Linea d'ombra - anno V - n. 19 - lug./ago. 1987

48 SAGGI / SANCHEZ FERLOSIO golati", come dice espressivamente Fernando Quinones) e soprattutto il sinistro numero quotidiano di "un /ecado de patte de la tele". Peraltro neanche questo è necessario, perché spesso bastano le mamme o i papà a confinare un bambino in questo gergo per un tempo molto più lungo di quanto richiederebbe il completo sviluppo delle sue facoltà articolatorie e costruttive, come dimostra il caso fin troppo frequente dei bambini "bilingui", i quali, secondo la convenienza del momento, fanno uso ora di questo gergo bavoso, ora della lingua comune perfettamente sviluppata. Senza dubbio, nel caso dei padri e dei figli interviene l'amore - cosa che non accadeva certamente in quello delle colonie - e l'egoismo, se anche c'è, assumerà una colorazione ben differente; è vero che i padri imitano i figli per il desiderio di annullare le distanze (mentre così, in modo solo apparentemente paradossale, non fanno che riconfermarle), ma anche perché trovano incantevole il loro modo di parlare, sebbene non manchi nemmeno a volte un atteggiamento di superiorità, dal quale, a dispetto dell'amore, riemerge, per lo meno obiettivamente, il disprezzo. Ciò che si fa alla lingua con la quale si parla alle persone si fa alle persone stesse, e se i gerghi coloniali indicano il rapporto che intercorre tra colonizzatori e colonizzati, i gerghi per le masse rivelano ciò che si vuole che i popoli siano, il gergo delle riviste femminili ciò che si desidera che siano le donne o ciò che si sostiene che sono, il gergo dei circoli only men, clubs o taverne, esprime il triste modello so- ,. . ·~-- ciale dei maschi. Quasi la stessa cosa accade con il linguaggio per bambini, che bisogna distinguere molto bene dalla parlata dei bambini. Non voglio affatto sostenere che l'autiore del Pinocchio sia caduto tanto in basso quanto alcuni dei precedenti esempi (a parte il fatto che nella parola scritta non si è ancora giunti, che io sappia, alla riproduzione fonetica del gergo infantile), ma è certo che già s'affaccia in quest'opera un movimento della parola chiaramente imbevuto di quel tono mezzo canzonatorio, di sufficiente condiscendenza, col quale l'adulto s'abbassa al presunto livello di comprensione dei suoi piccoli interlocutori. Siamo nel 1883: la scienza pedagogica si sta smaliziando. Letteratura morale A me poco importa che la precedente obiezione e in parte anche quella che segue pongano in discussione la possibilità stessa di una letteratura per bambini come genere specifico e ben differenziato. Se non può esistere, che non esista: non ci si può che rallegrare del fatto che non esista qualcosa la cui esistenza è possibile solo nella degradazione. Dicevamo dunque che l'intenzione è la seconda magagna del Pinocchio. La letteratura morale, quella cioè che intende infondere al comportamento una determinata convinzione, possiede fin dall'antichità i suoi generi, dalle etiche dei filosofi ai libri di massime e aforismi, passando per quelli di riflessioni o meditazioni intorno a questo mondo e ai novissimi, ma non di rado si è tentato di abi-

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