Linea d'ombra - anno V - n. 19 - lug./ago. 1987

64 ANTOLOGIA PENSIERIDA "IL DOTTORZIVAGO" Boris Pasternak Essenza del romanzo L'infelice sfigurato dalla scheggia era il soldato della riserva Gimazetdin, l'ufficiale che gridava nel bosco era suo figlio, il sottotenente Galiullin, la crocerossina era Lara; Gordon e Zivago, i testimoni; erano tutti insieme, vicini, e alcuni non si riconobbero, altri non si erano mai conosciuti, e certe cose rimasero per sempre ignote, altre attesero per maturarsi una nuova occasione, un nuovo incontro. (p.97). Arte al singolare "È una mia vecchia idea che l'arte non sia una categoria o un'area che comprende un'infinità di concetti e fenomeni derivati, ma, al contrario, qualcosa di ristretto e concentrato, la designazione del principio che entra nella composizione dell'opera, la definizione della forza in essa impiegata o della verità elaborata. L'arte non mi è mai sembrata un oggetto o un aspetto della forma, ma piuttosto una parte misteriosa e nascosta del contenuto. Per me questo è chiaro come la luce del giorno, lo sento con tutto me stesso, ma come esprimere e formulare questo concetto? "Le opere d'arte parlano in tanti modi: con l'argomento, le tesi, le situazioni, i personaggi. Ma soprattutto parlano per la presenza dell'arte. La presenza dell'arte nelle pagine di De/i/lo e castigo sconvolge più del delitto di Roskòl'nikov. "L'arte primitiva, quelle egizia, quella greca e la nostra arte sono, attraverso il corso di molti millenni, sempre la medesima cosa, sempre arte al singolare. È una sorta di idea, di affermazione della vita, che per la sua sconfinata ampiezza non si può scomporre in singole parole; ma, quando una briciola di questa forza entra nella composizione del più complesso organismo, l'ingrediente arte supera di per sé il significato di tutto il resto e diventa l'essenza, l'anima e il fondamento dell'intera rappresentazione". (p. 223) Così scrivendo su ogni sorta di cose, rilevò di nuovo e si convinse che l'arte è sempre al servizio della bellezza e la bellezza è la felicità di dominare la forma, che la forma è il presupposto organico dell'esistenza; e che, per esistere, ogni cosa vivente deve possedere la forma, e che, di conseguenza, tutta l'arte, non esclusa quella tragica, è il racconto della felicità di esistere. (p. 356) Anche più dell'affinità delle loro anime, li univa l'abisso che li divideva dal resto del mondo. Tutti e due provavano la stessa awersione per quanto è fatalmente tipico dell'uomo d'oggi, per la sua artificiosa esaltazione, per la sua enfasi chiassosa, per quella mortificante inerzia della fantasia che innumerevoli lavoratori dell'arte e della scienza si preoccupano di alimentare perché la genialità resti un'eccezione. (p. 3/ /) In quel tempo, personalità dell'arte e della scienza gradite al governo e specialmente agli speculatori arricchitosi al principio della Nep, avevano cominciato a mutare tenore di vita e a circondarsi di un certo agio. Una volta Marina e Jurij Andreevic, camminando cauti con i loro vàlenki sui. tappeti per non sporcarli di trucioli, stavano portando una scorta di legno in un appartamento. Nello studio, il padrone di casa, tutto immerso nella lettura, non li degnò neppure di uno sguardo. Era stata la moglie a trattare con loro, a dare le disposizioni e a pagarli. "In che cosa è tutto assorto quel maiale?" si incuriosì il dottore. "Cosa sta annotando così accanitamente con la matita?" Portando la legna fece il giro della scrivania e sbirciò dall'alto. Sul tavolo c'erano i volumetti di Jurij Andreevic, nella prima edizione stampata da Vasja al Poligrafico. (p. 376) li marxismo e la scienza? "li marxismo e la scienza? Discuterne con una persona che si conosce appena è perlomeno imprudente. Comunque. Il marxismo