---------------,--------------.----------------,73 sulti galvanici di una rana morta. Oh, assai e alle ombre del fuoco del camino. HORROR IL FANTASMAINEDITO Stefano Benni Disteso, seduto quasi con la schiena, Guglielmo Mal verti se ne stava in una comoda poltrona vicino al camino, dove ardeva un bel fuoco. Pareva aver preso le giuste precauzioni per passare in casa una di quelle serate tranquille che la fatica delle gioie mondane rende talvolta piacevoli e necessarie per i critici alla moda. Accanto a lui una lampada montata su un vaso di antica porcellana craquelé diffondeva la dolce luce lattea del suo globo opaco, come una luna velata da una leggera nebbia: un poco di quel chiarore cadeva sul volume che Guglielmo teneva distrattamente tra le dita e che altro non era se non il Molinet. Era stata una giornata faticosa. Una riunione per uno dei nove premi letterari di cui era giurato, una noiosa colazione con editori e per finire un dibattito pubblico in cui aveva dovuto, per la ventesima volta nel quadrimestre, dichiarare morta la letteratura del suo paese. Questi riti letterari erano per lo più accompagnati da cene e abbondanti libagioni, forse per allontanare le funeree immagini evocate, e lo stomaco di Malverti segnalava con un brontolio di oceano il suo sovraffaticamento. Il critico fece frizzare in una coppa un pizzico di bicarbonato dell' Amiata di marmoreo candore, sbadigliò e guardò fuori dalla finestra. Nevicava da giorni e la città appariva silenziosa e morta. Ecco una bella immagine per la prossima conferenza. "Una coltre di neve," appuntò sul taccuino, "sembra avere sommerso le architetture della nostra lett~ratura, danto a tutto un aspetto indistinto e spettrale. E noi ci chiediamo: quanti metri di libri cadranno questo mese?" Come avrete già capito, Guglielmo Malverti non amava gli scrittori, specie quelli in attività. Troppo vanitosi e rumorosi, si adontavano per le sue critiche o le snobbavano, non erano mai soddisfatti. E soprattutto col loro orrendo vizio di scrivere, turbavano i suoi necrologi sulla letteratura; come imbellettare un cadavere, come i susdi più egli amava gli scirittori defunti, spe- "Ora che è morto," concludeva l'articocie se incompresi in vita. Di essi egli poteva lo, "mi sembra ancor di rivederlo, con quella riscoprire e inventare intenzioni e stimoli in- sua aria mite e disperata, quegli occhi infosconsci, limiti, influenze. E loro, nella loro sati dalla malattia, il respiro affannoso in serena grandezza, erano d'accordo. quel corpo così fragile eppure capace di tanAd esempio: Giannino Giacovazzi, di cui to slancio poetico, fino all'ultimo giorno in aveva letto il necrologio su un giornale, po- cui ... " chi giorni prima. E subito si era ricordato Gugliemo Malverti si irrigidì. Le sue madi averlo conosciuto, a un dibattito in quel ni si strinsero al bracciolo della poltrona. 1 di Bitonto. Un vecchio noioso professore di passi erano ricominciati. E un attimo dopo, italiano il quale, benché assai sprezzante- accompagnato da un altissimo grido del crimente trattato, aveva iniziato a spedirgli ma- tico, apparve nella stanza il fantasma di Gianoscritti quasi ogni mese. Quei manoscritti covazzi. Bianco e scheletrico, bagnato dal ora giacevano, piccolo tesoro, sulla scriva- sudore gelido della morte, stava davanti a nia di Malverti, ed egli si accingeva a lan- lui, avvolto in un fetido sudario giallastro. ciarli sul palcoscenico letterario. Già un suo - Vattene, spirito maledetto - gridò Malarticolo di giornale, La lezione di Giacovazzi verti, cercando scampo in fondo alla stanaveva suscitato le polemiche e le invidie dei za, - cosa vuoi da me ... - colleghi, nessuno dei quali aveva mai sospet- - Il tuo articolo - disse il fantasma con tata l'esistenza del "Salinger di Bitonto". voce sepolcrale. Quell'articolo gli sembrava così ben riusci- Malverti cadde in ginocchio implorando. to che non poteva esimersi dal rileggerselo - Ebbene sì. .. ho inventato qualche parspesso: e così fece anche quella sera, dopo ticolare ... ho leggermente colorito i fatti ... essersi acceso uno