Linea d'ombra - anno V - n. 19 - lug./ago. 1987

58 nuino ad esistere bisogna che qualcuno le sappia guardare. Non direi che le intelligenze politiche eredi della sinistra abbiano davvero capito che troppa parte del sapere di cui ci nutriamo è impotenza; che informare non è comprendere; che consumare non è contemplare né agire (ma forse è, per loro, troppo tardi). Dovranno cominciare a chiedersi che cosa fare per una educazione collettiva che parta da questi principi. Il progressismo è duro a morire; anche perché la sua alternativa ha un nome malfamato, equivoco, impronunciabile per noi bastonati: rivoluzione. Allora entreremo in un'altra lotta, non meno dura di quella che tuttavia va condotta per il lavoro, la casa, la salute, l'educazione nostra e - non dimentichiamolo mai - della parte del mondo che sempre più rifiuterà di nutrirsi dei nostri sottoprodotti: sarà la lotta della cultura contro la "cultura". GU 80 ANNI DI HANS MAYER Sergio Fabian "Avrebbe potuto assumere la candidatura per tante cose ... in ogni disciplina, come giurista, economista, sociologo, storico avrebbe concluso gli studi in modo straordinario ... ma alla fine fu la poesia e la storia dello spirito a coinvolgerlo più profondamente ... " sono le parole di Cari J. Burckhardt per ricordare quel giovane partecipante ai suoi seminari nel mondo ginevrino degli emigrati che si chiama Hans Mayer. Nel 1933 aveva dovuto lasciare la Germania nazista, abbandonare la sua patria in quanto ebreo e comunista; giovanotto di 27 anni così pieno di talento, dottore in legge, ma con una grande passione per la storia e Ven1'anni fa moriva Don Lorenza Mi/ani, priore di Barbiana, ricordiamo il non violenlo, il prete, l'educatore, autore di un libro fondamentale per la generazione del '68, Lettera a una professoressa. la scienza della letteratura, pianista delizioso e con una profonda cultura musicale, impegnato nella ricerca sociologica e filosofica, proprio nella città di Calvino e successivamente nella terra di Voltaire e soprattutto di Montaigne avrebbe scelto di diventare un "homme de lettres". Hans Mayer ha compiuto nel marzo di quest'anno 80 anni, parlare di lui vuol dire necessariamente attraversare una parte della storia letteraria tedesca: nato a Colonia, nel I907, vive una di quelle infanzie borghesi "da ebreo privilegiato", che lo fanno da subito osservatore particolare mettendolo a contatto con quegli stimoli "diversi" che determineranno una ricchezza di pensiero mai lineare né centrata su di un unico registro. Nella casa jugendstil di Colonia sono invitati per il tè Otto Dix, Heinz Hi:irle, Peter Behrens, Piscator, Max Ernst, amici del padre, ritornato dalla guerra con idee socialiste e legato al mondo artistico dell'espressionismo, diversamente dalla madre poco disponibile nei confronti di quei signori "diversi" dai modi poco cortesi e soprattutto senza cravatta. E in quegli anni nasce una delle altre "fissazioni" della sua vita, la passione per la musica, ed è subito innamoramento per la musica "altra", quella di Bela Bartok, Schi:inberg, Stravinsky, e poi lascoperta del teatro moderno, quando nel 1924/25 Gustav Hartung assume la direzione del teatro di Colonia. Sono gli anni di formazione, in cui si cristallizzano i caratteri dell'intellettuale capace di dire no, del "Nein Sager" che non cercherà però di sfuggire la sua epoca e che, nello stesso tempo, ne rifiuterà l'integrazione. Alla fine della guerra Hans Mayer, rappresentante dell'altra Germania, della Germania del rifiuto, ritorna in patria, inizialmente lavorando come capo redattore in una stazione radiofonica di Francoforte e dell'Assia per spostarsi quindi, nel paese delle grandi speranze, nella Repubblica democratica tedesca, dove già lavora un altro emigrato famoso, Arnold Zweig a insegnare all'Università di Lipsia. In quest'università, dove Ernst Bloch cercava di permeare l'ortodossia del marxismo con il suo spirito dell'utopia, Hans Mayer utilizza il metodo dialettico-marxista nell'interpretazione e nell'esegesi letteraria. Nell'estate del 1963, infine, durante un soggiorno nella Repubblica federale, decide di non ritornare a Lipsia e, dopo una serie di lavori come pubblicista, accetta la cattedra offertagli dall'Università di Hannover. Ma chi è veramente Hans Mayer? Hans Mayer sfugge a una classificazione precisa e nei suoi libri, siano essi su Biichner o Goethe, Hegel o Marx, Wagner o Nietzsche, Frisch o Diirrenmatt, le intersezioni tra lo studioso di letteratura e di musica, di teatro e filosofia sono continue; dotato di una scrittura sempre tersa e precisa, riesce a stabilire relazioni e comparazioni fra esperienze del tutto diverse, e il fascino dei suoi libri sta proprio in quest'abilità nel creare processi associativi servendosi della sua erudizione e della sua quasi magica capacità di penetrare con gli occhi i dettagli della vita. La sua rigorosa riflessione critica, non separata fra l'altro da una sempre sottile vena umori-

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