Linea d'ombra - anno V - n. 19 - lug./ago. 1987

ma unirsi ad altre donne e uomini che condividevano le sue convinzioni. Avrebbero condotto una vita semplice, si sarebbero lavati, avrebbero lavato anche i piatti nel torrente, mangiato riso integrale e lenticchie, pregato e meditato nella foresta, e alla fine, forse, sarebbero diventati buddisti - "Buddista tu, brutta cretina? In un tempio hindu?" borbottò David - ma Pat continuò a spiegargli con calma che era sicura di trovare alla fine, in quella vita, qualcosa che non avrebbe mai trovato frequentando i cocktail parties di Delhi, di Bombay, o anche, se proprio voleva saperlo, di Long lsland, e che invece senza dubbio esisteva lì, nella foresta, sulle montagne. "Quali cocktail parties? Stai cercando di dire che io sono un perdigiorno, invece che un serio studioso di sociologia, che sta lavorando a una tesi sulla quale è imperniata tutta la sua carriera?" "Lavorando a una tesi?" fece Pat, in tono stridente, ironico. "Di sociologia? uno come te, David, che non si è mai degnato nemmeno di guardare, dico guardare davvero, dentro l'anima, il prana, del suo vicino e fratello - ah, è davvero- ,, balbettò, poi si fermò, incapace di continuare per la rabbia. Agitò forsennatamente la testa, e i capelli le ricaddero sulla faccia, poi sbottò, "Tu, tu non sai nemmeno che è possibile trovare il Buddha anche in un tempio hindu. O in una chiesa, se è per questo, una chiesa qualunque, o una foresta, STORIE / DESAI 37 in qualunque luogo. Credi che Buddha abbia la tua stessa mentalità ristretta?" Gli sbattè in faccia queste parole con una violenza che mostrava quanto il suo scherno l'avesse ferita, avvelenata. La pensione inglese dovette sorbirsi un'altra dose abbondante di insulti americani, quella sera: lanci di valigie, rumori di bagagli e di drammatiche separazioni e partenze, e molte teste si sporsero dalle finestre nella luce di gesso della luna per guardare Pat allontanarsi a grandi passi attraverso il cortile cosparso di margherite, i nuovi cenci stile hippy che le sbattevano contro le gambe, borsa e rosario in mano, senza nemmeno voltarsi a lanciare un ultimo sguardo a David. Nessuno, invece, se non ii proprietario, calmo e imperscrutabile come sempre, assistette la mattina dopo alla partenza più tranquilla, ordinata e triste di David per Dehli: l'unico particolare straordinario era il brillante colore violetto della sua faccia. E per dire la verità, David trovò molto più imbarazzante e sgradevole arrivare a Delhi con la faccia dipinta come quella di un babbuino che senza sua moglie. (traduzione di Marisa Caramella) Copyright Anita Desai 1986.

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