avuto un figlio, una volta, amava la gente. Ora si sentiva di nuovo padre. MATLOCKE: la ragazza è qui da tre settimane, ormai. Si alza a sedere e mangia. Ma i suoi occhi sono vuoti. Chiaramente ha subito gravi danni al cervello, è improbabile che guarisca. Così ora è doppiamente bambina, non solo per l'età, anche per la totale dipendenza. Questo fatto mette me e Weston nella posizione di genitori. Ma io ho visto come lui la guarda, avidamente. Eppure abbiamo ancora uno scopo comune, uno scopo che va al di là della semplice sopravvivenza e dell'insensato allargamento della coscienza. Ora viviamo per questa ragazza, come se volessimo farla rivivere in un mondo nuovo; ma non esiste nessun mondo nuovo, solo quello vecchio, che continua a girare attorno al sole morente. Quindi, forse, è meglio sperare che non si riprenda mai, che resti bambina per sempre. WESTON: ora appartiene a noi. Se solo riuscissi a far capire a Matlocke cosa significa questo. Abbiamo una donna, ora, le diamo da mangiare. Si alza a sedere e prende il cibo dalle nostre mani come un animale. E guardatela: è bella, in un certo senso, un po' giovane, ma che cazzo. È tutta nostra. È come ai vecchi tempi, quando potevamo fare quello che volevamo, di loro. Ci siamo divertiti parecchio, nei villaggi. Ma credo che Matlocke non abbia mai fatto niente del genere. Credo che non abbia mai fatto quello che facevamo noi, quando scappavamo davanti all'esercito in arrivo. Gesù. C'erano milioni di uomini armati, contro di noi, che scappavamo. Ma bruciavamo i villaggi, passando, e portavamo via tutto. MATLOCKE: è possibile che Dio operi secondo un principio di casualità. Ovviamente non interverrebbe se, diciamo, stessero massacrando tutti gli ebrei. Sarebbe una massiccia interferenza nelle attività di una specie dotata di libero arbitrio. Ma ogni tanto la guerra in cui è implicato crea situazioni nelle quali la compassione e la carità diventano armi nelle Sue mani, nelle mani di varie specie senzienti. Allora troviamo l'azione giusta da compiere, ed entriamo nella sua arena. lo ho trovato la ragazza per caso; è stato un caso che non venisse uccisa. Ma prendendoci cura di lei potremmo, chissà, diminuire il potere dei Suoi nemici. WESTON: Matlocke sta diventando pazzo. L'ho sempre saputo. Ho sempre saputo che non era normale, con la sua Bibbia e quel suo libro indiano. Gesù, bisogna essere pazzi per credere in qualcosa, ma Matlocke crede in guerre e nemici invisibili. Crede nella possessione. Oggi mi ha chiesto ancora del mio sogno. Da come mi guarda adesso, so che sta pensando a cosa potrei .. forse sa ... È il modo in cui parla di quella ragazza ... Gesù, crede che il fatto di averla ritrovata abbia un significato speciale, importante. Ma lei è come tutte le altre. Non ha niente di speciale. Basterebbe alzarle le gonne, e si capirebbe. MATLOCKE: Weston sta diventando pazzo. Non ha idea del nostro ruolo nella grande guerra. Non capisce che è importante che preserviamo la ragazza dall'Annientatore. Matlocke andò nel busch a meditare. Weston andò nella stanza dov'era la ragazza. Lei aprì gli occhi, lo guardò e si alzò a sedere. Cosa c'era in quegli occhi? Weston tremò. "Sdraiati," le disse. La ragazza lottò, e urlò anche, una volta. Ma Weston la violentò comunque. Matlocke tornò al campo. Capì subito che era successo qualcosa. Andò nella stanza della ragazza. Era morta, e dopo averla esaminata si rese conto di quello che era successo. Andò nella sua stanza e prese BibliotecaGino Bianco la Bhagavad-Gita. Lesse: Arjuna a Krishna: Se 1u pensi che la visione sia più impor/ante dell'azione, perché mi imponi la 1erribile azione della guerra? la mia mente è con/ usa perché trovo contraddizioni nelle tue parole. Dimmi allora in verità quale via mi parlerà al Supremo. STORIE/WILHELM85 Matlocke mise giù il libro, prese una pistola e la caricò. Uscì dall'edificio. Erano le prime ore del pomeriggio, e sopra le montagne si stavano raccogliendo nubi tempestose. Di lì a poco sarebbe venuta la pioggia, senza scopo. Ci sarebbe stata una profusione di fiori e di api, crescita. Weston sedeva tremante nella sua capanna. "Vieni fuori", gli ordinò Matlocke. "Non volevo farla morire. Cristo, Matlocke, non puoi pensare davvero che volessi ucciderla. Solo dopo mi sono accorto che era morta. Volevo solo divertirmi un po', come ai vecchi tempi. Cosa c'è di male? Non puoi dirmi che è diverso da ... sette anni fa". "Vieni fuori". "Sette anni, Matlocke. Pensaci. Ma no, è inutile che ci pensi, tu non puoi capire, non capisci i miei bisogni. E tutta colpa tua. Non vedevo una donna da sette anni. Non puoi dare la colpa a me". Matlocke entrò nella capanna e afferrò Weston. Lo prese per il bavero e lo sollevò con forza, intento a un'azione Zen. Lottarono, e Weston, prigioniero, si sentì soffocare, come in quel terribile sogno del diavolo. "No! In nome di Cristo, Matlocke! Lasciami! Non volevo ucciderla!" Ma: "Devi esser punito per le tue colpe. Dio mi ha ordinato di ucciderti". "No! Non c'è nessun Dio. Come può esserci un Dio che permette a gente come me di violentare innocenti bambine col cervello malato? Come può permettere, Dio, che succedano questa e altre cose? Non la vedi, la contraddizione?" Erano sotto un grande albero spinoso; Weston stringeva Matlocke tanto quanto Matlocke stringeva Weston. La pistola era tra di loro, li univa, un emblema totale della loro relazione terminale. "Ora devi morire," dichiarò Matlocke, e allontanò Weston da sé con forza furibonda. La separazione liberò energie in tutte le direzioni, e gli occhiali di Matlocke volarono via nel cielo, e si schiantarono sui sassi liberando frammenti di stelle. Weston, i capelli scuri al vento, cominciò a scappare. Matlocke lo vide come una forma scura, confusa, e sparò. La pallottola solcò l'aria a una velocità di mille chilometri all'ora; penetrò dritta nel corpo di Weston, penetrò negli organi vitali e li lacerò. Matlocke brancolò verso il corpo gemente di Weston e sparò negli occhi dell'uomo bruno, tre volte. Weston restò lì con le ferite aperte, le membra lacerate, nella posizione dell'agonia. Matlocke sentì l'odore della morte di Weston. Puzzava come un topo morto in un forno a carbone; puzzava come una merda; puzzava come il cadavere di un dio 0uttuante tra galassie scintillanti. Il rumore degli spari arrivò alle orecchie di un piccolo gruppo di guerriglieri a tre chilometri di distanza. Si consultarono in fretta, un po' impauriti, poi prepararono i Kalashnikov AK 47 e partirono in direzione delle baracche, muovendosi con cautela, le orecchie tese, gli occhi ben aperti. Matlocke, ormai cieco, si inginocchiò vicino al corpo dell'amico e li aspettò. (lraduzione di Marisa Caramella) Copyright Peter Wilhelm, 1981.
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