dibile per una casa editrice piccolissima: questo implica una continua pubblicazione di autori a redditività zero, non solo passivi economicamente, ma anche ininfluenti sul piano dell'immagine, incapaci di attirare la minima attenzione. Ma questo è perfino meno sorprendente del fatto che Scheiwiller moltiplichi impunemente le collane, confondendo i librai prima ancora che i compratori (qualcuno ha detto che nel suo catalogo ci sono più collane che libri); e soprattutto che la sua distribuzione sia estremamente episodica, diradata, tanto da far dubitare che in effetti molti titoli siano mai comparsi in alcuna libreria. Una decina di anni fa Eugenio Montale, ad un intervistatore che gli chiedeva di inquadrare l'editore Scheiwiller "nel contesto culturale italiano", ebbe a dire: "io non capisco perché faccia l'editore: i suoi libri non si trovano nelle librerie, non si sa dove metterli, sono ... delle farfalle. (... ). Sono molto amico di Vanni Scheiwiller, ammiro il suo talento, la sua buona volontà e il suo coraggio, ma non capisco perché si ostini a pubblicare dei microlibri introvabili, illeggibili, inutilizzabili". È sostanzialmente per gli aspetti ora citati, più ancora che per le strutture programmaticamente artigianali, che Scheiwiller è forse l'editore (fra quelli noti, ben inteso) meno legato alla logica del profitto, tanto da giustificare un celebre complimento paradossale di Pound, secondo il quale Giovanni Scheiwiller "concepì un sistema, che recava una perdita piccola, ma assoluta all'editore". Si può naturalmente sostenere che un'editoria così ludicamente antieconomica è l'altra faccia del sistema del capitale: e sarebbe quasi-verità probabilmente troppo banale per essere degna di attenzione; si può anche criticare quanto, nel "metodo" - Scheiwiller, contribuisca a perpetuare, attorno al feticcio-libro, un'aura non esente da mistificazioni, come tutto ciò che si avvolge dei veli di un superiore, umanistico disinteresse. Eppure c'è, nella bizzarria di questa piccola e infinitamente reiterata produzione di oggetti tanto indubitabilmente superflui quanto sommamente necessari proprio per la loro superfluità, qualcosa che non cessa di stupire e di affascinare, ed è l'intenzione di sottomettere l'attività editoriale alle regole della creatività piuttosto che a quelle dell'economia, secondo un affascinante suggerimento di Piero Gobetti ("Penso un editore come un creatore", come dice in quel L'editore ideale pubblicato appunto da Scheiwiller). L'ultima domanda da porsi, per il momento, è però la seguente: ammesso che questo scherzo mirabile (partorito, per colmo d'ironia, da un rappresentante esemplare di una piccola borghesia onesta lavoratrice indefessa, e per di più svizzero-tedesca!) non celi poi sottilissime, nascoste insidie, come potrà durare? e fino a quando? Già nel 1977 "All'Insegna del Pesce d'oro" vive vita parallela ad una "Libri Scheiwiller s.r.l.", editrice del detto catalogo, che lavora solo su commissione per sponsor quali il Credito Italiano (il maggiore), il Nuovo Banco Ambrosiano, la Franco Tosi, la Provincia di Milano, la Regione Emilia-Romagna, la Fondazione Primo Conti, la Biblioteca Cantonale di Lugano e così via. Contemporaneamente il "Pesce d'oro" sta intraprendendo una razionalizzazione della rete distributiva (era ora!). Il serpente profitto finirà per mangiarsi la bizzarria dell'impresa editoriale Scheiwiller? ne strozzerà l'ammirevole libertà? o ne dilaterà per commissione i confini produttivi rendendola un'azienda inoffensiva e perciò pericolosa? Per conto suo Vanni Scheiwiller garantisce che non cambierà nulla, anzi, che dopo aver commesso molti "peccati" editoriali, ora sta "recuperando il rigore di un tempo". Staremo a vedere. EDITORIA NOTIZIE DALSALENTO Incontro con Piero Manni Franco Ungaro Non succederà mai che nel Salento avvengano cambiamenti per rotture, per brusche rivoluzioni, per improvvise alterazioni. Si preferiscono e si coltivano, con riti e tecniche tipicamente "indigene", le lente metamorfosi, i meditati ricambi, le appropriate sostituzioni. Sembra una terra e una storia negata ai colpi di scena. Eppure le novità non mancano. Chi avrebbe mai immaginato per esempio che nella pigra e narcisista Lecce sarebbe nata una casa editrice con dichiarata vocazione al gusto per la ricerca, al gioco delle sperimentazioni, al rischio imprenditoriale? L'idea è venuta a Piero Manni, insegnante con un passato, non ancora cancellato, di militante. Nel giro di due anni ha rovesciato l'immagine dell'editoria locale, tradizione a corto di creatività; ha creato ex nihilo nel Salento un mercato e un pubblico per la letteratura di qualità, convogliando sui suoi proge//i una affollata schiera di critici, poeti, seri/lori ed intellettuali affermati in campo nazionale. Quattro le collane finora pubblicate: "Narratori Contemporanei" con Cina, Cina di Luigi Malerba, Guerriero cheyenne di Mario Lunetta, L'orto di Ulisse di Roberto Di Marco; "Opera prima" con Preavvisi al reo di Gianfranco Ciabatti, Le spose del marinaio di Umberto Lacatena; "Poeti contemporanei" con Palla di filo di Francesco Leonetti, Novissimum testamentum di Edoardo Sanguine/i, Graduali di Edoardo Cacciatore; "Materiali" con Tante ca pàrete notte di Albino Pierro e Mumenti e ttrumenti di Nicola De Danno. Ad aprile Piero Manni si è reso promotore di un convegno nazionale su "Riviste e tendenze della nuova letteratura" con la partecipazione di Leonetti, Giuliani, MaioVanni Scheiwiller (foto di Fulvia Farassino). rino, Bellezza, Lunetta, Luperini e Prete. A lui abbiamo posto alcune domande. li resoconto scritto ricostruisce le tappe iniziali e le direzioni dei suoi progetti. L'attività della casa editrice Piero Manni è legata direttamente a quella de "L'Immaginazione", il foglio che abbiamo fatto e continuiamo a fare io e mia moglie Anna Grazia abbastanza per gioco e divertimento. Intorno alla rivista si è costituito un gruppo, una rete di collegamenti e contatti in tutta Italia; di qui è nata l'iniziativa editoriale. L'obiettivo abbastanza dichiarato dal primo momento, al di là della fase eroica, era tentare un confronto tra la produzione letteraria salentina e quella del resto d' Italia. Siamo sempre stati convinti che sino a quando continuiamo a rigirarci le cose tra di noi, a confrontarci con noi stessi, non possiamo crescere. Ci muoviamo nell'ambito della letteratura di ricerca, tentando di far crescere le forze locali innestandoci sulla tradizione editoriale del Sud, che vanta buoni livelli con Laterza, Selleria, Guida ecc. Vogliamo ritagliarci uno spazio specifico, che è quello dei testi creativi che nessun altro editore da Roma in giù pubblica in maniera organica. La letteratura sperimentale ha poco spazio anche nella grande editoria. Abbiamo costituito una mini-società io e Anna Grazia come soci minoritari, l'avvocato Pellegrino con l'hobby della letteratura e poi Luigi Mariano, un banchiere che tra i tanti interessi ha pure il pallino dell'editoria e della letteratura, una persona che anziché sponsorizzare una squadra di calcio o un team ciclistico sponsorizza la casa 61
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