Linea d'ombra - anno V - n. 19 - lug./ago. 1987

iversamente da quel che è successo per le leucemie, la cui frequenza è aumentata rapidamente a cominciare da circa tre anni dopo l'esplosione ma è discesa dopo 20 anni a livelli simili a quelli dei non esposti a Nagasaki e a livelli di poco superiori a Hiroshima; un aumento considerevole dei tumori solidi è cominciato ad apparire solo dopo 15 anni, per rimanere costante per oltre 30 anni dall'esplosione, mostrando per di più una ulteriore impennata dopo 40 anni. Le osservazioni sui sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki indicano chiaramente che it tempo di latenza per i tumori solidi è inversamente correlato all'età al tempo dell'esposizione, e che cioè esso è tanto più lungo quanto più giovane l'età nell'agosto del 1945. Così per esempio un aumento di frequenza dei tumori polmonari è stato osservato solo a partire dal 1960 in coloro che nel 1945 avevano 50 anni e oltre, a partire dal 1965-70 in coloro che avevano fra i 35 e i 49 anni, a partire dal 1970-75 in coloro che avevano da 20 a 34 anni, e a partire dal 1975-80 in coloro che avevano da 10 a 19 anni, mentre una tendenza all'aumento comincia a farsi notare in coloro che avevano meno di 9 anni nel 1945. (11,12,13). La maggior parte dei tumori solidi da radiazioni si manifestano quindi a partire dall'età nella quale il tasso "naturale" di frequenza di un tumore in un dato organo comincia ad aumentare. Dato che i tumori solidi sono generalmente rari sotto i 40 anni, è chiaro che il periodo di latenza fra esposizione e comparsa clinica del tumore sarà tanto più lungo quanto più giovane sarà stata l'età al momento dell'esposizione. el frattempo non si può non constatare che le previsioni sul livello di radiazioni al quale si può essere esposti senza pericolo, costruite sulla base dei dati che riguardano i sopravissuti di Hiroshima e Nagasaki, sono state puntualmente rivedute in modo sostanziale qualche anno più tardi, e rivedute, sempre, nel senso dell'aumento dell'entità e del perdurare del rischio rispetto a quanto si era affermato in precedenza, e soprattutto nell'abbassare il valore di soglia accettabile, cioè la quantità di radiazioni assorbite che si suppone sia senza danno. Chi ci governa sembra in particolare ignorare il fatto che i rischi che si prendono oggi avranno le conseguenze più gravi in coloro che sono oggi molto gioyani o appena nati e in coloro che devono ancora nascere. E mai possibile che i nostri governanti, impavidi di fronte ai rischi che essi stessi corrono e fanno correre ai loro contemporanei, si possano commuovere pensando ai figli, nipotini e pronipoti? Un'altra serie di dati che sarebbe bene non ignorare sono quelli che da almeno tre anni seguitano ad apparire in varie riviste scientifiche, e che documentano un aumento della frequenza di leucemie e tumori professionali in giovani che vivono in un raggio di circa 5 km in un caso o di 12,5 km in un altro, da impianti nei quali si riciclano scorie radioattive o si lavora a materiale radioattivo, per non meglio definiti scopi militari, in Inghilterra e Scozia (14,15,16). L'aumento di incidenza non sarebbe dovuto in questi casi alle conseguenze di un incidente, ma ad un inquinamento legato al funzionamento normale di impianti che in teoria dovrebbero essere NARRARE LA SCIENZA/ TOMATIS 23 ultrasicuri. È bene chiarire che tali impianti esistono necessariamente a valle della produzione di energia elettronucleare e, anche, che non vi è stato finora alcuno studio sistematico e di ampiezza sufficiente sui possibili rischi conne~si all'abitare attorno alle centrali nucleari vere e proprie. E bene anche chiarire che non si tratta di rischi, in assoluto, enormi, per la fondamentale ragione che l'aumento si produce su eventi, i tumori infantili, che sono in media molto rari. Un aumento del 50 per cento dell'incidenza di leucemia vuol dire che in una popolazione dove si vedono in media due casi• all'anno, se ne vedranno tre. Per quanto la leucemia continui a rimanere una malattia rara, non credo che si possa accettare facilmente anche pochi casi in più, né che si debba sottovalutare che di tutte le malattie tumorali, le leucemia è quella che in genere si manifesta per prima. Se dovessimo prendere per buona la lezione di Hiroshima e Nagasaki dovremmo aspettarci nei prossimi 15-20 anni un aumento di incidenza dei tumori solidi negli adulti in quelle stesse zone dove l'aumento di incidenza di leucemia è forse stato il primo indizio di qualcosa che non andava. Per riassumere ciò che potrebbe essere sfuggito a chi prende decisioni energetiche, è bene sottolineare: che le radiazioni aumentano l'incidenza di tumori in un gran numero di organi; che il periodo di latenza fra esposizione e manifestazioni cliniche è di qualche anno per le leucemie, ma è molto più lungo (da 15 a 40 anni) per i tumori solidi, e tanto più lungo quanto più giovane è l'età alla quale si è stati esposti; che vi può essere un effetto additivo fra radiazioni e altri agenti cancerogeni; e infine che gli impianti nucleari possono creare rischi non solo a seguito di incidenti gravi, ma durante il loro funzionamento normale. r:, sservazioni simili, anche se non esattamente eguali, si ... possono fare sugli effetti dell'inquinamento, soprattutto dell'aria, provocato dallo scarico nell'atmosfera dei residui delle ceçtrali termoelettriche, ~iano queste, pur con qualche variante, nafta o a carbone. E difficile quantificare con precisione il rischio di cancro prodotto da una centrale a carbone attuale ma si può calcolare retrospettivamente con buona approssimazione il rischio causato dall'inquinamento atmosferico urbano, che ha caratteristiche simili a quello causato dalle centrali. Esso sarebbe di circa 50-100 nuovi casi di tumore del polmone all'anno per milione di abitanti, il che vorrebbe dire in aree urbane come Milano, Torino o Roma, da 100 a 250 nuovi casi all'anno. Esiste per di più una evidenza ben documentata di un rapporto causale fra inquinamento atmosferico e morbosità respiratoria, sia di tipo acuto che cronico, e in particolare la broncopneumopatia cronica ostruttiva (la quale ultima, meglio dirlo dato che la statistica questo tipo di apprezzamento non può farlo, è una ben brutta malattia). Anche senza poter fare una previsione quantitativa accurata del danno che l'impianto di una centrale a combustibile fossile potrebbe imporre a un determinato territorio e ai suoi

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