Linea d'ombra - anno V - n. 18 - maggio 1987

la nostra parte migliore, quella che più a lungo rimane impressa nel gioco salato delle pene, ebbene: chi può dirlo? Una mano sulla spalla, un poco oltre, nelle serene pieghe della notte un rumore ritorna rombando una motocicletta. Sei tu quello che mi insegui per la china del colle e insieme scivolando sul monte di terra accostato al torrente, come un brivido le parole tue le ricordo, come un brivido coglievano così bene le mie paure. Fallo! Ripiega la coscienza, riscopri i gusti tuoi e gli alibi goffi ... le infinite scuse, anche nei pensieri dimenticali! anche se sono come lacrime pesanti, per sempre approdati accanto alla barca celeste chiamata stella ... ormai non c'è voce che il vento possa condurre al mio fianco né tempi, né intervalli solitari durante cui ai miei sensi non bruciano quegli sguardi torvi e aspri di asciutto compatimento. Oggi sono solo storie passate e quando mi capita di parlare della nostra parte migliore tu ne sei comunque assente; la memoria di quella notte invano cerca di imprimere un tuo ricordo più eroico, non tanto più esile di quei brevi granelli di terra nei quali sorridendo affogavo. Ecco il segno della scelta, a questo portava il coraggio come se altro noi, tutti insieme, non potessimo perdere se non l'orgoglio giovanile dell'errore. E invece era il senso della vita, mi sembra, che s'asciugava al calore dell'ira si seccava in poco meno di un'ora che dico! in quel puro momento in cui il gesto succedeva alla parola che non agiva. BibliotecaGino Bianco Di nuovo il rombo della motocicletta torna a mischiarsi all'abbaiare di un cane, di nuovo queste ore notturne s'affrettano a sognare i corpi diurni di tutti. POESIE Franco Scataglini Dulor, venuta a mente dulor, venuto a mente dal fondo de 'na via, imponderabilmente, come un pulcì de crìa Il passeggero (per Elvio) o frate/ mio, gemendo U. Foscolo a biacco, su la sedia, disse, sugnai l'Egitto (albe piovose, inedia de rondini in tragitto per la valle dei re) dianzi che entrassi te * - così sorvola i campi, in sogno, l'esse in pugno, de gesso i uccelli a stampi * soto al supino cielo le nuvole, che passa sicome trace ombrose de la discorsa vita, col rimorso del nome sul volto, la salita II come a l'istante scura, per ansia, ogni desio chiuso in parola impura de l'enunciato in "io!" (era in andana al porto le navi de oltremare, la nebia era un rimorso sopra a banchine avare) * - se palvesò un vapore (alto ripido el fianco sul nitido lucore de la marina), bianco. L'adìo chiuso de petto a popa parve sparve. Dal forte, dirimpetto, . nisciuno sparò a salve * pel gran lampegiamento dei astri de lo streto qualcuno disse: Bootes (pendeva, el fazoleto, dai diti al pògo vento come un saluto muto sul pigro oscilamento) III - caro nome, te guardo fasse i ochi de perla come i pesci sul marmo * de un circo disadorno tienéva (io me aviài, come se pòle in sogno che non se ariva mai) * - vienirìa con la giada el messo del signore se non fosse la strada che ié ostegia el valore, se non fosse le b6ie de la sera che sta 'ntra i pennachi e le fòie dei sparuti lillà

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