è troppo poco padrone di se stesso per essere una scienza. Le scienza hanno più equilibrio. Il marxismo e l'obiettività? Non conosco corrente che sia più chiusa in se stessa e più lontana dai fatti del marxismo. Tutti hanno la mania di verificare se stessi sulla prassi, e gli uomini di governo, invece, per mantenere la leggenda della propria infallibilità, fanno di tutto per voltare le spalle alla verità. La politica non mi dice nulla. Non mi piacciono gli uomini indifferenti verso la verità". (p. 205) Rifare la vita? " ... prima cosa, le teorie del perfezionamento collettivo, come si è cominciato a intenderle dopo l'Ottobre, non mi entusiasmano. Secondo, tutto questo è ancora lontano dall'attuazione e solo per sentirne parlare si è pagato con tali mari di sangue che, dawero, il fine non giustifica i mezzi. Terzo, ed è quello che più conta, quando sento dire di rifare la vita, perdo il controllo di me stesso, e mi prende la disperazione. Rifare la vita! Così può pensare solo gente che ne avrà anche viste di tutti i colorì, ma che non ha mai conosciuto la vita, non ha mai sentito il suo spirito, la sua anima. Per costoro, l'esistenza è un grumo di materiale grezzo, che il proprio contatto non ha ancora nobilitato e che perciò ha bisogno della loro rielaborazione. Ma la vita non è mai un materiale, una sostanza. La vita, se volete saperlo, è un elemento che continuamente si rinnova e rielabora da sé, che da sé si rifà e si ricrea incessantemente, sempre tanto più alta di tutte le nostre ottuse teorie. (p. 266) Sulla rivoluzione "È successo più volte nella storia. Quello che era stato concepito in modo nobile e alto, è diventato rozza materia. Così la Grecia è diventata Roma, così l'illuminismo russo è diventato la rivoluzione russa. Se pensi all'espressione di Blok: 'Noi, i figli degli anni terribili della Russia', vedrai subito la differenza fra quell'epoca e la nostra. Quando Blok diceva questo, bisognava intenderlo in senso metaforico, figurato. I figli allora non erano figli, ma le creature, il fiore, l'intelligèncija; e i terrori non erano terribili, ma provvidenziali, appocalittici, il che è un'altra cosa. Ma adesso tutto quel che era traslato s'è fatto letterale: i figli sono veramente i figli, e i terrori sono terribili, ecco la differenza". (Gordon, p. 406) " ... per gli ispiratori della rivoluzione, il vero elemento naturale è questa frenesia di cambiamenti e spostamenti. Per soddifsarli ci vuole almeno tutto il globo terrestre. La costruzione di nuovi mondi, i periodi di transizione sono il loro fine; un fine a se stesso. Non hanno imparato nient'altro, non sanno fare altro. E sapete da che deriva l'irrequietezza di questi eterni preparativi? Dalla mancanza di capacità precise, di talento. L'uomo nasce per vivere, non per prepararsi alla vita, e la vita stessa, il fenomeno vita, il dono della vita sono una cosa così affascinante, così seria! Perché barattarla con la puerile arlecchinata di immature innovazioni, con queste fughe da scolaretti di Cechov in America?" (p. 225) "Oggi sono molto frequenti le forme microscopiche di emorragie cardiache. Non tutte sono mortali. In certi casi si soprawive. È una malattia di questi ultimi tempi. Credo che le cause iano d'ordine morale. Alla gran maggioranza di noi si richiede un'ipocrisia costante eretta e sistema. Ma non si può, senza conseguenze, mostrarsi ogni giorno diversi da quello che ci si sente: sacrificarsi per ciò che non si ama, rallegrarsi di ciò che ci rende infelici. Il sistema nervoso non è un vuoto suono, o un'invenzione. È un corpo fisico, formato di tessuti. La nostra anima occupa un posto nello spazio e sta dentro di noi come i denti nella bocca. Non si può impunemente violen-

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