Linea d'ombra - anno IV - n. 17 - dicembre 1986

6 APERTURA/TOLSTOJ cacia. Quando ci conducevano presso di lei, e non le riusciva d'indovinare la parola mia distintiva, dandomi la mano, si stringeva nellaspalle magre, e in atto di rammarico e di consolazione mi rivolgevaun sorriso. Quando si eseguirono le figure della mazurca a tempo di valzer, a lungo ballai, così a tempo di valzer,con lei; e lei, col respiro affrettato, sorridendo mi diceva: «encore», e allora io prolungavo il valzer sempre più, sempre più, e perdevo il senso d'avere un corpo. l':I h, comepotevate perderlo, se la tenevate abbracciata per liil la vita! Non solo il vostro, ma anche il corpo di lei sentivate, direi io... - esclamò uno degli ospiti. Ivàn Vasìljevicimprovvisamente si fece rosso, e, con stizza, quasi gridò: - Già, ecco come siete voi altri, giovani d'oggi! Voi altri, all'infuori del corpo, non vedete nulla. Ai tempi nostri non era così. Con quanta più violenza io m'innamoravo, tanto più incorporea lei diventava ai miei occhi. Voi ora vedete i piedi, vedete le nocche delle dita, e qualcos'altro ancora; voi le spogliate, le donne di cui v'innamorate; mentre per me, come diceva Alfonso Karr (era un buono scrittore, quello) l'oggetto del mio amore era sempre avvolto in vestiti di bronzo. Noialtri, anziché spogliare, cercavamo al contrario di ricoprirele nudità, come il buon figliuolo di Noè ... Bah, ma tanto non m'intendereste. - Non dateglipeso. E che avvenne, poi? - esclamò uno di noi. - Già: ballai, dunque, quasi sempre con lei, senz'accorgermi di come passava il tempo. I suonatori, ormai, ripetevano, con quella speciedi esasperazione che viene dalla stanchezza (sapete, comeavviene sul finire dei balli), sempre quello stesso motivo della mazurca; dai salottini si levavano ormai, su dai tavoli da gioco, i papà e le mamme, in attesa della cena; i servitori correvano più spesso qua e là, portando qualche cosa. Erano le tre dopo mezzanotte. Bisognava approfittare degli ultimiistanti. Ancora una volta, io scelsi lei, e tutt'e due, per la centesima volta, c'inoltrammo lungo il salone. - Allora, dopo cena, la quadriglia è mia, - le dissi, riconducendola al suo posto. - Beninteso: purché non mi riportino a casa, - mi rispose sorridendo. - Io non permetterò mai, - proruppi. - Datemi il ventaglio, su, - mi disse. - Mi dispiacedarvelo, - esclamai, consegnandole il bianco ventaglio di prezzo. - Ecco a voi, dunque: perché non vi dispaccia! - e così dicendo, strappò dal ventaglio una piuma, e me la offrì. Io presi quella piuma, e soltanto con uno sguardo potei esprimere tutto il mio rapimento e la mia gratitudine. Non ero lieto, o soddisfatto: ero felice, ero beato, ero buono; non ero piu io, ma non so quale creatura sovraterrena, ignara del male e capace unicamente di bene. Nascosi quella piumetta nel guanto, e rimanevo lì immobile, senza più forza di staccarmi da lei. - Guardate là, stanno chiedendo a papà che balli! - mi disse a un tratto, indicandomi l'alta, statuaria figura di suo padre, BibliotecaGino Bianco un colonnello con tanto di spalline d'argento, ritto su una delle porte fra un gruppo di signore. - Vàrenka, venite qui, - ci giunse infatti, sonora, la voce della padrona di casa inferronnière di brillanti e décolleté elisabettiano. Vàrenka s'accostò là alla porta, è io dietro a lei. - Su, persuadete il babbo, ma chère, che si esibisca con voi! Via, fateci questo favore, Pjotr Vladislàvovic! - la padrona di casa si rivolse al colonnello. Era, il padre di Vàrenka, un bellissimo, statuario vecchio, alto e ancor fresco. La sua faccia era di colorito assai acceso, con certi baffi bianchi attorti à la Nicolas I, bianchi ugualmente i favoriti che si congiungevano ai baffi, e pettinati in avanti i capelli alle tempie. Quello stesso sorriso gioioso, che aveva la figlia, era nei suoi occhi splendidi e sulla sue labbra. Aveva una complessione magnifica: largo il petto, sporgente in posa marziale nella sobria decorazione delle onorificenze, poderose le spalle, lunghe e diritte le gambe. Era uno di quegli ufficiali superiori sul tipo del vecchio militare rude e semplice, foggiatosi ai tempi di Nicola I. Mentre noi ci soffermavamo là presso la porta, il colonnello continuava a schermirsi, affermando di aver disimparato a ballare: tuttavia, sorridendo, si portò al fianco sinistro la mano, estrasse la spada dal fodero, la consegnò a un servizievole giovanotto, e, infilandosi il guanto nella destra (- Bisogna far tutto secondo le regole! - esclamò sorridendo), prese la mano della figliuola, e stette così, girato di tre quarti, in attesa d'entrare a tempo. Quando sentì incominciare daccapo il motivo della mazurca, energicamente picchiò in terra con un piede, mosse in avanti con l'altro, e la sua alta, pesante figura, ora silenziosamente, scorrevolmente, ora in modo chiassoso e burrascoso, con trepestio di suola e di piede contro piede, s'avventurò a fare il giro del salone. La figura leggiadra di Vàrenka veleggiava accanto a lui, attenta ad accorciare o allungare a tempo, impercettibilmente, i passi dei suoi piedini, minuscoli nel raso bianco. Il salone intero stava sospeso ai minimi movimenti della coppia. Io, poi, non li guardavo soltanto con ammirazione, ma con un'esultanza commossa. Mi commovevano specialmente quegli stivali di lui, stretti dalle staffe delle uose: buoni stivali di vitello, non di moda però, non aguzzi in punta, ma all'antica, quadrati e senza tacchi: stivali, evidentemente, fatti dal calzolaio del battaglione. «Per portare in società la figliuola diletta, e farle i vestiti, lui non si compera degli stivali alla moda, e s'accontenta di questa roba dell'esercito», venivo pensando tra me; e le punte quadrate di quegli stivali m'infondevano una speciale commozione. Era chiaro che, chissà quando egli era stato un eccellente ballerino, ma, adesso, s'era fatto pesante, e le sue gambe non erano più sufficientemente elastiche per tutti quei leggiadri e veloci pas, che s'andava ingegnando d'eseguire. A onta di questo, compì magistralmente due giri del salone. E quando poi, rapidamente allargate le gambe, le riunì strette, e, seppure con un pochino di pesantezza, cadde giù su un ginocchio solo, mentre lei, sorridendo e rassettandosi la veste, in cui il padre s'era impiglia-

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