deoart. Sono cambiati, infatti i cosiddetti video più lenti, in cui il tempo viene "stirato" volontariamente. Se lo si fa, lo si fa con una precisione molto maggiore: la struttura temporale e tematica ne risulta notevolmente più cesellata, più curata. Un'altra distinzione è operabile tra le produzioni delle diverse nazioni: in America ha la meglio il carattere dell'intrattenimento, l'aspetto più "spettacolare" del video; in Germania, Italia e Francia invece è molto più forte la componente letteraria, personale. In Francia predomina la tendenza verso il narrativo. In Italia si valorizza il rapporto tra video, danza e spettacolo. In Germania non vi sono aspetti particolarmente dominanti. C'è già un tentativo da parte della critica e degli operatori culturali, di riconoscere allaforma della videoart un 'autonomia e un valore espressivo effe11ivi? Certamente. La videoart avrà una propria sezione all'interno della prossima edizione di "Documenta", la più importante rassegna di arte moderna nel mondo, che si terrà a Kassel. Oltre a occuparmi dell'organizzazione di tutta la rassegna, sarò il responsabile per la parte riservata ai video. Ci sarà dunque una videoteca, che avrà il compito di riunire le produzioni video più interessanti negli ultimi cinque anni. Saranno scelti cinquanta video di diverse nazioni. Il comitato organizzativo sarà composto da critici provenienti da tutto il mondo. La rassegna ha inizio dal 12 giugno e terminerà il 20 settembre. Tutti potranno constatare di persona quanto differenziate siano le sfere di azione della produzione videoartistica. Saranno comprese anche, ad esempio, delle videodocumentazioni che grazie alla loro intensità sono da considerarsi artistiche come anche video tipo O Superman di L;urie Anderson, dai quali non è possibile prescindere; o produzioni estremamente elaborate grazie a mezzi elettronici, quali i video di Adam Schwitter, che sono brevissimi ma comunque di indiscutibile valore estetico. Quali sono le nazioni più rappresentate? Indubbiamente, la nazione guida, in questa ottava edizione di Documenta, rimane l'America. Ottima anche la produzione tedesca. Quanto al Giappone, siamo tutti rimasti un po' delusi. Tre video saranno di artisti giapponesi, per quanto nell'insieme la videoarte in Giappone si riduca a esperimenti di ordine meramente tecnico. La creatività si esplica prevalentemente su un piano tecnico. BibliotecaGino Bianco Core/on (/010 di Paolo Pellion di Persano) MUSICA Al CONFINIDELROCK Renato Striglia Dopo il successo della passata edizione Bari si sta preparando a rimettere in cantie'. re quel "Festival delle musiche possibili" che portò lo scorso anno nell'attenta città pugliese diversi artisti operanti nel campo della sperimentazione sonora. La manifestazione si chiamerà "Time Zone 2", forte del successo 011enuto nella pas ata stagione quando, per cinque giorni consecutivi, si tennero tre concerti al giorno nei teatri cittadini. La cooperativa Aerostato e il Comune cli Bari stanno ultimando le trattative per "Time Zone 2''. Lo scorso anno i nomi di spicco furiono Penguin Café Orchestra, Jon Hassell, Michael Brook, Bill Laswell e altri ancora. Quest'anno sarà Brian Eno con la sua mostra di video-sculture ad aprire la manifestazione, sfumata la possibilità di sentire Philip Glass che pare verrà in Italia a dicembre, si potranno ascoltare Peter Gordon, Meredith Monk, Virginia Astley, Terry Riley, Arto Lindsay in coppia con Don Cherry, Phil Manzanera, Adrian Belew David Zorn, John Mc Laughlin, Bill N~lson con Holger Czukay, e altri ancora. Gli artisti che hanno partecipato, o parteciperanno, a questa iniziativa appartengono quasi tutti alla categoria di musicisti che, pur attratti dalla ricerca e dalla sperimentazione, hanno abbandonato i ghetti universirnri della musica per pochi eletti, tentando d1 allargare le proprie proposte verso più larghi consensi. La loro si può considerare musica cli confine, e "se i confini sono quelle linee immaginarie che si concretizzano con la violenza" questi suoni rifiutano la violenza e i confini stessi. Anzi rovesciano il con- ~etto favorendo un approccio "amorevole". E questo, ad esempio, il fattore caratterizzante del progetto Lovely, nato a San Francisco sul finire degli anni '70. La Lovely Music è parte di una organizzazione fondata per aiutare artisti d'avanguardia dei vari campi espressivi. L'organizzazione non ha scopo di lucro e collabora con il prestigioso Mills College, fornendo studi di registrazione e possibilità cli incidere dischi a prezzi irrisori. Gli artisti Lovely lavorano proprio nell'ambizioso tentativo di abbattere i confini tra i generi musicali. Rock, jazz, musica colta_e popolare, vengono sezionati e ripropoSII con un gusto amorevole, gli stereotipi stessi della musica d'intrattenimento si dimostrano un ottimo veicolo per le incursioni sperimentali di questi insoliti musicisti. Peter Gordon, Blue Gene Tyranny, Phil Armonie usano la classica canzonetta americana magari per stravolgerla con strutture tipiche delle composizioni d'avanguardia; i più anziani David Behrman, Gordon Mumma, Robert Ashley privilegiano situazioni quotidiane - si pensi al bar delle Pe1fect Li- · ves di Ashley - per ambientare le proprie sperimetanzioni, sonore o linguistiche che siano.· Questi signori non si spaventano a dire che apprezzano Cindy Lauper e lo fanno con il sorriso sulle labbra, d'altro canto lo stesso Miles Davis, che in quanto a lungimiranza non scherza affatto, ha incluso Time After Time in uno dei suoi ultimi dischi. Viene a mancare finalmente la seriosità che per decenni ha ammorbato buona parte della musica colta: il rock viene considerato la musica popolare dei nostri giorni, sorta di linguaggio candidato a quella universalità da più parti sbandierata ma mai raggiunta. Pregio del rock stesso è proprio quello di accogliere queste diversità, permettendosi di spaziare dalla canzoncina formato San Remo al minimalismo di un Philip Glass, da Loredana Bertè a Terry Riley, in un insieme impossibile quanto affascinante. Date a Cesare ciò che è di Cesare, e sarà il pubblico del rock, indeciso tra la imm_inente tournée degli U2 e i cinque giorni di Bari, a prestare orecchio a quelle trasformazioni che forse un giorno potranno portare alla scomparsa dei con fini e delle definizioni stesse. * * * 51
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