30 STORIE / DESAI il fianco della montagna. Non sapeva esattamente cosa temere - che la parete di ardesia che li sovrastava franasse all'improvviso seppellendoli vivi, o che l'autobus firùsse a testa in giù dentro le acque del Beas e si schiantasse sulle rocce - ma non aveva dubbi sul fatto che una o l'altra di quelle due possibilità si verificasse. Davanti a quella certezza, l'inopportuno risveglio di Pat non sembrava niente di più di una patetica nota a piè di pagina. Pat, invece, riportata in vita da quella brezza piena di spruzzi, non prendeva in considerazione nessuna possibilità catastrofica. Stava guardando gli spruzzi bianchi salire vorticando dal fiume verde ghiaccio e frangersi sulle rocce scintillanti, le piccole insenature sabbiose adorne dei fiori rosa dell'oleandro e delle foglie verdi dei banani, flosce come bandiere, ed emetteva esclamazioni di pura delizia alla vista degli uccellini che sfioravano il pelo dell'acqua come schiuma: per la prima volta da quando era arrivata in India provava curiosità, piacere e divertimento. Non sentiva più il rumore dei conati della donna nel sedile dietro il suo, né il fioco lamento del bambino esausto nel sedile di fronte. I gusci delle noccioline scivolavano dentro e fuori le sue scarpe. Il fetore di cinquanta passeggeri sudati si perdeva nell'aria fresca delle montagne. Allungando il collo, riusciva a vedere in cima al crinale il luccichio degli aghi dei pirù. Quando emersero dalla gola nella luce del sole, dolce, di un caldo color albicocca, della Kulu Valley, si lasciò andare sul sedile con un sospiro di contentezza e si lasciò portare dall'autobus lungo il fiume Beas, ora calmo e largo, attraverso frutteti dagli alberi nodosi di piccole mele tonde, oltre greggi di capre di montagna guidate da pastori dal passo uniforme e sicuro, avvolti in coperte, su per le colline di Manali, con le foreste di deodar color indaco nell'aria della sera, e le rocce striate del Rohtang Pass che incombevano sopra l'autobus a un'incredibile distanza. Poi vennero scaricati, sandali rotti, gusci, capelli, stracci, bambini e contenitori di cibo, nel bazaar di Manali, e il conducente si issò sul tetto dell'autobus e cominciò a buttar giù borse e scatoloni. David si era inginocchiato e stava raccogliendo i pezzi della sua valigia, tentava di rimetterli insieme. Il bambino piangente stava mangiando le frittelle calde che il padre aveva comperato in un baracchino su un lato della strada. La donna afflitta da vomito si era accovacciata per terra, con la testa tra le mani, e un cane pai la annusava curioso, come per consolarla. Un bell'uomo grande e grosso con il codino e un lungo orecchino turchese si avvicinò a Pat con una bracciata di cuccioli rossi, i denti bianchi esposti in un sorriso accattivante. "Cinquanta rupie," momorò, e quando Pat tese la mano ad accarezzare il più piccolo degli animali fece salire il prezzo a ottanta. Una folla di ometti unti e ubiqui si fece intorno a David cantilenando "Moonlight Hotel, lavandino e sciacquone", e "Hotel Paradise, non vegetariano e con la vista più bella, signore". David, con la valigia rotta tra le braccia, alzò gli occhi sopra le loro teste verso le cime delle montagne, come in cerca di aiuto. Poi chinò la testa pallida e la scosse, gli occhi vuoti. "Andiamo, Pat" sospirò, e lei lo seguì attraverso il bazaar, perché avevano, naturalmente, fatto le loro brave prenotazioni, e c'erano stanze riservate in quella che era stata loro descritta come una "pensione inglese". Era sul fianco della collina, in mezzo a un mare di meli, e dovettero attraversare tutto il bazaar per raggiungerla, facendosi largo tra venditori di cuccioli, donne che offrivano ambra, corallo e campanelli da preghiera di bronzo sparsi per terra davanti a loro, baracchini dove enormi pentoloni di latte bollivano fumando e frittelle saltavano in aria sfrigolando, e la folla di oziosi che indugiava a mangiare, parlare e adocchiare i nuovi arrivi. "Gesù" disse David allarmato, "questo posto è pieno di hippies." Pat guardò le facce che stavano oltrepassando in quel momento e vide che in effetti la folla che indugiava davanti al panettiere era composta di donne e uomini di pelle bianca, nonostante l'aspetto da mendicanti. Alcuni erano vestiti come guru indiani, in perizoma o tunica color zafferano e collane, altri come zingari, in pantaloni larghi o sottane cosparse di lustrirù, altri ancora erano coperti semplicemente da stracci. Erano tutti a piedi nudi, con lo zaino sulle spalle, e un paio di donne portavano appesi ai fianchi dei bambini silenziosi, dall'aria stupefatta. "Guarda", disse Pat, osservando una donna con bambino avvicinare una coppia di indiani con la mano tesa, "potrebbero essere americani!" David rabbrividì e imboccò un sentiero polveroso che saliva tra gli alberi di deodar fino all'edificio dal tetto rosso dalla pensione. Parecchi hippies stavano risalendo lo stesso sentiero, non verso la pensione, però, ma per sparire dentro i boschi, o per attraversare il ponte di legno sopra il fiume oltre il quale si stendevano i prati. Americani, europei, qui a Manali, in cima al mondo - che cosa ci facevano? si chiese Pat. Be', cosa ci stava facendo, lei? Ah, sì, era venuta fin lassù per cercare di riprendersi, di ricominciare a vivere. Buttò indietro le spalle e respirò a pieni polmoni l'aria fresca e pulita, che le entrò dentro come acqua, lavandola, purificandola. Un uomo in berretto rosso stava segando la legna davanti alla pensione, osservò, e una voluta di fumo azzurro saliva dal comignolo verso il cielo come in un dipinto di Grandma Moses. Più in basso, si sentiva lo scroscio di un torrente. Un cuculo ripeté il suo verso. Sopra le cime degli immensi deodar il cielo era di un turchese limpido, un colore serale, privo di calore anche se ancora soffuso di luce. Il fianco della collina era cosparso di fiori bianchi e aperti. Pat cercò di afferrare il braccio di David per comunicargli la sua gioia, ma lui doveva occuparsi della valigia che nel frattempo si era rotta del tutto, e non poteva darle nemmeno un dito. "Oh David," disse Pat, blandendolo, "sarà meraviglioso, qui." "Sono contento che ti piaccia," disse David, le labbra bianche, e buttò la valigia sulla veranda di legno, ai piedi del proprietario della pensione, che sedeva benigno come un Buddha su una sedia rigida, di legno, in pullover bianco e berretto, e li guardava con una sfumatura di pietà sotto l'espressione di blando benvenuto.
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