dei suoi pregiati sigari ca- ma è per il tuo bene ... cioè per il bene degli banas e aver lasciato vagare il suo fumo az- aventi diritto ... ho molto da lavorare e purzurro in tutta la stanza. troppo non feci in tempo a leggere i tuoi "La morte di Giannino Giacovazzi," ini- scritti mentre eri vivo ... perdonami e torna ziava l'articolo, "priva la nostra letteratura all'oscuro recesso onde provieni, ombra deldi una delle poche figure veramente signifi- l'Erebo! - cative. Non è un caso che il suo nome fosse - Lei è matto - disse il fantasma. noto solo a una piccola cerchia di intimi, di - Prego? - disse il critico. cui mi onoravo di far parte. Egli era schi- - lo sono venuto a dirle che il suo arrivo: non amava (come me del resto) le acca- colo è molto bello, ma io non sono morto. - sioni mondane, e il solo modo di incontrarlo - Prego? - era andare in un baretto dove si rifugiava, - Il Giannino Giacovazzi di Bitonto che davanti a un bicchiere di latte, lo sguardo è morto è mio cugino Giangilberto. lo invenascosto dietro gli spessi occhiali scuri. ce mi chiamo Giandomenico. - Talvolta ... " - E la sua voce sepolcrale? - Qualcosa scricchiolò nel corridoio, e un - Laringite. - soffio di aria gelida entrò nella stanza. Al- - E l'orribile sudario? - zatosi di malavoglia, Malverti si accorse che - Il mio vecchio impermeabile - la porta di casa era aperta. Trovò ciò ab- - E cosa ci fa qui? - bastanza strano, ma non tanto da turbarlo, - Sono passato, ho trovato la porta apere di nuovo sprofondò in poltrona con il suo ta e la volevo ringraziare per l'articolo, per sigaro preferito e il suo scrittore preferito. il mio libro che lei ha annunciato in corso " ... quando parlavamo insieme di lette- di stampa e per tutte le sue belle parole. - ratura, Giacovazzi era d'accordo con la teo- Mal verti si alzò dalla sua scomoda posiria che non esistono più scrittori. lo scrivo, zione, riprese il controllo dei nervi e si verdiceva, per cancellarmi. Oh, quanti giovani sò due dita di cognac in un delicato calice scrittori dovrebbero riflettere su questa fra- di Sèvres. Dopodiché sedette e guardando se! A volte egli mi sottoponeva alcuni brevi freddamente Giacovazzi disse: folgoranti racconti. C'era in essi come ... " - Lei è un impostore e si è preso gioco Era solo il rumore del vento o qualcuno della mia buona fede. Fermerò subito la lo aveva chiamato? Una voce lontana, co- stampa del suo libro. - me d'oltretomba, non aveva forse pronun- - Ma lei ha scritto ... - ciato il suo nome? Il critico rimase per un - Senza la trasfigurazione sublime della po' immobile e silenzioso, ma non avvertì morte lei non è che un noiosissimo insegnanche il crepitare della legna nel fuoco. Scrol- te di provincia. 1 suoi tentativi di rivitalizlando le spalle, riprese la lettura. "Quando zare un genere agonizzante quale il racconto gli dissi che avrei segnalato i suoi racconti sono patetici. Se gliene pubblicheranno sei, a un editore egli si schernì dicendo: non ne scriverà altri seicento. Conosco voi scritora ... sono appena abbozzati ... un giorno tori. ·11racconto è morto! - gridò Malverti chissà, se ci rincontreremo". alzandosi in piedi di scatto, - il romanzo è Di nuovo un rumore, questa volta più vi- morto, la parola è spenta! E lei si aggira vercino, fece alzare la testa a Gugliemo Mal- gognosamente vivo in questo paesaggio di verti. Era un rumore di passi strascicati rovine. - lungo il corridoio. Il critico sentì un brivido Giacovazzi restò in silenzio. Le sue masalirgli lungo la schina. Subito il rumore ces- ni tormentavano un cappello fradicio e semsò: e anche se in preda a una certa inquietu- brava facesse uno sforzo per non piangere. dine, Malverti dedusse che era stata una - Dottore, - disse infine con un filo di vapersiana sbattuta dal vento. Ma non potè im- ce, - lei pensa che se io ... girando di notte pedirsi, proseguendo nella lettura, di getta- con la laringite ... con questo freddo ... avenre ogni tanto occhiate impaurite alla stanza, do già io dei problemi ai polmoni. .. -
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==