Fo10 di Gianfranco Mazzocchi 30.000), due operatori e studiosi militanti. Il libro si avventura con passo veloce nei territori più antichi della questione (dove incontriamo i contadini dell'antico Egitto, o le riflessioni di Senofonte sui danni delle "arti meccaniche" sul corpo dei lavoratori, o ancora Plinio e, ovviamente, Ippocrate, e così via) e procede con passo più meditato nell'età moderna e industriale fino ai nostri giorni, con ricchezza di documentazione. Fa una certa impressione notare come il problema della salute dei lavoratori sia rimasto per secoli esclusivamente un problema dei lavoratori medesimi e di pochi altri, per lo più medici "umanitari" o accesi dal fuoco della curiosità e della ricerca scientifica. Immersi, come Farinata, nelle arche roventi e produttive della siderurgia o dei petrolchimici, o sprofondati nei budelli delle miniere, gli autori materiali dei "miracoli' industriali ed economici ne anticipavano già, nell'indifferenza generale, il prezzo e le ferite; loro, le loro famiglie, il loro habitat. Eppure, più di qualcuno aveva saputo ergersi dalle arche "col petto e con la fronte/ com'avesse l'inferno in gran dispitto". Il fatto è che la macchina procedeva, insonne e incurante, abbagliando e accontentando i più, e accontentando molti fra gli stessi che vi erano incatenati. Così adesso ha trascinato tutti sulla sua strada in un panorama sempre più simile, ovunque, ai primi dintorni dei poli industriali. Il mondo è così ridotto che si potrebbe ormai dubitare che vi siano quelle differenze nell'esposizione ai rischi che un vecchio trattatista di medicina del lavoro, il Ferrarini, nel 1928, constatava: "non è che la morte batta con piede diverso alla porta dei ricchi ed a quella dei poveri, piuttosto è che le porte dei ricchi sono più fuori mano ed offrono resistenza e sicurezza maggiori, mentre le porte dei poveri sono sulla strada e possono opporre assai scarsa resistenza, anzi talvolta sono aperte addirittura". Il libro di Carnevale e Moriani documenta la storia di questo iniquo bussare, anche se, fermandosi alle soglie dei nostri anni e fissando lo sguardo specificamente all'interno dei luoghi di produzione, non può dar conto anche della catastrofe ambientale esterna, oramai indiscriminata. Essa è, certamente, lo sfondo presupposto dalla ricerca di Carnevale e Moriani, il punto d'arrivo di un tipo di sviluppo che, come ha spremuto e distrutto le energie umane, così ha dissipato le risorse e violentato gli ambienti naturali. In tutta questa vicenda si è in imbarazzo nel decidere che cosa colpisce di più, se il cinismo o la stupidità dei "padroni del lavoro" e dei loro servi amministratori del bene pubblico. Che cosa pensare ad esempio dei redattori del Piano Regolatore Generale del Comune di Venezia del 1962 che al comma 3 dell'art. 15 delle "Norme urbanistico-edilizie" sancisce che a Porto Marghera "troveranno posto prevalentemente quegli impianti che diffondono nel- !'aria fumo, polveri o esalazioni dannose BibliotecaGino Bianco alla vita umana, che scaricano nell'acqua sostanze velenose, che producono vibrazioni e rumori" (sic!)? Cosa pensare di chi ha concepito un tale Piano pur sapendo che Porto Marghera era già, nel 1962, una zona fortemente urbanizzata e popolata, sulle rive di una laguna e sotto un cielo già inquinati dagli insediamenti industriali precedenti? Anche quei redattori vivevano in quei pressi: al cinismo antiproletario univano dunque una overdose di coglioneria. Tant'è: è così dunque - penserà qualcuno - che siamo diventati pionieri, che la gente con ''l'apparecchio" a spasso nei bar ci è da sempre famigliare (si tratta degli operai che hanno avuta la gola incisa chirurgicamente, per asportare dei brutti affari, e parlano solo premendo una macchinetta che dà una rauca sostanza ai suoni flebili emessi) come consueta è la conoscenza di persone a cui è rimasto un polmone soltanto o, ancora, è così che il bussare alle porte di certe malattie, dai nomi altrove rimossi, ci è sempre parso "normale". Del resto, lo dicono anche le statistiche. Una, a cura dello stesso Gianni Moriani, dimostra come avvicinandosi al polo industriale di Marghera il tasso di mortalità aumenta costantemente: nel 1977 (solo dato disponibile, perché queste ricerche sono rare ... ) il tasso di morte per tumore polmonare ogni 100.000 abitanti era di 45,45 nel Veneto, 52, 28 in Provincia di Venezia, 61,76 in Comune di Venezia. Nei pressi di Porto Marghera la mortalità è due volte e mezza piu alta che a Venezia. È la riprova che vi sono poche cose al mondo che condizionano la vita della gente come un Piano Regolatore. È sempre a quel tipo di scelta - si può pensare - che dobbiamo la dimestichezza con piscine stranamente ribollenti, con montagnole di terra dai colori strani, con aiuole sulle quali non cresce l'erba, o con canali inspiegabilmente imbiancati da schiume mai viste. Si credeva che quello lì fosse il mondo e invece, proprio lì, nell'incoscienza collettiva, il mondo stava incominciando a mutare. La terra stava diventando un altro pianeta, come forse solo in quest'ultimo anno ci si sta rendendo conto, soprattutto dopo Cernobyl. Se questo è l'orizzonte, anche il libro di Carnevale e Moriani diventa illuminante, forse più di quanto non fosse nelle intenzioni degli autori, anche per quel che è avvenuto all'esterno della fabbrica nel contesto politico-culturale dell'industrialismo. A quel contesto, fatto di acquiescenze, di fatalismi, non meno che di complicità e di convergenze di mentalità, non sfuggono spesso i rappresentanti ufficiali dei lavoratori. La storia della salute dei lavoratori è stata a lungo, e a volte ancora è, storia del baratto tra salute e iavoro, tra salute e salario. Carnevale e Mariani documentano come solo all'inizio degli anni '60 comincia a manifestarsi una coscienza che si oppone a questo baratto, il quale tuttavia ricorrentemente si ripropone, specie nei punti cruciali di crisi delle singole aziende o del sistema produttivo. Certamente, come si evince anche da questo libro, molto strada è stata percorsa e una diversa e più accurata attenzione è posta al43
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