Linea d'ombra - anno V - n. 19 - lug./ago. 1987

"Li stai giudicando senza nemmeno averli osservati per bene," affermò. "Guarda per esempio quell'uomo vestito di bianco - non somiglia forse a Cristo? E non solo per via della struttura ossea. E quel ragazzo che ride sempre? Quella che ha sulla spalla è una scimmietta addomesticata. Ce n'è un altro che vedo ogni tanto nel bazaar, che ha un'aquila addomesticata, ma di solito vive su tra le montagne. È vero che non parlano molto - ma li vedi spesso ridere. Oppure si limitano a star seduti a pensare. Non ti sembra una bella cosa? A me sembra bellissimo." "Secondo me sono semplicemente strafatti," disse David, felice di lasciare l'atmosfera di vaga felicità macroculturale dello Happy Café per arrampicarsi su per il pendio ripido della collina fino alla foresta di deodar. "Dio mio, dobbiamo proprio andare ancora al tempio?" gemette, seguendola. L'aveva visto tante volte che non riusciva più a trattenersi dallo sbadigliare sgangheratamente, mentre aspettava seduto fuori, su uno scomodissimo viluppo di radici, che sua moglie portasse a termine la visita rituale. Non sapeva bene cosa ci facesse, là dentro, né voleva saperlo. Di certo non pregava. No, era troppo allegra, quando usciva. Ma no, quel giorno lo stava portando a fare una passeggiata, e una passeggiata avrebbero fatto, gli disse, con quel nuovo positivismo nella mascella, e quel modo di muovere le braccia camminando che David aveva imparato a temere. Lo condusse lungo un torrente nel quale un uomo e una donna vestiti da zingari - semicalvo e tutta riccioli rossi, rispettivamente - stavano lavando e sfregando, come bambini al gioco, una serie di pentole e padelle incredibilmente nere. "Non sono carini?" chiese Pat, come se stesse parlando di un paesaggio dipinto graziosamente popolato di figure rurali, e David rispose "Maledetti vagabondi" - e giù per sentieri che serpeggiavano in mezzo a frutteti di albicocchi dai cui rami i frutti cadevano morbidi e maturi sui sassi sotto i loro piedi, oltre case coloniche seminascoste da margherite e gigli, dalle quali provenivano scoppi ora di tosse tubercolotica ora di musica astratta, atonale, gli uni e gli altri curiosamente forestieri, e poi su per la collina, oltre un torrente che saltava sulle rocce come una lepre spaventata, bianco e scintillante tra felci e macigni, fino a un villaggio di case costruite con grosse pietre squadrate e legno - i piani inferiori più piccoli, di solidi blocchi di pietra, quelli superiori più grandi, con balconate di legno minuziosamente scolpito, che davano sui cortili dove le mucche mangiavano le albicocche ammucchiate per loro, e i bambini si arrampicavano sui mucchi di fieno crepitante. Albicocchi ai cui rami erano appesi festoni di vischio dall'aria poco sana ombreggiavano quel villaggio, e Pat si fermò a chiedere a un vecchio in berretto blu se aveva qualcosa da vendere. Aspettarono nel cortile, tra secchi di latte ed escrementi di vacca, addossati al muro di pietra per lasciar passare un gregge di capre di montagna, setose, impazienti e belanti come un gruppo di signore un po' alticce, che l'uomo si arrampicasse sull'albero e cogliesse per loro una cappellata di frutta. Se la misero in tasca e proseguirono, mangiando - le albicocche non erano del tutSTORIE / DESAI 33 to mature, e meno dolci di quelle che vendevano nel bazaar, ma Pat non voleva ammetterlo, solo David lo disse-, continuarono su per la collina, oltre il villaggio (David scorse una brunetta flessuosa vestita di viola con sandali biblici ai piedi scender giù verso il torrente, ma distolse lo sguardo), edentrarono di nuovo nella foresta di deodar. David, grato per il rifugio di ombra azzurra e saturo di scene bucoliche e albicocche, era pronto a sdraiarsi a terra. Sua moglie invece proseguì di buon passo, chiamandolo, e allora David capì dov'era diretta. Un altro tempio. Avrebbe dovuto saperlo. La raggiunse e la trovò intenta ad accarezzare le orecchie di un grosso cane marrone chiaro che era uscito abbaiando dal cortile del tempio, con familiarità e un maestoso agitar di coda. "Non possiamo entrare, è chiuso," lo rassicurò, "ma guarda," lo blandì, e gli fece visitare il cortile. Alla fine David fu costretto ad ammettere che, anche tra i templi Kulu, questo di Nasogi era una perla. Non era più ·grande della casetta di Hansel e Gretel, col soffitto che si inclinava ripido fino a terra, adorno di ghiaccioli scolpiti nel legno. Le porte e le travi erano massicce, ma fittamente ed elegantemente scolpite. C'era un cortile lastricato che si apriva in altri cortili, tutti invitanti, forse destinati ai pellegrini, e tutt'intorno una munificenza di alberi. David si sedette su una radice, mise le braccia intorno alle ginocchia, piegò la testa di lato e disse, "Be', sì, devo ammettere che è proprio bello, Pat, te lo concedo.'' Patera raggiante. "Secondo me è il posto più magico che esista sulla faccia della terra, se vuoi saperlo." "Ma lo sai che sei un bel tipo?" commentò David. "Ti porto fino in India, te la faccio girare in lungo e in largo, ti mostro palazzi e musei, gioielli e pelli di tigre - e quello che tu sogni in realtà è una foresta, un frutteto, un villaggio di montagna. La piccola Gretchen, eh, la piccola Martha, eh?" 1 "Credi che sia tutto qui?" gli chiese Pat, e a David non piacque l'improvvisa gravità della sua espressione: aveva qualcosa di troppo deciso, di troppo estremo. Era la gravità del fanatico, e David non poteva approvarla. Ma che cosa suscitava quel fanatismo? La vita di campagna? L'idillio della montagna? Di certo quelle erano cose possibili, raggiungibili senza fanatismo. Pat gli diede una sola indicazione - era ovvio che non aveva ancora pensato, teorizzato niente, al di là delle sensazioni che provava. "Questo posto non è come il resto dell'India, Dave. Per me è stato un sollievo, una fuga dalla realtà indiana. Sai, giù in quelle orribili città ero arrivata a pensare che l'India non fosse altro che un unico orribile tempio straripante, brulicante di gente - gente in ginocchio, gente senza speranza - e tutti quegli orribili idoli che torreggiavano sopra di loro, con tutte quelle gambe, con tutte quelle teste - ah, che orrore ... " (David, stanco di quell'esclamazione, fece schioccare la lingua come un pedagogo impaziente, costringendola a voltarsi, per un attimo, per poi tornare alla sua idea fissa, a filtrare tra le dita scure e nervose gli aghi secchi di deodar) ... " e poi la passeggiata nella foresta e questo

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