Linea d'ombra - anno V - n. 18 - maggio 1987

BibliotecaGino Bianco PRIMASI LAVORAVA CANTANDO Franco Ungaro Sarà poi vero che "il villaggio tecnologico" ha assorbito dispoticamente ogni forma di comunicazione e d'esistenza? Quante periferie lascia inesplorate? Quanti segreti inviolati? Tante, supponiamo, Come questa, tipica "da provincia". E nel nostro caso si tratta della provincia meridionale. Dove, seguendo strane e del tutto casuali tracce, siamo stati conquistati da Francesco Rossetti, nàvantenne, di Uggiano Monte/usco, frazione di Manduria, provincia di Taranto, una città con inappagate pretese di capitale industriale del Sud. Scultore? Pittore? Attore? Poeta? Un po' di tutto. Ispirato ed efficiente, ha smesso di J are il finanziere, il muratore, il contadino, e da allora è entrato in una sorta di felice trance creativa che non lo ha più abbandonato. Col legno, la terra, la calce, la paglia, la pietra popola lo spazio di grandi eroi rubati alla Storia e alla Letteratura (Giulietta e Romeo, Rasputin, la Sibilla di Cuma, Caronte, Marx, Renzo e Lucia, Cristo). Ma soprattutto rubati alla Natura: galli, uccelli fantastici, cani, rospi, tartarughe, lonze, ricci, soli, lune e mezzelune. Tutte forme appena accennate, suggerite con sacrale rispetto e schiva venerazione. "Ciò che vedi è una fantasia mentale. lo stesso mi meraviglio. Che mi è venuto in mente? Delle volte la notte mi arriva un'immagine. Mi sveglio e non aspetto altro che di venire a vedere S. Martino. Un pezzo di pietra. Oppure il legno. Qualcosa deve nascere, dico. Loro comandano, a loro devo ubbidire. Alla fine io stesso dico: cosa ho fatto? Non so nemmeno io stesso come ho fatto. In ogni cosa che vedi c'è l'anima ... " Nello scarto tra la condizione di natura e le visioni di un futuro tragicamente "muto", Francesco Rossetti, ultimo erede dei Tiresia, continua a interrogare e a interrogarsi sull'inspiegabile origine delle cose e degli eventi. "Prima si lavorava cantando, ora s'è persa la pace. Stiamo in un benessere che è diventato malessere. Delle volte non riesco a farmi capire. Voglio dire, dire... la vita è bella ma bisogna capirla. La gente invece parla, parla e non ascolta mai niente. È bello quando uno chiede e l'altro risponde". INCONTRI COMEACCOSTARSI ALLAVIDEOART Incontrocon Wulf Herzogenrath a cura di Klaus Davi Wulf Herzogenrath è il maggiore studioso di videoart in Europa, e uno dei più autorevoli nel mondo. Dopo essersi laureato a Bonn in storia dell'arte contemporanea, con una tesi su Schwitters, nel 1973 ha aperto, al Volggang Museum, la prima sezione europea dedicata alla videoart. Nel 1974 a Colonia, ha curato la sezione Videoart ali 'interno della rassegna "Project '74". Nel 1977 ha curato la sezione Videoart della sesta edizione di "Documenta", a Kassel. È autore di scritti teorici sulla videoart e di pubblicazioni su vari videoartisti olandesi, tedeschi, francesi e italiani. L'accostamentoallavideoartdapartedei non-intenditori è spesso contraddistinto da una diffidenza difondo dettata,generalmente, da una certa ignoranza. li problema non riguarda solamente i casuali fruitori di una video composizione, ma anche i critici di mestiere. La videoart · richiede una sostanziale modificazione della propria mentalità ricettiva. Quando per la prima volta mi avvicinai ad essa, dovetti farlo anch'io. Sedersi senza sapere cosa si vedrà è già uno stimolo non indifferente. Se vado a vedere una mostra di cinquecento quadri, in teoria posso anche precipitarmi a vederli tutti nello spazio di dieci minuti, asserendo poi di avere visto tutto. Con un video la cosa cambia. Certo, posso accelerare la velocità del nastro, ma una certa attenzione è indispensabile, per arrivare a un giudizio sensato. Questo richiede più tempo, maggiore concentrazione, nonché la disponibilità a sorbirmi il 95% di cattiva arte, come del resto succede con le sculture e con i quadri. Non posso semplicemente voltare pagina. È evidente che dopo un po' subentra una certa dimestichezza, e dopo cinque minuti di visione, sono già in grado di valutare se la cosa mi interessa o meno. Tuttavia è indispensabile sviluppare una tecnica che si differenzi dalle con uete visite al museo. Se voglio informarmi sul cubismo, vado a vedere determinati musei e leggo determinati libri. Se invece desidero conoscere la videoart, in tutta Europa non esistono più di quattro musei, a Zurigo, ad Amsterdam, a Bonn e Parigi. In quanto a libri e a cataloghi, le cose non vanno molto meglio. Cos'è in definitiva la videoart? È molto semplice: videoart è ciò che degli artisti realizzano con il mezzo del video. Deve essere quindi concepita per il nastro del video, ma non è indispensabile che il filmato venga realizzato per mezzo della videocamera. Alcune produzioni di Gary Shum nel I 970 sono state realizzate con la celluloide, ma l'obiettivo era lo schermo tele49

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