4 glieli perdonino! Il modello non dichiarato è il Mailer del Nudo e il morto, ridotto bensì a telefilm o anzi a fumettaccio rambesco. Con un Rambo buono e uno cattivo, e un fesso in mezzo che sarebbe l'innocenza. Si discute molto sul bene e il male e sulla condotta della guerra, ma mai nessuno si domanda, tantomeno il protagonista e per lui il regista, perché si sia finiti lì, in Vietnam, e se ha.senso il combattervi. In Salvador si arrivava, pur nell'efficacia di una denuncia visiva dell'imperialismo, a ipotizzare un imperialismo buono contro uno cattivo. Ingenuità yankee? Avremmo potuto crederlo per bontà, se non avessimo visto piovere su Platoon, sulla sua difesa del Rambo buono una pioggia di oscar. (E no, di film sul Vietnam ce ne sono stati di ben migliori, Cacciatore compreso e per tacer di Coppola .... ) Un oscar puttanesca è piovuto anche sulla testa della sordomuta Marlee Matlin interprete del Bacio Perugina intitolato Figli di un dio minore. Nessuno, e neppure una nomination, ne ha avuto (e potrebbe avere) True stories di David Byrne, un film, ceno, meno "professionale" ma certamente il miglior film americano che ci sia capitato di vedere da molto tempo in qua. Con la nonchalance e l'assenza di aggressività di un saggio, senza bisogno di indulgere in sovraccarichi e cattiverie, Byrne - uomo di punta dei Talking Heads - ci ha dato un gioiello della sociologia americana di grande scuola (filone Veblen, Riesman, Mills, e gli studiosi delle little towns di una volta) e ha rifatto a suo modo - nel modo giusto - Dallas e Picnic, Wenders e T. Wilder, e perfinoWinesburg, Ohio, e Spoon River. Non c'è bisogno di infierire, non c'è bisogno di lamentarsi: basta mostrare, da ciceroni un po' neutri, come va il mondo. Come va la piccola borghesia benestante (benessere tecnologico, viene dai microcomputer) di una provincia USA che ben somiglia, sempre di più a tutta la provincia del benessere, anche qui: Lucca o Vigevano o Caserta o Treviso o Cuneo o Perugia o Enna, non cambia .... Questa folla è sempre piu solitaria, nel suo consumismo; è sempre più matta o scema, ma in modi rigorosamente solitari e spe//acolari. Non ci sono più le kermesse ma i Portobello, a costituire il momento collettivo, la festa. E quasi genialmente (nel modo in cui poteva essere geniale il giovane Brecht al tempo dell'Opera da tre soldi) è una canzone a esprimere il Senso del Tutto: a ripetere la Grande Lamentazione Americana della Folla Solitaria. Che ce ne fotte di Giustizia e Libertà? L'unica cosa che vogliamo è Qualcuno Che Ci Ami. Questa è l'America, signori, da cui nascono disastri ecologici o Vietnam, atomiche o film per i critici del "Manifesto". Ma questa, signori, se sapete guardare, è anche l'Italia. Abbonatevi a Linea d'Ombra BibliotecaGino Bianco EDITORIA NOTIZIEDA LENTINI IncontroconSebastianoAddamo a cura di Salvo Mizzi Dopo le recenti affermazioni dell'editoria palermitana - Selleria, Novecento-, una nuova collana di narrativa, saggistica e poesia curata da Sebastiano Addamo, edita da Tringale (Catania) e distribuita da Garzanli, viene a colmare un vuo/o, l'esigenza sempre più forte di una quali là diffusa di nuovi pu111idi riferimento nel e per il meridione. Da quanto tempo insegue queslo proge110, quali difficoltà ha inconlralo? li problema principale è stato psicologico, passare dall'ideazione all'attuazione; ci è voluto un anno. GRAZIA OIBRCHI Ba&la pocop r&Bnfir&i &ol TRINGALEEDITORE Come ha fallo a lrovare un editore disposto ad ascollarla, a bui/arsi in una inizialiva che, come lei sa, repelle di solito ai piccoli edi1ori siciliani? L'editore Tringale è giustamente - come tutti gli editori - uno che tende a guadagnare; l'editoria è un'attività