Linea d'ombra - anno V - n. 18 - maggio 1987

ILRE Gai/ Tsukiyama r:! he gli somigliasse se ne accorse una mattina guardando- r..iiil si allo specchio del bagno. Se non avesse intravisto, quasi per caso la faccia dell'altro mentre si accingeva a lavarsi i denti, quella sarebbe stata una mattina come tutte le altre. Strano che non se ne fosse accorto prima, ma del resto lui non era uno che si guardava molto allo specchio e non aveva una buona opinione di quelli che lo facevano. Ma quella mattina c'era qualcosa di diverso. Si costrinse a finire di lavarsi i denti fissando la familiare superficie scheggiata del lavabo, piuttosto che guardare di nuovo lo specchio. Solo dopo aver finito tutte le sue abluzioni rialzò lentamente lo sguardo. Era innegabile, la somiglianza era evidente: la stessa oscurità dello sguardo, il gonfiore degli zigomi e delle labbra piene. Ora era stupito di non essersene mai accorto prima. Aprì di colpo l'armadietto e passò in rassegna i flaconi e i vasetti ordinatamente allineati sugli scaffali di vetro. Dietro l'alcool canforato trovò subito quello che cercava, il barattolo della vaselina. Era fiero della propria capacità di tenere tutto in ordine. Tutta la sua vita era organizzata in maniera impeccabile. Tuffò le dita nella vaselina e ne tirò fuori quanta ne bastava per darsi una bella lucidata ai capelli. Era l'atto più impulsivo che avesse mai compiuto da parecchi anni a quella parte. Mentre si strofinava la sostanza oleosa tra i capelli, un brivido di eccitazione gli corse lungo la schiena. Fece un passo indietro, afferrò il pettine e cominciò ad acconciarsi i capelli nella stessa maniera del Re. Da quella mattina cominciò a farlo regolarmente. Aveva anche acquistato della tintura per capelli per coprire quel tanto di grigio che aveva sulle tempie, e tutte le sere, dopo una cena leggera, si chiudeva nella stanza e si trasformava nel Re. In un cassetto della scrivania teneva un pacco di foto del Re e le studiava con attenzione. Si lasciòcrescerecapelli e basette per adattere meglio la sua pettinatura a quella delle immagini. Fu una metamorfosi lenta e graduale, ma ogni giorno che passava si sentiva sempre più sicuro della riuscita. Anche gli altri cominciarono ad accorgersene. Alcuni conoscenti, gente che incontrava per lavoro, cominciarono a rivolgerglicommenti pieni di sorpresa. Pensava che fosserocolpiti dal cambiamento. Si mise a fare lunghe passeggiate per controllare le reazioni che suscitava: la gente per la strada cominciava a voltarsi per guardarlo meglio. Ci fu addirittura una donna che lo pedinò per diversi isolati, prima di rinunciare all'inseguimento. Una sensazione che non aveva mai provato in vita sua. Il resto della metamorfosi avrebbe dovuto svolgersi molto più lentamente: la maggior parte della sua vita da adulto era stata caratterizzata dalla solitudine, e ora che aveva passato da un bel pezzo i trent'anni, quest'improvvisa rivelazione aveva su di lui un effetto inebriante. L'ordinarietà e lo squallore del passato non erano più al centro dei suoi pensieri; ora si concentrava sugli avvenimenti del nuovo futuro che gli si schiudeva davanti. Ripulì lo scaffale di un negozio di tutti i dischi del Re e cominciò ad ascoltarli, dal momento in cui rientrava in casa fino a quando cadeva addormentato. Certe volte cantava insieme al disco, sforzandosi di fare la voce bassa e di dare alle BibliotecaGino Bianco parole l'inflessione giusta. Gli ci vollero mesi per ottenere.la tonalità adeguata. · Da qualche solenne profondità era emersa per lui questa opportunità di condurre una nuova vita, la vita che avrebbe dovuto fare sin dal principio. Per tanto tempo non aveva vissuto che a metà, come uno zombie. r., otrebbe farmi confezionare un costume come quelillsto?" Il vecchietto cui aveva rivolto la domanda fu costretto a inforcare gli occhiali per esaminare la foto. Aveva trovato quella vecchia sartoria teatrale nella Sesta Strada, un piccolo negozio polveroso e ingombro che era riuscito chissà come a sopravvivere a giorni migliori. · "Così lei vuol fare il Re, eh?" disse infine il vecchietto,dopo aver fissato la foto per diversi secondi. "Ho solo bisogno di questo costume!" Arrossì leggermente nel pronunciare queste parole. C'era qualcosa nel vecchietto che lo metteva a disagio. · "Per una festa mascherata, immagino." "No ... cioè sì, una festa tra colleghi." Aveva aggiunto questa precisazionenella speranza di guadagnare credibilità agli occhi del vecchio. "Perché non lo prende in affitto, allora?" Non sembrava ancora convinto della sua spiegazione. "Tra l'altro le costerebbe. molto meno." "Non importa il prezzo, e poi lo voglio tenere, non si sa mai... un domani potrebbe servirmi ancora." "Lei non è un attore, vero? Una volta facevo i costumi per un'attrice famosa. Sa quella bionda ... come si chiamava, con un petto così... Gloria qualche cosa ... " "Senta un po', io ho fretta, me lo può fare o no questo costume?" Il vecchietto lo scrutò attentamente. "Certo che posso farlo, io posso fare qualsiasi cosa. Però le costerà un bel po', e poi mi ci vorranno almeno tre settimane, c'è un sacco di lavoro da fare a mano." "Va bene, allora torno tra tre settimane." "Un momento, bisogna che mi lasci un anticipo, se proprio ci tiene tanto. Che me ne faccio io, se quando l'ho finito lei decide di non volerlo più? E poi ho bisogno di prenderle le misure, mica Io posso fare a occhio!" Tirò fuori un pezzo di carta e ci scrisse su la taglia degli abiti che indossava più le altre misure che aveva preso a casa. Poi sfilò dal portafogli un biglietto da cento dollari e lo mise sul bancone. "Le bastano, per convincerla che faccio sul serio?" chiese, spingendo la banconota e il biglietto con le misure verso il vecchio. "Sì, adesso va bene." Il vecchio riempì attentamente una ricevuta e gliela porse. "Ha preso la foto?" "Ce l'ho qui." Il vecchio si battè il taschino della camicia con fare rassicurante. "Siamo intesi allora: uguale a quello della foto." "Ho capito, ho capito. È curioso, più la guardo e più mi

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