Fo10 di Walker Evans (/936). non conosceremmo l'angoscia e il dolore. Mi piace pensare che il mondo da me creato sia una 115 specie di chiave di volta nell'universo; che, per piccola che sia, se fosse tolta, farebbe crollare l'universo stesso. li critico Malcolm Cowley, nell'edizione americana del Portable Faulkner, ha seriIlo un 'introduzione nella quale descrive appunto la regione di Yoknapa1awpha, e lei ne ha disegnalo addirillura una caria geografica che serve ad orienlare il lei/ore. Vuole dirci da dove è venula questo nome e spiegarci come man mano ques1a regione si è venula precisando, anche geograficamenle, nella sua fanlasia? La parola Yoknapatawpha viene dal Chicksaw, un dialetto parlato dagli indiani che abitavano il paese del Sud, dove sono nato, prima che arrivassero i bianchi a impossessarsene. La parola significa "acqua che scorre lenta lungo la pianura", che mi pareva un'immagine piuttosto bella, anche se la parola in se stessa suona forse meglio all'orecchio di un indiano che a quello nostro. Perché ho preferito inventare una regione invece che descrivere quella reale? L'ho già detto: per essere più libero di metterci tutti i personaggi che volevo, per semplificare, per economizzare. E posso aggiungere anche qualcosa di simile a quel che ho detto parlando del mio stile: volevo racchiudere l'intera mia esperienza del mondo in una sola e compatta rappresentazione, in qualcosa che potesse contenere tutto ed essere una sintesi assoluta di tutto. In reallà, benché la regione di cui lei ha parlalo sia nel Mississippi e benché si capisca che la cillà di Jefferson sia Oxford, in molli suoi libri il paese cui si fa riferimen10 è anche l'Alabama, non è vero? La regione di cui parlo si stende tra due città, New Orleans e Memphis. New Orleans è la grande città, Memphis è la cittadina di provincia. La regione tra queste due città, la mia terra, è tutta campagna abitata da contadini. Quali sono i suoi sentimenti per questa ferra, e in generale per il Sud? Lo amo e lo odio. Alcune cose non mi piacciono affatto ma sono nato li, è li che si trova la mia casa, e dunque anche se lo odio lo difenderò sempre. Il suo alleggiamento verso il Sud è mai cambiato da come era all'inizio? C'è insomma, dai suoi primi libri a quelli più recenti, un cambiamenlo del suo punto di vista sul Sud e i problemi del Sud, tra i quali il più doloroso è senza dubbio quello razziale, della convivenza sullo s/esso 1erri1oriodi bianchi e negri? li mio punto di vista è naturale che cambi, deve cambiare perché anche il Sud cambia, ed è necessario tener dietro a questi cambiamenti. Accadono nel Sud molte cose che io disapprovo, e sono oggi diventate anche più evidenti, sicché bisogna odiarle oggi più di quanto si odiavano venti o trent'anni fa, e per questo io amo il mio paese oggi più di allora. Ma in definitiva odio e amore si bilanciano. E in generale io credo che non si ama mai un paese, un popolo o anche una persona, per quello che sono, ma nonostante quello che sono. Se fossero perfetti e come li vogliamo, proveremmo ammirazione e rispetto per loro, ma non quel calore che ci fa desiderare di cambiarli. Uno dei personaggi del suo romanzo Non si fruga nella polvere dice a un cerio punto che il Nord e il Sud degli Sta/i Uniti sono due nazioni diverse. È vero? Questa è la sua opinione. lo scrivo per presentare dei personaggi, non per esprimere le mie opinioni. Perciò posso anche dissentire da quello che dicono i miei personaggi. Crede che l'antagonismo tra il Nord e il Sud dipenda anche dalle critiche che quelli del Nord rivolgono a quelli del Sud? Certo, e questo non avviene solo in America. lo credo che nessuno Stato dovrebbe obbligare un altro Stato o popolo a correggere i propri mali. Questo non funziona mai. I propri mali bisogna curarseli da sé. I conflilli razziali Ira bianchi e negri derivano secondo la sua opinione da pregiudizi, dal complesso di superiorità dei bianchi, oppure da ragioni di is1into e di sangue? No, a dir la verità dipendono da ragioni economiche, soprattutto economiche. L'agricoltore del Sud può guadagnare di più se trova tra i negri manodopera a basso costo. Se dunque riuscirà a tenere i negri in una condizione d'inferiorità rispetto ai bianchi, sia dal punto di vista materiale che da quello culturale, troverà sempre il negro che si contenterà delle paghe che lui offre. I bianchi, nel mio paese, temono che se fanno qualsiasi concessione per migliorare lo stato sociale dei negri, questi non si contenteranno più delle misere paghe e di conseguenza i profitti (che i bianchi ricavano soprattutto dal cotone) caleranno. Il guaio è che i bianchi, invece di dire che le cose stano cosi, inventano ogni sorta di pretesto per giustificarsi: invocano la religione e dicono che Dio ha fatto l'uomo bianco migliore del negro. Sono evidentemente tutte sciocchezze. Essi vogliono solo evitare di pagare la manodopera a prezzi molto più cari. In molli dei suoi romanzi succede che tra bambini bianchi e bambini negri si sviluppi una 1110/10na/Uralesimpa1ia. Come mai ques1i bambini quando diventano grandi la pensano in modo così diverso? Proprio per la ragione che ho detto prima. Non esistono ragioni religiose né istintive o naturali che determinino il conflitto tra bianchi e negri, ma solo ragioni economiche. La prova è infatti questa: se il problema dei bianchi e dei negri esistesse solo tra i bambini, non sarebbe più un problema. Ogni bambino, quando diventa grande, è soggetto a una pressione economica; perciò cambia, nei confronti dei negri. Se dicesse: non voglio cambiare lo stato di cose esistente perché costerebbe molto a me ed a ogni uomo bianco che vive in questo paese, anche non approvandolo lo rispetterei: per lo meno direbbe la verità. Ma lui non dirà mai questo. Dirà che la Bibbia non ammette l'eguaglianza tra bianchi e negri, dirà che se Dio avesse voluto
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