112 Humphrey Bogar/ e Laurei/ Bacai/ in Acque del Sud (/944) da Avere e non avere di Hemingway. autori la stessa devozione che il giovane discepolo sente per i maestri. Per Proust e Joyce provo molta ammirazione, ma i miei maestri sono quelli che ho nominato prima. E quali sono i suoi poeti preferiti? I poeti inglesi, soprattutto gli Elisabettiani. Ho letto con piacere Pope e Milton, ma i miei preferiti sono Shakespeare, Beaumont, Fletcher e Marlowe; Marlowe forse più ancora di Shakespeare. Un altro poeta che amo molto è Thomas Campion. Nel suo romanzo La paga del soldato è citato Orazio. Anche Orazio ho letto, è un poeta che ammiro molto. Per leggere i poeti latini ho imparato un po' di latino. Ho imparato allo stesso modo un po' di francese per leggere nell'originale Flaubert, Laforgue, Verlaine, Balzac. Quale aspe/lo dell'opera di Balzac le interessa di più? Questo, che lui abbia creato un universo tutto suo. I suoi personaggi non vivono solo nella durata di un libro, da pagina I a pagina 300, ma attraversano in continuazione tutta la sua opera, da pagina I a pagina 20.000, come i membri di una stessa famiglia, uniti dai legami del sangue e della carne. Quali sono secondo lei i cinque più grandi narratori americani? Mark Twain, Herman Melville, Theodore Dreiser ... Mi è difficile fare il nome degli altri due: potrei citare le opere di diversi scrittori di primo piano. Ricorderò solo quelli che mi hanno fatto più impressione, che forse hanno avuto qualche influenza sulla mia formazione e che ancora mi piace rileggere: intendo dire Willa Cather, Sherwood Anderson, Sinclair Lewis. Invece, a mio parere, Hawthorne e James non possono esser considerati veri scrittori americani: essi si riallacciano come Poe a una tradizione europea. Non sono americani nel senso che non furono nutriti e non si svilupparono in una cultura completamente indigena, come per esempio avvenne per Whitman, per Mark Twain e per il poeta Cari Sandburg. Lei ha citato Mark Twain prima di ogni altro scrittore americano, prima ancora di Me/ville. Può dirci la sua opinione su Mark Twain? Secondo me Mark Twain fu il primo vero scrittore americano e tutti noi che siamo venuti dopo siamo suoi eredi e discendenti. Prima di lui non esisteva una letteratura che potesse davvero chiamarsi americana, anche se molti erano gli scrittori che si dicevano americani. In realtà la cultura, la tradizione di questi scrittori, era di origine europea. Solo con Twain e con Whitman, furono gettate le basi di una vera, originale cultura americana. Naturalmente Whitman venne prima, cronologicamente, ma Whitman era uno sperimentatore il quale aveva intuito che poteva esserci una vera letteratura americana. Twain fu il primo che sviluppò la sua opera nella certezza che c'era una cultura americana, e si trovò lui stesso a esserne parte. Perciò egli è per me il padre della letteratura americana, anche se cronologicamente non viene per primo. In una conferenza da lei tenuta ad un gruppo di studenti americani, lei affermò che, secondo la sua opinione, Thomas Wo/fe doveva essere considerato il primo fra tutti gli scrittori americani suoi contemporanei. Può dirci su che cosa è basato questo suo giudizio? Sulle seguenti considerazioni: io penso che il lavoro da me finora compiuto non è stato mai pari a quello che speravo, e per questa ragione ho sempre cominciato a scrivere un altro libro. Se uno scrittore potesse scrivere un libro pari alle sue speranze, forse smetterebbe di scrivere. Ma ciò non accade mai, ed egli prova sempre di nuovo, e comincia .a pensare al suo lavoro come a una lunga serie di fallimenti, voglio dire che ogni suo libro è il meglio ch'egli può dare, ma nessuno raggiunge la perfezione sperata, e tutto ciò che resta al di qua della perfezione può essere considerato, in vario grado, un fallimento. Mi fu domandato in occasione di quella conferenza di esprimere un giudizio sui miei contemporanei, e precisamente su Hemingway, Dos Passos, Caldwell, Thomas Wolfe, e io risposi che l'unico metro con cui potevo giudicarli era quello dell'importanza e magnificenza del loro fallimento. Così dissi che collocavo al primo posto Thomas Wolfe, perché egli aveva tentato piu arditamente d'ogni altro di portare a termine un'impresa che sembrava ed era impossibile, che mi collocavo io stesso al secondo posto, perchè dopo Wolfe ero io quello che aveva tentato con più coraggio di fare ciò che era superiore alle mie forze; che per ultimo collocavo Hemingway, perché egli aveva trovato abbastanza presto quello che era in suo potere di fare, ma era rimasto entro quei limiti senza tentare di superarli. Questo mio giudizio, evidentemente, non aveva nulla a che vedere col valore intrinseco dell'opera degli scrittori, ma era solo relativo a ciò che ho chiamato la grandezza, lo splendore del fallimento. Con questo metro di giudizio, qual è dei suoi libri quello che lei ama di più, quello che reputa il migliore? L'ho già detto: L'urlo e il furore è stato il mio più coraggioso fallimento. Dopo quello che ha dello, sarebbe interessante conoscere la sua opinione su Hemingway. Uno scrittore di prim'ordine, un uomo che sa molto bene come deve fare ciò che vuole e può fare. Il suo stile è perfetto nel senso che è perfettamente adeguato a quello cui deve servire. Hemingway può sempre controllarlo, non glì prende mai la mano. A mio parere, può essere chiamato perfetto quello stile appunto che un uomo può usare con esattezza, senza mai fallire. Ed è proprio quel che avviene con Hemingway. Stando al suo metro di giudizio, questo significa che il mondo di Hemingway è limitato e angusto? Significa che Hemingway non ha mai osato uscir fuori dai confini di quello che poteva
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