Linea d'ombra - anno V - n. 18 - maggio 1987

LACOLPA Hans Sah/ ~ anders era in città per una lettura delle sue opere. ~ Non volevo incontrarlo. Ero stato incaricato di scrivere su di luied evitai il suo sguardo quando mi passò accanto lungo il corridoioper salire sul podio. Leggeva molto bene, con una voceleggermente velata che è spesso tipica di chi è malato ai polmoni.Tuttavia chiara e decisa. Gli applausi furono molti. Alla finemi affrettai verso 1 'uscita, ma venni fermato da Lewitaschemi chiese se non volessi conoscere Sanders. "Oh, lo conoscogià da tempo" gli dissi, e mi feci largo attraverso la follachecercava di uscire. Sulla porta lanciai un'ultima occhiatae notai il suo volto pallido, sempre un po' serio, ma questa voltasorridente, che scompariva in mezzo a teste di ragazze, mentre si chinava per firmare i libri che gli venivano passati. Fuoric'era un mondo senza Sanders. Andai a Times Square, mi comprai un giornale ed entrai in una cafeteria per mangiare qualcosa. I cibi in una cafeteria non sono che i ricordi tenuti in caldo di qualcosa che una volta era pollo, manzo, vitello o pesce.Le verdure sanno di ospedale e di dieta senza sale, il dessertdi saccarina e di coloranti, come pure gli intrugli variopinti che vengono messi sul vassoio con noncuranza. Cercaiun tavolo, spostai i piatti con i resti di lische di pesce, di ossi di pollo rosicchiati e di croste di pane e mi misi a leggerementremangiavo a cucchiaiate una zuppa di piselli. Trovai quellochecercavo, una, foto di Sanders con l'annuncio della serata di lettura che nel frattempo era già stata tenuta. Doveva essereuna foto molto vecchia, perché vi appariva esattamente come 25 anni prima quando lo conobbi al "Weisser Wind" di Zurigo. Il partito mi aveva mandato a quel tempo nel sud della Svizzeraper prendere i contatti con i compagni esuli italiani, e Sandersera giunto attraverso un percorso da noi organizzato, che passava per le montagne sul Lago Maggiore fino a Brissago,dove aveva trovato rifugio presso un fabbricante svizzerodi spirito umanitario. La zuppa di piselli era buona, incredibilmente, e dopo aver preso ancora del formaggio e del budino con panna montata mi concentraisu come iniziare l'articolo su Umberto Sanders. La prima frase era sempre stata un problema per me e ricordo bene che, giornalista alle prime armi; riempivo spesso fino all'alba dozzine di fogli con "frasi iniziali", che poi immancabilmente cestinavo, fino a quando un collega più esperto mi dette un consiglioper guarire dal mio trauma: non importa come e dove inizi. Puoi anche cominciare a scrivere la fine o la parte centrale, ché il resto viene fuori da sé. Questa volta però le mie difficoltà erano di tipo rarticola1 re. lo e Umberto eravamo stati buoni amici. Mi piacevano i suoi libri, specialmente il primo, che aveva scritto ancora in Italia, un romanzo su un paese in rivolta, carico di dolore e di pessimismo sulla possibilità di insurrezioni rivoluzionarie. Umberto fu il primo a uscire dal partito, molto prima che noi seguissimoil suo esempio. In esilio non si può restare a lungo da soli. li partito ti offre caldi rifugi, protezione, una seconda patria. Dà agli smarriti la sensazione di appartenere a una grande comunità che abbraccia il mondo intero, la sensazione che chi ne fa parte non si sentirà mai solo. In effetti il partito faceva qualcosa per la propria gente. Secondo il principio che BibliotecaGino Bianco l'essere determina la coscienza, il partito distribuiva ai membri dell'associazione scrittori che a esso aderivano tessere annonarie per la mensa nei pressi della Gare Montparnasse, una istituzione a scopo caritatevole per gli artisti bisognosi di Parigi. Indimenticabile fu il giorno in cui arrivarono da Mosca i pacchi di generi alimentari preannunciati già da tempo. Ogni pacco veniva da un famoso scrittore russo, portava come indirizzo l'indicazione di "Combattente per la libertà in esilio" ed era pieno di cose eccellenti: da lardo, salsicce e conserve a pesce, carne e caviale in scatola. Chi poteva sottrarsi a una simile formazione della "coscienza", chi? Mangiammo a sazietà, fino a sentirci male, e alcune settimane dopo mandammo i nostri ringraziamenti agli eminenti benefattori. Nel mio caso al compagno Tretjakov, un grande drammaturgo che poco tempo dopo venne liquidato da Stalin. Penso che ci siano tre fasi nell'evoluzione di un marxista in un antimarxista. Nella prima si considera Stalin responsabile degli errori del marxismo, nella seconda Lenin e nella terza lo stesso Marx. Avevo appena superato la fase uno, mentre Umberto si trovava già metà strada tra la fase due e la fase tre. Fu uno dei primi a sognare una rinascita del socialismo dallo spirito del cristianesimo. Impresse alla parola il senso di una vita esemplare. I rivoluzionari dovevano condurre un'esistenza monacale, ascetica, povera, in chiese oppure in comuni, dove celebrare messe socialiste o riti di consacrazione. Non dovevano essere cospiratori, ma apostoli di un nuovo vangelo dell'umanità. Ma perché restare ancora seduti in questa orribile cafeteria, dove già mettono le sedie sopra i tavoli e il nottambulo non ha ancora finito di bere il suo caffè che viene quasi afferrato alle spalle? Andiamo piuttosto a casa mia. Ho scoperto un vino californiano niente male. Così posso raccontarvi meglio come giunsi alla rottura con Umberto Sanders. Che cosa avrebbe potuto davvero rimprovarmi? Di non essermi curato di lui, quando si trovava nella sua camera d'hotel a Parigi colpito da emottisi? Il partito, dal quale era uscito, lo aveva espluso e il dottore che avevo chiamato si rifiutava di curare un "traditore". Lo riferii a Umberto al telefono. Gli dissi anche che in quel momento non ero ancora pronto a rompere completamente con il partito. No, non era certo per i pacchetti di beni alimentari, per carità. Ci sarebbe piuttosto qualcos'altro da considerare. Forse non avevo ancora raggiunto la fasse due o tre, e lui stesso aveva impiegato anni per la sua decisione ecc. ecc... Rimase in silenzio per un attimo e poi replicò: "Dunque tu non vuoi aiutarmi? Adesso è chiaro cosa fa il partito di uno che una volta è stato un uomo onesto" e riattaccò. Ora capite certamente perché mi sia così difficile scrivere su un foglio una prima frase su Umberto. Sapevo da tempo che sarebbe venuto a New York, e più il giorno si avvicinava più ne avevo paura. Avevo tradito un amico, e anche se nel frattempo ero giunto alle conclusioni che Umberto aveva già tratto allora, avevo però fatto qualcosa cui non si poteva più rimediare. Mi odiavo e lo odiavo, perché era stato lui il motivo dell'odio che provavo nei miei confronti. Vi piace, per inciso, il vino californiano? Niente male, vero?

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