basata sull'impiego di capitali e bisogna capirlo. Devo dire però a suo merito che sono riuscito a impegnarlo non solo a non guadagnare, ma a perdere. Un'altra garanzia che è stata necessaria era l'impegno alla pubblicazione di almeno dodici volumetti, perché non posso consentire che l'attività si interrompa; l'impegno non è solo tra me e l'editore, ma anche tra me e gli autori. Insomma è una collana che nasce già in una prospettiva di perdita; come diceva Pound delle iniziative di Scheiwiller padre: è un 'impresa che garantisce una perdita assoluta. Che scopi si prefigge la collana? Puntiamo intanto al testo, alla qualità riconoscibile delle pubblicazioni.La collana è una collana di scrittura letteraria e scrittura letteraria sono il saggio, la poesia, la narrativa. Vorrei creare attraverso la scrittura saggistica una dialettica in cui le forme dello scrivere si facciano complici o nemici: che non rimangano, in ogni caso, elementi separati. Può cercare di spiegare i crileri di scella dei tes1i? Come ci si arriva? Non vi sono linee prestabilite o poetiche pregiudiziali; si tenterà di impiegare quanto è nuovo, quanto esprime un'urgenza sia sotto la specie della forma che del contenuto, quanto fa andare avanti. C'è uno spartiacque però che non si intende superare, ed è quello che distingue l'avventura dello scrivere dalla scrittura avventurosa: i dadaismi di ritorno, certe posizioni solenni e misteriche, le trionfalistiche esposizioni di un lo che poi si porta dietro vecchie e noiose proposte sentimentali, tutto questo ha già prodotto mortale stanchezza. Vogliamo dare un 'occhiata ad alcuni di quesli dodici volumi? Inizio con Sergio Failla, poeta assolutamente inedito, e con la sua raccolta Fragma, che mi fa pensare a Gadda e a Beckett; poi Pensiero es/remo di Lucio Klobas, che aveva già pubblicato due racconti con la Società di Poesia, Crude/là men/aie, dalla prosa secca e beckettiana. Grazia Cherchi col suo Basia poco per sen/irsi soli - una spia del Palazzo letterario, scrittura concisa, irta, asciutta, anche se nell'ultimo racconto del libro esce un po' dalla sua misura consueta e lascia intravedere un movimento verso altre forme, più morbide, crepuscolari. Sempre per la narrativa, un racconto di Felice Del Vecchio, che vinse anni fa un Viareggio con La chiesa di Canne/o, un libro felice, un buon libro nella misura del suo tempo. Il racconto che pubblicheremo è impostato su una forma di narrativa tradizionale, anche perché intendo dare spazio a narratività diverse. Per quanto riguarda la saggistica, apre Tabucchi con alcuni brevi saggi sulla letteratura sudamericana; poi testi di Manlio Sgalambro, di Salvatore Silvano Nigro e di Maria Attanasio, che pubblicherà un insieme di saggi sui poeti siciliani contemporanei da Quasimodo in avanti. Lei è scrillore e poeta di una ceria fama; adesso non prova un cerio imbarazzo a passare dall'al!ra parie, diciamo da scrillore a coordinatore, organizzatore? Ho sempre avuto una certa tendenza ad organizzare per rafforzarmi, cioè per togliermi dall'isolamento in cui mi trovo. Non mi sento quindi dall'altra parte. Quando esamino un testo lo faccio con l'animo di confrontarmi con l'autore; mi limito ad esprimere le mie opinioni, una volta che condivido la sostanza del testo. Cosa vuol dire lavorare in provincia? Lavorare in provincia significa non sapere mai quello che si fa. Capita insomma che non ci sia nessuno con cui poter veri fica re; è l'inesistenza di quel minimo di società culturale con la quale tentare le verifiche. lo abito a Lentini, e non esco mai. Cosa dovrei fare? Dove dovrei andare e a vedere chi? Anche curando una collana come questa si
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