Humphrey Bogart e Elisha Cook Jr. in 11grande sonno (1946), sceneggialo da Faulkner. e può certamente sbagliare, scrivere sempre peggio, ma insomma, è lecito aspettarsi che possa 111 scriver meglio o eguagliare quello che ha già scritto precedentemente, anche se non sempre questo avviene. Il film, non essendo un'opera individuale in tutto e per tutto, non autorizza queste aspettative. Quali sono adesso i suoi rapporti col cinema? A dir la verità, io non prendo troppo sul serio il cinema americano. Ho una specie di accordo con uno dei miei amici produttori di Hollywood. Quando io ho bisogno di denaro mi faccio vivo. Quando è lui che ha bisogno di un soggetto o di una sceneggiatura, si fa vivo lui. Ma tutto questo io non lo prendo troppo sul serio. * * * Dopo quanto ci ha detto sulle sue esperienze di sceneggiatore e ogge11istacinematografico, vorremmo domandarle come si svolge invece la sua vita di scrillore, che è quello che pili ci interessa. Veramente io non sono uno scrittore nel senso che dice lei. La mia vita aveva una sua forma prima ancora che io cominciassi a scrivere. lo sono un contadino. La mia vita è tra i campi, mi piace allevare i cavalli, e a queste cose dedico la maggior parte del tempo. Cominciai a scrivere semplicemente perchè mi piaceva, e ora ho raggiunto l'età in cui lavoro solo quando il tempo è cattivo. Se c'è il sole me ne vado fuori, se invece piove entro in casa e mi metto a tavolino. Così la mia giornata è divisa tra i campi e lo scrivere, ma scrivo solo quando me ne resta il tempo, e quando ho qualche cosa da scrivere il tempo lo trovo sempre. Comunque "fare lo scrittore" non è tutta la mia vita. Scrivere per me non viene prima di tutto il resto. Le piace andare a caccia? Certo, e lo faccio spesso, ma la mia vera passione sono i cavalli. Anche nei suoi libri si parla di cavalli. Si, nel Borgo per esempio. lo credo che proprio da essi ho imparato ad avere simpatia per creature non intelligenti e furbe come l'uomo, a provare pietà e solidarietà per le creature indifese. Anche Shenvood Anderson aveva per i cavalli questo stesso senlimenlo. E per conlinuare a parlare di animali, c'è un suo racconlo intilolalo L'orso che lei scrisse nel 1943 e su cui mi piacerebbe senlire il suo commenlo. Quella è la storia non solo di un ragazzo ma di ogni essere vivente, nel momento della crescita, quando impara a competere col mondo. Il ragazzo impara da quell'orso qualcosa che riguarda il mondo e gli altri esseri umani, impara il coraggio, la pietà, la responsabilità. Così il racconto rappresenta l'iniziazione di un ragazzo alla vita e alla natura, la sua scoperta del mondo, della vita. L'orso allora è un simbolo? Sì, anche un simbolo della natura in un'epoca come la nostra in cui la natura in un certo senso sta per essere distrutta, di una natura che include indifferentemente il bene e il male. Alcuni critici trovano che i suoi personaggi non scelgono mai consapevolmenle Ira il bene e il male. La vita non è interessata al bene e al male. Don Chisciotte si trovava continuamente nella situazione di scegliere tra il bene e il male, ma questo gli accadeva soltanto quando sognava. Quando entrava nella realtà, era troppo occupato a lottare, a prendersela con questo e con quello per aver il tempo di distinguere tra il bene e il male. Finchè ci muoviamo nella semplice dimensione della vita, dobbiamo dedicare il nostro tempo semplicemente ad esser vivi. La vita è movimento e il movimento è riferibile solo a quelle cose che danno una spinta all'uomo, e cioè il potere, l'ambizione, il piacere. Tutto il tempo che l'uomo dedica alla morale dev'essere per forza sottratto da quel movimento di cui egli è parte. Presto o tardi, egli è obbligato a scegliere tra il bene e il male, perchè la sua coscienza lo pretende per permettergli di vivere con se stesso. Così la morale diventa la maledizione che egli è obbligato ad accettare dagli dei per poter avere da essi il diritto di sognare. Po1rebbe spiegare che cosa inlende per movimento, nei riguardi dell'ar/ista? Lo scopo di ogni artista è di fermare il movimento, che è la vita stessa, come è, indifferente al bene e al male. Deve farlo con mezzi artificiali e fermarlo in modo che cent'anni dopo, quando un altro uomo vi getti uno sguardo, il moto riprenda poiché quel moto è la vita. L'uomo è mortale, l'unica possibile immortalità per lui è lasciare dietro di sè qualcosa che sia immortale, immortale nel senso che ha un movimento proprio. Prima lei ha nominato Don Chisciolle. Po/rebbe dirci quali sono i suoi libri preferiti? lo non seguo molto la letteratura contemporanea, preferisco rileggere alcuni libri che mi sembrano importanti. Così rileggo Don Chisciolle almeno una volta all'anno, rileggo Moby Dick, Madame Bovary e I fratelli Karamazov ogni quattro o cinque anni, ogni dieci anni rileggo il Vecchio Testamento. Porto sempre con me uno Shakespeare tascabile e lo leggo quando posso, leggo un po' di Dickens almeno una volta l'anno, e lo stesso faccio con Conrad. E quali sono i libri di autori più vicini a noi che preferisce rileggere? Che cosa pensa per esempio di Joyce, di Prous/ e dei noslri conlemporanei? Per me Joyce era toccato dalla grazia divina. Anche Proust ho letto, ma quelli che ho detto prima sono i nomi degli autori sui quali mi sono formato. Quando ho letto Joyce e Proust la mia carriera di artista era forse già fissata, e forse era difficile che restassi influenzato da queste letture. Ma i libri che ho nominato prima sono stati per me fondamentali e sento verso i loro
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