J.M. Coetzee (Fotodi GeraldineFarley) BibliotecaGino Bianco MICHAEKLNONPUOM' ORIRE INCONTROCONJ.M. COETZEE a cura di Tony Morphet La cosa che colpisce subito è l'omissione dell'articolo nel titolo del romanzo, Life and times of Michael K. (La vita e il tempo di Michael K. ed. Rizzo/i 1987). Questo fatto mi ha molto incuriosito ed ho cercato, non senza divertirmi, di capire il perché; ma non sono riuscito a trovare una sostanziale risposta a questo enigma. Lei cosa ne dice? Al mio orecchio , "The /ife" implica che la vita di cui si parla è finita, mentre invece "/ife" da sola mi pare un'espressione più neutra. La storia è ambientata in luoghi molto precisi, Cape Town, Steflenbosch, Prince A/bert, tra il 1985 e il 1990. Tutto questo ce lafa sentire molto vicina, più vicina di qualsiasi altra sua opera precedente. Si era prefisso di cercare un rapporto più diretto ed immediato con i lettori sudafricani o la sua scelta faceva parte di un 'altra strategia? Temo che la collocazione geografica sia molto meno accurata di quel èhe lei immagina - non tanto perché abbia intenzionalmente alterato la realtà di Sea Point o di Prince Albert ma semplicemente perché non mi interessa molto quel genere di realismo che si fa un punto d'onore di copiare fedelmente il mondo "vero", o almeno non riesco a impegnarmi seriamente in un'operazione di questo tipo. Naturalmente avrei potuto anche scegliere di inventarmi un luogo fuori dal tempo e dallo spazio e collocarvi l'azione, come ho fatto per Aspettando i barbari; ma quella parte di Aspettando i barbari ricordo che mi costò un sacco di fatica, e ad ogni modo che scopo c'era stavolta? Come ha "scoperto" il personaggio di Michael K? Da dove viene e come e perché si è presentato alla sua mente come figura eroica? Non ricordo come ho scoperto Michael K. Non.ricordo assolutamente nulla e mi chiedo se questa dimenticanza non sia intenzionale. Ha avuto la sensazione che il porre Michaef al centro della storia comportasse dei grossi rischi? È un personaggio da/la coscienza abbastanza /imitata e si ha /'impressione che proprio per questa ragione egli diventi la.figura centrale del romanzo. Mi sembra una soluzione molto austera e rischiosa per un romanziere. È contento dei risultati ottenuti? Sì, naturalmente mi sono reso conto che collocare K al centro della storia, o almeno al centro di gran parte della storia, comportava un certo rischio. Ma poi il romanzo si è rivelato essere non tanto sul divenire (il che avrebbe richiesto che K avesse una capacità di adattamento, una dose maggiore di ciò che comunemente definiamo intelligenza) quanto sull'essere, e di conseguenza bastava che K continuasse ad essere se stesso, nonostante tutto. Non deve dimenticare il personaggio del dottore, nella seconda parte del romanzo. Egli non è certo una persona dalla coscienza limitata. Ma questa coscienza, cosa gli giova? Le sembra appropriato dire che il romanzo è costruito su una contrapposizione struttura/e tra "il campo" in tutte le sue orribili variazioni/da Huis Norenius a Jakkaldrift, a Brandv/ei, a/l'ippodromo di Kenifworth, fino agli appena suggeriti orrori dei campi penali) e "il giardino", rappresentato soprattutto da/l'appezzamento coltivato da Michae/ attorno a/lapompa nel Karoo, ma anche dal De Waa/ Park e dalla stanza a Sea Point? Suppongo si possa senz'altro dire che c'è una contrapposizione tra campo e giar- . dino. Ma non metterei il De Waal Park e la stanza a Sea Point sullo stesso piano del giardino nel Karoo. E credo non si debba dimenticare quanto terribilmente transitoria sia la vita di K in questo giardino: egli non può sperare di tenere quello spazio, perché, dopotutto, l'intera superficie del Sudafrica è stata misurata, cartografata e sistemata. Perciò, nonostante i desideri di K, l'alternativa che il giardino rappresenta rispetto ai campi rimane al massimo a livello concettuale.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==