50 SAGGI / SANCHEZ FERLOSIO solutamente pronto a dare l'Eternità in cambio della possibilità di ammirare, sia pure dalla fessura d'una porta, le feste degli Infanti d'Aragona e ascoltare, anche solo dal più remoto angolo delle scuderie, "/as musicas acordadas que tafìian ". Ma se a Jorge Manrique l'arte si rivoltò contro sul terreno dell'intenzione, invertendo diametralmente nel suo poema il desiderato effetto di esaltare il duraturo e sminuire l'effimero (e quindi alla fine non fu tanto crudele la vendetta della musa perché, sebbene fosse contro le sue intenzioni pedagogiche, gli lasciò almeno quelle inebrianti strofe che sono il più acceso inno a tutto ciò che è segnato dal destino della caducità), a Collodi invecesi ribellò (e senza un'analoga consolazione) sul piano della credibilità. Le metamorfosi sono pericolose. Collodi volle fare di quella da burattino di legno a bambino in carne e ossa corona e premio della redenzione della sua creatura. Osserviamo però che il bambino in carne e ossa che compare nel finale non è altro che un bambino, un campione del Bambino Qualunque, livellato in caratteri anonimi dal rullo della pedagogia. E la prova dell'intenzionalità pedagogica di una similemetamorfosi è esplicita nel fatto che l'autore, invece di dire "un bambino in carne e ossa" dica sempre un bambino perbene, cioè "un bambino come si deve". Ma le metamorfosi sono pericolose. Nei racconti ne incontriamo un'infinità, ma soltanto delle due specie seguenti: o - come quando lo stesso Pinocchio si trasforma in ciuchino - la metamorfosi è uno stato transitorio di deformazione dell'aspetto sensibile vero, che alla fine si recupera, oppure è un castigo che dura per sempre. Il passaggio dal peggio al meglio è sempre una seconda metamorfosi che ne disfa una anteriore e, quindi, un ritorno, un riscatto, una liberazione; il passaggio dal meglio al peggio è sempre, eterno o transitorio, una punizione. La concezione dell'identità che è implicita nella legge dell'arte proibisce una metamorfosi dal peggio al meglio che non costituisca un ritorno alla figura vera dallo stato successivo a una metamorfosi anteriore. La perdita del vero sembiante è uno stato d'occultamento e il vero sembiante deve esser stato sensibile in precedenza, non si può conseguire per la prima volta. Il volto non è lo specchio dell'anima, bensì l'anima stessa. Chi lo perde l'ha perduta, chi lo recupera l'ha redenta. Pinocchio nasce burattino di legno, questa è la sua originaria, e dunque autentica, figura. Del fatto che la perda, brutta o bella che sia, per chirurgia estetica o per chirurgia pedagogica, mai si potrà farne un premio. (A proposito delle metamorfosi di riscatto, ricordo l'indignazione che mi causò il finale di un film francese,per il resto bello, che, su una sceneggiatura di Cocteau, riprendeva il racconto di La bella e la bestia. Era qualcosa di assolutamente intollerabile quando alla fine quel magnifico, fumigante, afflitto, lubrico gattaccio, tanto infinitamente umile nel suo disperato amore di mostro, si trasformava scandalosamente davanti ai nostri occhi nella raggiante e olimpica figura del bel Jean Marais). Contro le leggi dell'arte non serve volere. In magia, per ottenere una metamorfosi non basta la volontà di produrla: bisogna conoscere l'arte. In letteratura accade pressoché la stessa cosa: non bastano i più caparbi sforzi dell'autore, bisogna conoscere l'arte. Invano il buon Collodi s'ostinerà a dirci che il bambino in carne e ossa che compare nel finale è ancora Pinocchio, perché ribatteremo: "Va bene, questo lo scrive lei perché ne ha voglia, ma non è così". L'autore mente: quel bambino non è Pinocchio, ci mancherebbe!, quel bambino è un vile sostituto, un impostore. La musa non ha consentito che riesca e si compia il grossolano sopruso pedagogico d'una simile metamorfosi: nessuno se la beve. Non c'è stata nessuna metamorfosi, bensì la più rozza delle sostituzioni, il piu abborracciato dei trafugamenti. Se fuori del dominio dell'arte la pedagogia consegue assai: spesso l'appi · ·amento, uniformazione e integrazione di ciò che non è come vuole il mondo, l'arte ha rifiutato di farsi complice della discriminazione, segregazione, espulsione o distruzione del bambino differente, implicita in questa abortita metamorfosi. Facendola fallire nel modo più strepitoso, le sue leggi si sono ribellate all'imposizione e all'impostura della pedagogia, e Pinocchio continua a essere accettato, accolto, celebrato e amato tra di noi in· tutta la sua differenza e la sua singolarità, in tutta la sua autentica identità di vero bambino di legno. (traduzione di Danilo Manera) Copyright Rafael Sànchez Ferlosio 1972, 1987. (I) L'Autore si riferisce qui a un intermezzo serale della TV spagnola che invitava i bimbi ad andare a coricarsi con la voce di loro coetani che portavano appunto questo "messaggio da parte della tivù" (recado da parte de la tele), pronunciando le parole alla maniera storpiata presunta infantile. [N.d. T.]
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==