DOPOLAFESTA Ling Shuhua ~ ra notte fonda e gli ospiti se ne erano andati. Un giova- l.iiiill ne sulla trentina dormiva profondamente, accasciato per l'ubriachezza sulla poltrona del salotto. Seduta accanto al caminetto una giovane coppia, sul volto lo stordimento del vino, parlava sottovoce. Nella stanza regnava un'atmosfera quieta e dolce. Improvvisamente la donna si alzò: "Non abbiamo proprio un minimo di considerazione! Ziyi è là addormentato e non abbiamo ancora pensato a coprirlo. Vado a prendere una coperta, così gliela metterai addosso. Spegni la lampada, la luce sul viso gli darà fastidio". "Lascia che vada io a prendere la coperta", disse l'uomo alzandosi in fretta. La donna non rispose. Quando egli fu di ritorno con la coperta, disse: "Togligli piano piano le scarpe. Allunga la coperta e coprigli le spalle e i piedi, così dormirà più comodamente". Lo osservò togliere le scarpe al giovane addormentato e quando lo ebbe ben coperto disse: "Restiamo qui seduti, se si svegliasse potrebbe aver voglia di bere un po' di tè. Poco fa ha detto che non sarebbe tornato a casa. Questa poltrona è molto più accogliente del letto di casa sua". Si sedette di nuovo. "La sua è una famiglia veramente insulsa. Poveretto!". L'uomo sedette come prima accanto alla moglie; la stanza era quasi all'oscuro, era rimasta accesa solo una piccola lampada con le frange. Il fuoco del caminetto proiettava sui loro visi sorridenti morbidi raggi arancioni. I fiori di pesco sul tavolino da tè emanavano un profumo inebriante per il calore della stanza. L'uomo guardò la moglie e le disse con un sorriso: "Caitio, anch'io sono ubriaco". "Ma non avevi detto di aver bevuto poco?" disse la donna sorridendo a sua volta. "Non sono ubriaco di vino, sono inebriato da quest'ambiente, dalle cose che mi circondano. I miei occhi, il mio naso, la mia bocca, le mie orecchie e la mia anima sono ubriachi ... E il mio cuore, poi, è ancora più ebbro. Senti come batte!" Si accostò ancor più vicino alla sedia di Caitiao. Caitiao lo guardò con un vago sorriso poi guardò l'uomo addormentato e disse: "E ancora non ammetti di essere ubriaco. Con tutte quelle parole che hai tirato fuori: orecchie, naso, bocca, occhi, anima, cuore! Il tuo viso però non è rosso come quello di Ziyi, lui sì che stasera è proprio ubriaco". Come non avesse sentito le parole della moglie, l'uomo socchiuse gli occhi, le prese una mano e le disse: "Come potrei non essere ubriaco? Una donna come te, una notte così piacevole, una stanza così melanconicamente bella mi riempiono di gioia! Di solito solo star seduto in questa stanza bella e accogliente a guardare gli oggetti che vi hai disposto stordisce il mio cuore, e se poi ti vedo venire in lontananza quello si mette a battere senza posa. Ma stasera davanti a me è seduta una dea, la stanza è diventata un palazzo di pura bellezza, quella che ascolto è la musica dolce della mia anima, e il profumo che sento non solo non è paragonabile alla dolcezza del fior di pruno e della rosa, ma a confronto lo stesso profumo del fior di loto sembra contenere un po' dell'aspro odore delle sue foglie. La mia bocca ha appena provato il gusto squisito e incomparabile di ciò di cui è capace la donna del mio cuore, cos'altro potrei assaporare che assomigli al profumo dei fiori senza esserlo, che sembri la dolcezza dello zucchero senza esserlo, che sembri la dolcezza del vino senza ... ". "Basta, basta! Sei dawero ubriaco, e ora arrivi anche a burlarti di me con queste espressioni da romanzo. Abbassa lavoce, bada che Ziyi non si svegli per le nostre chiacchiere". Lui le prese la mano, sospirò e alzando di nuovo la testa per guardarla le disse: "Non sei anche tu un po' ubriaca? A quale fiore si potrebbe paragonare il delizioso colore che lo stordimento del vino diffonde leggero sulle tue gote? Al fiore di pesco? È troppo comune. Alla peonia? Troppo sfarzosa. Al crisantemo? Troppo freddo. Al fior di pruno? Troppo povero. Non c'è fiore che regga al confronto". Così dicendo le si era ancora avvicinato. "Prendiamo solo le tue sopracciglia, a cosa possono essere1paragonate? Al profilo d'una montagna in lontananza? Troppo sfumato. Al Monte Emei? Troppo tortuoso. Alle foglie del salice? Troppo poco arcuate. Alla luna crescente? Troppo fredda. Nessun paragone è appropriato. La bellezza delle sopracciglia non è certo seconda alla bellezza degli occhi, perché di solito se ne tace?" Quella sera, diversamente dal solito, non sembrava che le parole di Yongzhang penetrassero nel profondo del cuore di Caitiao. Fissava spesso l'uomo addormentato, e poi disse: "Anch'io stasera ho la testa un po' stordita. lo però quando ho bevuto non amo parlare, mentre tu sei inarrestabile. Non ti viene sete?" Ma Yongzhang voleva che quella situazione si prolungasse e continuò, annuendo: "Caitiao, sto parlando sul serio, anche la bellezza delle sopracciglia è importante. Però, di solito, la prima volta che ci si incontra non si nota se sono belle o no, per scoprirlo è necessario star seduti uno di fronte all'altra in una notte silenziosa. Le tue sopracciglia, sono veramente bellissime!" "Yongzhang, non voglio più starti a sentire, sai solo prendermi in giro", disse lei inarcando leggermente le sopracciglia e, voltandosi, gli diede le spalle. "Come potrei?" si difese lui, e con la mano fece girare delicatamente Caitiao verso di lui". Ringrazio la natura per aver mandato fra i mortali una dea come te e avermi dato la possibilità di adorarla e di starle vicino. Come potrei osare prenderti in giro se ancora non arrivo ad adorarti con tutto me stesso! Io sono convinto che una persona bella esternamente ha un'anima ugualmente bella. La tua anima, per esempio, mi ha forse reso infelice? Mi ha mai dato motivo di biasimo? E questa stanza, non è il tocco della tua mano che l'ha resa ammirevole? Se qualcuno mi offrisse un trono in cambio, inutile dire di te, ma solo degli oggetti di questa stanza, lo considererei un pazzo da mandare in manicomio". Caitiao sembrava ascoltare senza prestare attenzione, lievemente ubriaca, la testa appoggiata alla spalla di Yongzhang,
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