Linea d'ombra - anno V - n. 19 - lug./ago. 1987

28 STORIE / DESAI "Non ce la faccio," pianse Pat, giocherellando con i bottoni del vestito come una bambina. Ma fu davvero diverso. L'intellettuale di Dehli era più povero di quello di Bombay, per cominciare. Viveva in un piccolo appartamento soffocante con le pareti a calce, un divano e qualche oggetto di artigianato qua e là. Servì la cena in piatti di ceramica da poco prezzo a colori vivaci. Naturalmente c'era l'inevitabile intellettuale coi capelli lunghi - giornalista o professore - seduto a gambe incrociate sul pavimento, che pontificava in modo ingiurioso sulla grossonalità degli americani, con gran diletto di Davide grande imbarazzo di Pat. Ma la moglie di Sharma era davvero un tipo di persona nuovo, per Pat. Era una vera assistente sociale, diplomata, e la mattina seguente, dopo aver abilmente infilato sotto il divano la serata precedente, accompagnò Pat a visitare un centro di distribuzione del latte, un asilo nido, una scuola materna, cliniche e dispensari, alcuni sistemati dentro stalle, altri dentro tombe in rovina. Pat vide bambini di operai addormentati come bozzoli dentro amache appese tra le baracche di latta su terreni da costruzione; vide bambini con gli occhi cerchiati di kohl intenti a consumare colazioni gratuite dentro contenitori di ottone, e scuole dove i piccoli scrivevano faticosamente su tavolette di legno con penne di canniccio e l'insegnante si esibiva in continui starnuti marrone da tabacco da fiuto. Fu un'esperienza diversa nel contenuto, identica negli effetti. Pat si trascinava, i piedi sempre più pesanti e polverosi. I suoi capelli erano spago, sulle spalle. Quando rivide David, la sera, in albergo, lo trovò rosso di sole come un pomodoro ben maturo, desideroso di parlare, di raccontare, di far domande, mentre lei barcollava, stanca, polverosa, filacciosa, disseccata, e beveva, a piccoli sorsi, nel tentativo di tenersi su, per farlo contento, il contenuto ghiacciato di un bicchiere, sicura, però, che la vita stesse avvizzendo dentro di lei. Pat non parlava mai di stalle e alberi di melo, di popcorn e negozi, ma lui glieli vedeva negli occhi, sempre pi_ùpallidi e remoti col passare dei giorni. I suoi occhi erano stati azzurri, e ora stavano sbiadendo, come se il ricordo, la sensazione degli alberi e dei frutti di melo stesse svanendo dentro di lei. Venne preso dal panico. "Sarà meglio andare in collina per un po'," le disse: non voleva esser causa della sua morte. "Sharma ha detto che giugno è molto, molto caldo e Dehli. Dice che chiunque possa permetterselo va in collina. Be', noi possiamo permettercelo. Partiamo, Pat." Lei lo guardò in silenzio con quegli occhi sbiaditi, e tentò di sorridere. Pensò a come aveva sorriso la bambina all'ospedale dopo che il medico le aveva medicato le bruciature con violetto di genziana e le aveva dato una bambolina di plastica. Era una bambolina da pochi soldi, rotta, e la bambina aveva sorriso sotto il violetto di genziana, un sorriso che sembrava stampato, o ritagliato da una mac--:hina, in quella faccetta ancora rigida di dolore. Pat aveva capito che quella faccetta sarebbe stata sempre rigida di dolore, e che il sorriso su di essa sarebbe sempre stato ritagliato, meccanicamente, dalla macchina della carità. La bambola di plastica e il violetto di genziana erano accessori. Foto' di Steve McCurry (dal "National Geographic", n. 6, giugno 1984). All'agenzia, l'impiegato delle linee aeree riuscì a trovar posto per loro solo sull'aereo per Manali, nella Kulu Valley, e così andarono a Manali. ffl on, comunque, in aereo, perché quel giorno le tempeste 1M di sabbia nel cielo di Dehli erano così violente che era impossibile decollare. Percorsero quindi le trecento miglia che li separavano da Manali in autobus. La tempesta non risparmiò nemmeno l'autostrada e l'autobus, però: entrava dalle fessure dei finestrini e seppelliva passeggeri e sedili sotto uno strato giallo di sabbia del deserto del Rajasthan. Il sole bruciò la carrozzeria di latta dell'autobus fino a rendere l'interno molto più caldo dell'esterno. Pat sedeva immobile come un sasso, come se l'avessero picchiata fino a farle perdere i sensi, e brancolava con gli occhi in cerca di un boschetto di manghi o di un viale di banyan, istintivamente sicura che sarebbe riuscita a sopravvivere solo se fosse riuscita a trovare e assorbire la loro ombra scura, umida. David teneva gli occhi ben chiusi dietro le lenti da sole. Il sudore gli colava da sotto il cappello lungo la faccia, disegnando fiumi nella mappa di polvere. La donna nel sedile dietro il suo vomitò per tutto il percorso fino alle colline di Bilaspur. Davanti a lui un bambino molto piccolo piangeva incessantemente mentre la madre mangiava noccioline e si buttava allegramente i gusci vuoti dietro le spalle, in grembo a David. L'autobus crepitava di sabbia, gusci di noccioline e rumori di esplosione del motore riluttante. C'era un puzzo di olio diesel, vomito, sudore e cibo rancido come David non avrebbe mai creduto possibile - lo si poteva tagliare col coltello. L'autobus aveva visto giorni migliori, ma riuscì ad arrivare, arrancando, ruggendo, tremando e vibrando attraverso deserto, pianure e colline, fino a Mandi, dove si fermò per il tè in un albergo governativo all'ombra di alcuni eucalipti pieni di cicale che frinivano rauche. Poi si tuffò, suicida, nella gola del fiume Beas. Dopo un'unica occhiata al dirupo verticale di ardesia liscia e sgretolata a picco sulle acque tumultuose del fiume che tagliava la stretta gola in un diluvio di spruzzi bianchi e color ghiaccio, David appoggiò di colpo la testa al sedile, la lasciò ciondolare come morta, e mormorò, "Questa è la fine, Pat, tesoro mio, ho paura che sia proprio la fine." "Ma l'aria è più fresca", disse una voce giovane e flautata, in tono sempre più sicuro, e la testa di David ebbe un moto di sciocca sorpresa. Chi aveva parlato? Si girò verso sua moglie e la vide sporgersi dal finestrino, i capelli filacciosi al vento. Pat girò verso di lui la faccia eccitata - cerea e sporca di polvere, ma animata da due occhi vivaci e attenti. "Gli spruzzi - freddi - arrivano fin qui, David. È meglio di una doccia o dell'aria condizionata o anche di una bevanda ghiacciata. Senti, se non ci credi." Ma David era troppo sconcertato, stupito e sfinito per sentire qualcosa. Abbandonato sul sedile, non osava guardare l'autobus prendere le curve di quel sentiero precario tagliato nel dirupo di ardesia, in bilico sopra il fiume che scorreva violento, con gran fragore, sopra le rocce nere, per lanciarsi contro

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