Linea d'ombra - anno V - n. 19 - lug./ago. 1987

volte ricevo lettere da donne che lavorano in questo campo: la vita (e ciò significa anche il linguaggio) sembra loro estranea. No, non penso che le donne possano usare in modo diverso questo tipo di linguaggio; è nella natura stessa della tecnologia l'essere un mezzo teso a un fine. Se le donne che lavorano in quel campo hanno un vita personale e sociale ricca, non dovrebbe esservi alienazione. Cosa pensa del dibattito delle femministe francesi sul linguaggio, lo ·conosce? No, non lo conosco abbastanza. Posso cambiare argomento? Sono curiosa di conoscere in che termini lei, come donna e come scrittrice, vive ciò che definisce "nuove forme di auto-negazione"? Perché nuove forme? Le faccio un esempio: nel corso della discussione di ieri sera lei ha parlato di tabù; ha detto che ogni libro che lei ha scritto ha implicato il superamento di un tabu fondamenta/e, la censura interiore. In che cosa la individua al momento attuale? Forme di auto-negazione? Cosa intende per forme? Nuovi esempi? Penso, per esempio (ma non so se questa è una "nuova forma") a una dittatura, diciamo un regime fascista, nel quale la gente vive forme ben definite di auto-repressione e autocensura. Nelle società attuali esistono forse nuove forme di auto-negazione: l'introiezione di convenzioni, di convenzioni sociali e di conformismi. La gente interiorizza tutto questo e neppure ne è consapevole; questa è una nuova forma ... forse nuova non per il nostro tempo, ma almeno per questo secolo. Veramente importanti penso siano quelle norme interiorizzate, che fanno parte del vivere quotidiano, non più riconoscibili in quanto tali ma comunque capaci di creare malessere. Non potrebbe esserepiù precisa?Lei come vive questo come scrittrice, come donna e come intellettuale? Dove si collocano questi limiti per lei? Anche questo mi è stato chiesto ieri sera. Per me questo tentativo di comprensione si presenta sempre sotto forma di un conflitto molto difficile, soprattutto riguardo a dei processi esterni (come la politica o la società, ad esempio), il riconoscimento di un punto preciso oltre cui andare, un punto in cui devo disfarmi di un'antica e forse comoda idea. Ogni libro è in effetti il risultato di un confronto con processi sociali particolari. Bisogna trattare dei conflitti: questo è il mio modo di scrivere. Ci sono naturalmente situazioni molto specifiche, determinati temi peculiari della società in cui vivo, diversi da quelli di questo paese e che sono connessi alla nostra forma di establishment, ma il dato strutturale dello scrivere per me è esattamente questo: divenire consapevole di un'esistenza diversa. Ovunque esista una gerarchia esistono, penso, pressioni simili. Esistono dei temi connessi o delle tendenze fra le scrittrici dell'est? Certamente; conosco soprattutto ciò che scrivono le donne nella RDT e non so se negli altri paesi dell'est esiste una analoga esplosione di scrittrici. Nella RDT il fenomeno si è intensificato negli ultimi anni; molte donne hanno iniziato a scrivere, la maggior parte tratta soprattutto delle proprie esperienze, quasi in forma documentaristica. Una tendenza importante negli USA è la narrativa utopica femminista; cosa ne pensa? Non so molto delle scrittrici femministe utopiche americane, ma questo tipo di narrativa mi interessa e gradirei conoscerla meglio. Potrei citare qualche esempio nella RDT, ma sono certa che si tratta di una cosa molto diversa. Una scrittrice molto famosa nella Germania dell'ovest come dell'est è lrmtraud Morgner: i suoi libri sono al tempo stesso vicini al reale-contemporaneo e al fantastico-utopico. E questo mi piace molto, poiché così si evita il rischio di perdere il contatto con la realtà ma allo stesso tempo si dà una speranza, un'utopia che parte proprio dal concreto. Altre scrittrici fanno la stessa cosa o qualcosa di simile ma, ripeto, la maggior parte si attiene molto strettamente alle proprie esperienze; penso sia possibile conoscere molto sulla vita quotidiana della RDT proprio da queste scrittrici. E ovviamente molti di questi libri sono anche i più critici. Sarà questo l'inizio di una "cultura delle donne" all'est? No, non penso, potrei sbagliare, ma non penso che nel mio paese si possa giungere a una situazione di culture separate, il processo è diverso. Tendiamo di più verso la cooperazione, non abbiamo questo tipo di separatezza. Non possiamo permettercelo. Sta parlando di cooperazione o di collaborazione? Se lei pensa che tutto quanto 19

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==