecchie e sospette! Neppure Fortini ormai è molto severo. Lett. - Vedo che non capisci, o vuoi travisare quello che dico. Parlando di severità intendo solo questo: che si scriva chiaramente se un autore vale qualcosa, e magari far capire ai meno esperti perché è un bluff. Crit. - Ma queste cose nessuno vuole saperle, ammesso che io sia in grado e abbia il diritto di dirle. Perché dovrei dire cose sgradevoli, anche se relativamente obiettive, a delle persone che vogliono solo starsene in pace con le loro illusioni? Lett. - Non capisco. Non sarai per caso troppo pessimista e rinunciatario? Crit. - Può darsi. Ma ti assicuro che inizialmente non lo ero, e che lo sono diventato man mano che andavo avanti con la mia antologia. Naturalmente dovevo scegliere le poesie migliori scritte dai migliori autori, e quindi non mi restava che escludere. Ecco, vedi? già questa parola a molti sembra offensiva. Mi mettevo nei panni di coloro che io non sceglievo, o escludevo. E sentivo il loro dolore, la loro delusione e umiliazione per il fatto appunto di essere stati "esclusi": di essere degli Esclusi! Chi mai sarebbe stato in grado di rimediare a tanta e così diffusa delusione? Chi avrebbe trovato gli argomenti per spiegare quell'Esclusione ... ? Lett. - Non ti sembra di esagerare? Ti fai troppi scrupoli ... Crit. - Anch'io penso che non si dovrebbero avere scrupoli di questo genere. E ogni autore, ogni poeta, se io lo consulto personalmente, ragiona proprio come te e come me: dice che non bisogna avere nessuno scrupolo ad escludere da un'antologia poeti che non sono poeti, o poeti troppo mediocri, o poesie brutte. Ma sono davvero pochi, te lo assicuro (e forse non esistono affatto), quei poeti che sarebbero tanto ragionevoli da accettare la propria esclusione. E poi devi ammettere che da questo angolo visuale la mia posizione diventava difficile, antipatica, insostenibile: mi sentivo una specie di Giudice e di Giustiziere... Lett. - Lo vedi che esageri? Crit. - Ma no. Cerca di metterti nei miei panni. Il compilatore di un'antologia non solo si mette a dire all'improvviso a decine e decine di autori che cosa veramente pensa di loro: a dirgli in faccia, se non la Verità, almeno la propria verità. Ma, cosa ancora più grave e difficile da rimediare, formula questa "propria verità" in un modo che mette in ombra il suo carattere soggettivo e personale, trasformandosi in giudizio di esistenza e di non esistenza... Lo capisci? Lett. - No. Spiegati meglio. Crit. - Insomma: quello che io avrei fatto capitare agli autori non era una semplice mia interpretazione: li avrei fatti esistere e sparire. Troppo, davvero troppo terribile ... ! Non me la sono sentita. Ho cominciato a vedermeli intorno, e le loro facce, da deluse, diventavano vendicative e feroci, reclamavano giustizia: volevano che gli venisse restituita l'esistenza di cui io, escludendoli dall'antologia, li avevo privati ... Erano molto

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