Linea d'ombra - anno V - n. 18 - maggio 1987

6 Jay Maclnerney, invece, che gay non è, sembra avercela più col padre, soprattutto nel secondo in ordine di pubblicazione ma non di stesura dei suoi romanzi, Ransom. Qui il protagonista, in conflitto col padre cattivo che ha fatto (secondo lui) morire di dolore la mamma buona, scappa addirittura fino in Giappone, per sfuggire alle sue grinfie, e non trova altro mezzo, per dimostrare la propria diversità, che quello di farsi ammazzare per salvare, naturalmente, una donna, in un finale assai poco convincente. Il romanzo, però, non è tutto qui. Maclnerney sembra, tra i cinque, il più dotato per quello che riguarda la capacità di elaborare lo stile, se non i temi. In Le mille luci di New York (Bompiani, L. 16.000), come in Ransom si esibisce con grande bravura nella descrizione di due decessi, uno (di mamma) per cancro, e l'altro (di amica) per droga. Susan Minor, Scimmie (Mondadori,L. 18.000) fa addirittura della figura materna e della sua morte il tema centrale di quello che gli editori si sono sforzati di definire romanzo, e che invece è una raccolta di racconti dove il dato autobiografico è evidente, appena mascherato dalla solita laconicità carica di significati dello stile. Significati che purtroppo sono tali solo per l'autrice. Il lettore, molto annoiato, viene relegato al ruolo di spettatore di una rappr_esentazione di vita famigliare dal modello assai scontato: padre alcoolizzato e musone, madre cattolica estroversa, prolifica e onnipervasiva. Bisogna a questo punto dire che Amy Hempel, invece (Ragioni di vivere, Serra e Riva, L. 18.000) affronta temi che con il famigliare e l'autobiografico hanno poco a che fare. La sua West Coast aggrappata a una faglia che sembra tenuta su dalle pratiche scaramantiche degli abitanti e dai misuratori dei sismologi, è uno scenario corrotto e decadente, il cui disfacimento la Hempel riesce a rendere senza ricorrere ai trucidi particolari di Ellis, in una serie di racconti ben costruiti. Un padre ce l'ha anche la Hempel, però, ed è Gordon Lish, il "maestro" cui è dedicato il libro, insegnante di creative writing alla Columbia e mentore di parecchi altri ragazzi-prodigio della narrativa americana contemporanea. Lish può dirsi soddisfatto della sua covata. Un discorso a parte merita un'altra giovane scrittrice la cui opera prima è appena uscita da Bompiani. Lorrie Moore, Tullo da sola, non ha, stilisticamente, nulla a che vedere con il minimalismo dilagante. Non si può certo dire erede di Hemingway, e non è nemmeno allieva di Lish. Non è salita alla ribalta della cronaca né letteraria né mondana, e non ha avuto negli States il successo degli altri. Però sa scrivere. Anche nei suoi, di racconti, la mamma e il cancro fanno la parte del leone, insieme a un tema tradizionale un po' passato di moda, l'amore eterosessuale, che però l'autrice in modo tradizionale non tratta. In effetti non c'è autore, a mio avviso, meno tradizionale della Moore, sia dal punto -di .vista dello stile miracolosamente in bilico tra disperazione e ironia, che della tematica. Ci sono due racconti Mia madre, e Come parlare a tua madre, che sviscerano con pari spietatezza e dolore il rapporto madre-figlia come di rado è stato fatto prima, in tanta letteratura femminista e post-femminista. La "verità" della Moore è indiscutibile, e non è soltanto sua. La tensione che lega una riflessione all'altra, nei racconti di Tutto da sola, riesce a trascinare il lettore riluttante in una funambolica discesa nell'inconscio che difficilmente può lasciare compiaciuti o indifferenti. Per finire, fa piacere constatare che i nostri giovani scrittori si comportano oltre che da bravi figli anche da veri fratelli e sorelle, capaci di sostenersi a vicenda nel momento del bisogno (quello in cui cercano un editore) ma non del tutto esenti da un'idea di sibling rivalry (quando il discorso va a cadere sul numero di copie vendute dall'uno o dall'altro). Eccoli quindi presentarsi a vicenda al pubblico, agli editori, dalle pagine delle riviste letterarie, e dai risvolti di copertina. David Leavitt, per esempio, definisce, dalla copertina di Ragioni di vivere, Amy Hempel "la scrittrice più innovatrice, e forse più interessante, della sua generazione". Ci consola quel forse. Biblioteca Gino Bianco Giorgiovan Straten • enerazw Nel romanzo d'esordio di un giovane scrittore italiano le scelte e i destini di chi oggi ha trent'anni 176 pagine, 16.500 lire laRivisteri Catalogo dei Periodici di Cultura 1987 _$_ç_y®~ per sapere cosa leggere tutti i • • g1orn1 la Rivisteria - Via Daverio 7, 20122 Milano te/. 02/5450777 ABBONAMENTO CUMULATIVO: L. 35.000 privati - L. 50.000 enti e biblioteche CCP 46315206

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