Linea d'ombra - anno IV - n. 17 - dicembre 1986

80 STORIE/WILHELM glieva al sole mostruoso, tra negozi abbandonati e una stazione di servizio. Vicino all'ufficio postale distrutto, era esplosa un'autocisterna, e con il suo metallo opaco elegantemente striato di disegni bruciacchiati a caso come un'opera d'arte avrebbe potuto esser stata messa là da un sindaco amante dall'avanguardia. 1detriti della guerra possiedono sempre una strana bellezza, se non li si guarda da vicino. (Krapp, il grande fotografo e giornalista tedesco, era con noi; adorava i mucchi di cadaveri, e otteneva effetti sorprendenti fotografando nel sole con il grandangolo. Aveva vinto molti premi internazionali - ma sto divagando.) Avevo discusso con uno della BBC del probabile esito della guerra. Da buon scozzese, tendeva al pessimismo e beveva whisky a colazione. Non restava mai senza whisky, che beveva insieme al latte, quando lo si poteva avere, da una fonte qualsiasi. Comunque ci stavano facendo vedere la città, per dimostrare irrefutabilmente che era stata presa o ripresa. Il capitano Dhlarnini, del Fronte Popolare per la Liberazione dell' Azania (FPLA), un affascinante ufficiale uscito dall'Accademia di Mosca, ci faceva da guida. Il capitano Dhlamini nutriva un interesse fuori luogo per i poeti del Lake District, e rilasciava dichiarazioni come questa: "Continueremo la nostra avanzata, signori, inflessibili e sereni come la Nuvola di Wordsworth." Poi si rivolgeva a qualche giornalista sudato: "Vorrei che questa frase venisse stampata sullo Herald. Bisogna che si sappia che siamo noi gli intellettuali in questa guerra." Poi una donna bianca arrivò di corsa, come una pazza, su per la strada, una visione in bianco da dietro l'autocisterna, spiegando, per quanto potevamo capire, un testo di Plotino con urla modulate, e uno dei nervosi soldati di Dhlamini le sparò. I soldati (e i giornalisti) si lanciarono al coperto. Dhlamini aveva tirato fuori la pistola e chissà perché stava esaminando il cielo. Poco dopo la donna morì. " Questo non lo scriva," implorò Dhlamini, in lacrime. "Non avrebbe dovuto esser qui, non aveva alcun diritto di essere qui, era una spia, un'agente della controrivoluzione." Ma Krapp aveva filmato una splendida sequenza, che sarebbe finita su tutte le prime pagine, e sulla copertina di "Time". La sogno ancora, seduta in mezzo a quella terribile strada, sotto il sole. Ma era stata una morte marginale. Quella donna era solo un'altra profuga. Weston disse: "Ieri notte ho sognato il diavolo. Era un diavolo molto stereotipato, artigli, ali, tutto quanto. Ma aveva anche dei disegni tipo quelli della RAF, dei cerchi, come le farfalle. Se non mi fossi svegliato, sarei stato costretto a baciargli il culo, immagino, o a fare qualcosa di altrettanto ripugnante. Cristo solo sa da dove vengano questi sogni; non hanno niente a che fare con me." "Hanno probabilmente molto a che fare con te," osservò Matlocke in tono pacato ed enigmatico, "ma non lo sai." Non stava prestando molta attenzione a Weston. "Erano veri spari, carabine, non fucili automatici. Credo che si trattasse di un'esecuzione." Metà paese aveva visto le esecuzioni, durante la guerra; era una guerra di quel genere. A rigor di logica, avrebbero dovuto esser tutti morti, alla fine, dentro le fosse comuni, un'interminabile ondata e controondata di morte. A volte Weston restava sdraiato sotto la grande cascata di stelle che racchiudeva la pianura, e pensava di esser l'unico rimasto in attesa di un aiuto che forse non sarebbe mai arrivato. La lettura di fumetti di fantascienza l'aveva portato a credere nell'esistenza di specie superiori, alieni simili a dèi, che BibliotecaGino Bianco sarebbero scesi giù sul pianeta ardente con pasti da gourmet e coperte - gli emissari delle Nazioni Unite del cosmo, tutti carità e buon senso. Weston disse: "Era ovviamente un diavolo maschio - il diavolo è maschio - e mi chiedevo come l'avresti interpretato tu, Matlocke. li sogno. Voglio dire, forse sono un omosessuale latente, che è una cosa che non mi è venuta in mente prima. Mi sono svegliato con un'erezione, ma questo è normale, non è necessariamente una conseguenza del sogno." Matlocke indossava una sciatta unifome kaki, rattoppata come una trapunta dal lungo uso. Per un minuto non rispose a Weston, continuò a tirare un filo del tessuto; Weston conosceva il modo di fare di Matlocke, e restò a sua volta in silenzio. Poi Matlocke disse: "Questa ossessione per il sesso è una malattia." "Tu non ci pensi mai?" "Non più. "Matlocke non mentiva mai. "Non posso certo pensare di fare lo sci d'acqua o di guidare un'Alfa; sono cose fuori questione. Anche il sesso è fuori questione." "Non si possono paragonare queste cose: il sesso e le Alfa." "No?"Matlocke pronunciò la parola con un acuto sibilo ironico. Sembrava insofferente a quell'argomento. "È quasi un anno che non sento niente del genere. Spari. Dobbiamo stare molto attenti. Non devono vederci. E faremmo meglio a prepararci unnascondiglio, preferibilmente fuori dal campo, nel caso decidessero di venire qui. E basta coi falò." "Basta braais," convenne Weston. "Un altro colpo allo stile di vita tradizionale." Gli occhi azzurri di Matlocke seguivano i movimenti delle mani. "Voglio andare a vedere. Devo sapere chi sono. Andrò a cercarli sulle colline." "Vengo con te." "No. Non mi fido di te, quando sei armato. "Pensò ad alta voce: "Prenderò l'Uzzi, è perfetto nel bush, a distanza ravvicinata. No, tu non vieni, sei pericoloso, quando hai un'arma per le mani." "È il mio quoziente di intelligenza... Sai, non credo di essere un omosessuale latente, anche se mi piaceva farmi infilare un dito nel culo dalle ragazze, mentre me le scopavo. Non credo che mi piacerebbe, se fossi tu a farmelo, questo servizio, anche se così risolveremmo un sacco di problemi." Le mani di Matlocke aprirono un cassetto e tirarono fuori un pacchetto di sigarette: Gold Dollar King Size col filtro. Ne accesero una ciascuno. Weston stava salivando. Matlocke disse: "Sono sicuro che era un'esecuzione. Dobbiamo sapere chi c'è là fuori. "All'improvviso era come se Weston non esistesse, per Matlocke; Weston si sentì escluso dalla percezione dell'altro. Matlocke lesse frasi solenni a se stesso, da un libro. Irritato, Weston attraversò la stanza fino a Matlocke, e girò la copertina del libro per guardarla. Era una copia tascabile della Bhagavad-Gita. "La Bibbia dei mangiacurry, eh? L'ho letta, una volta." li cibo è la vita di tutti gli esseri viventi, e tutto il cibo viene dalla pioggia. li sacrificio fa cadere la pioggia dal cielo, e il sacrificio è un atto sacro. "Parla dell'intervallo di una guerra," disse Matlocke. Guardò dalla finestra il campo militare in rovina. "Chi vincerà, chi perderà." L'intervento di Weston l'aveva lasciato indifferente. Weston dichiarò: "Questo lo sappiamo già, della nostra guerra."

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