- :t~ ,· j ...":e... Foto di Mario De Biasi (1955; da Ignoto a me stesso, Bompiani 1987). sicuramente fare, per rischiare il fallimento. Quello che poteva fare lo ha fatto meravigliosamente bene, è un lavoro di prim'ordine, ma stando al mio metro questo non significa il successo ... Per me fallire è più importante. Tentare qualcosa che è superiore alle proprie forze perché è impossibile, e nonostante ciò tentare ugualmente, e fallire e riprovare ancora. Questo è importante per me, questo è il vero successo di un artista. * * * Nel luglio del 1925 lei par1ì per l'Europa, sbarcò a Genova, visilò l'Italia sellentrionale, fu a Piacenza e Pavia, passò l'agosto sul Lago Maggiore e poi, dopo un giro in Svizzera, si slabilì a Parigi. Quanto lempo reslò a Parigi? Fino al Natale di quell'anno, poi me ne tornai a New Orlean . Ha conosciuto qualcuno degli scrittori della "generazione perduta", quelli che frequentavano la casa di Gerlrude S1ein, voglio dire Francis Scott Fitzgerald, lo s1esso Hemingway ecce/era? Che cosa pensa degli espatriali della "generazione perdUla"? Questa è un'etichetta inventata dalla Stein per gli scrittori che le giravano attorno in quel tempo, Scott Fitzgerald e altri. Hemingway no, non era abbastanza conosciuto allora ... Be', la Stein voleva dire che c'era stata una terribile guerra che aveva distrutto tanti giovani e aveva cambiato il mondo, come è successo dopo quest'ultima guerra. Dal suo punto di vista lei pensava che chi era sopravvissuto a quella guerra ne avrebbe risentito per sempre, come se fosse stato ferito gravemente, e dunque quei sopravvissuti appartenevano a una generazione perduta. lo non ho mai creduto a queste cose; io credo che una certa dose di disastro non è un male. E non credo che Fitzgerald o lo stesso Hemingway si considerassero davvero appartenenti a una generazione perduta. Accettavano questa etichetta perché suonava bene, era ben trovata, ma non credo che qualsiasi scrittore possa mai considerarsi appartente a una generazione perduta . Egli si considera appartente alla razza umana, forse potrebbe desiderare di vivere in un'altra epoca se la scelta dipendesse da lui, ma questo in fondo non è importante. Dunque non c'è nessuna ragione di dire: "Questa è un'epoca triste, siamo passati attraverso un'orribile guerra e non resta più niente da sperare ad un giovane, più niente in cui credere". lo penso che questo sia un errore, perché l'uomo è abbastanza resistente per passare attraverso il disastro e sopportare quel che viene dopo il disastro. L'uomo è la cosa più resistente dell'universo. L'uomo sopravvive al disastro, a tutti i suoi disastri, e chi vuole scrivere non deve preoccuparsi se i tempi sono buoni o cattivi: deve scrivere, e basta. li suo inconlro con Sherwood Anderson fu, come lei ha detto, determinante agli inizi della sua carriera di scrillore. Qual è il suo giudizio sull'opera di Sherwood Anderson? Anderson era una delle persone più stimabili e più gentili che sia dato di incontrare ed era molto migliore lui di qualsiasi cosa da lui mai scritta. Voglio dire che era una di quelle tragiche figure di scrittori che hanno scritto un solo libro di valore, e questo è stato per lui Winesburg Ohio.Scrisse questo libro e si accorse più tardi che era tutto. Per me Winesburg Ohio è un'opera che vale una vita, e Anderson avrebbe potuto contentarsene. Invece quel libro fu la sua tragedia. Dopo di quello tentò e ritentò, abbandonò la famiglia, il successo, ma tutto quello che scrisse era sempre peggio. lo credo ch'egli sia morto per questo. Anche Caldwell ha descrillo il Sud. Come giudica lei i suoi romanzi? La Via del tabacco, il suo primo romanzo, è un'opera di valore, ma dopo quel libro Caldwell è andato sempre peggiorando. Nella Via del tabacco c'era una forza emotiva notevole. E anche se i personaggi, perfino a me che vivo da quelle parti, non sono mai sembrati plausibili, veri, c'era tuttavia in essi una qualità umana che commuoveva. E Steinbeck? Steinbeck è un reporter, un giornalista, non è un vero scrittore. Che cosa pensa degli seri/lori negri? Richard Wright ha scritto un buon libro e aveva molto talento. Ma divenne troppo consapevole della differenza tra negri e bianchi, così finì di essere uno scrittore e diventò un negro. Un altro scrittore molto promettente è Ralph Ellison, soprattutto perché egli è prima uno scrittore e poi un negro. I negri in America debbono sopportare un terribile peso. È stupefacente come qualcuno di loro riesca ad affrontare col necessario distacco la propria condizione, a sopportare il peso di essere negri, ed avere ancora la forza di diventare uno scrittore. Se qualcuno ci riesce, vuol dire che ha una forza tale da accettare il fatto che è un negro e poi liberarsene per restare solo uno scrittore. * * * Vorrei rivolgerle una domanda a proposito dei suoi personaggi. L'opera di Freud e Jung ha in qualche modo influenza/o il suo modo di concepire e trattare i personaggi, o essi sono sorti sollanto dalla sua immaginazione e dalla sua capacità di osservazione? Uno scrittore deve aver le mani lunghe ed esser privo di scrupoli: voglio dire che deve rubare dove può. Egli è talmente occupato a rubare e a utilizzare tutto quello che ha rubato che lui stesso alla fine non ricorda neppure dove ha pescato il materiale che adopera. Forse nessuno scrittore può dire: "lo sono stato influenzato da questo e da quest'altro." Può dire naturalmente: "Questo e quest'altro mi hanno incoraggiato, io ho molto ammirato il loro lavoro," come potrebbe dire anche: "Ho subito l'influenza di Tizio e di nessun altro". Ma se dicesse questo sbaglierebbe, perché in realtà uno scrittore è influenzato da ogni sensazione provata; ed è così preso dallo scrivere che non ha neppure il tempo di fermarsi e chiedersi: "Dove diavolo posso aver preso questo?" È certo comunque che da qualche parte lo ha preso. Ma Freud lo ha !elio o non lo ha !elio? Tutti parlavano di Freud quando ero a New Orleans, ma io non l'ho mai letto. Neppure 113
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