76 DISCUSSIONE/PORTELLI mutazione genetica da radiazioni e fallout è uno dei più diffusi nella letteratura di quegli anni. Mentre le immagini fantascientifiche del rock and roll fondavano fantasie di potenza su immagini materiali di oggetti tangibili - razzi, missili, bombe - nei movimenti e nel folk revival prevalgono canzoni in cui incubi futuribili ruotano attorno a un nemico impalpabile e senza confini, il fallout. La chimica e la biologia prendono il posto dell'ingegneria e della fisica. La canzone più famosa scritta nel I959 da Ann e Marti Cleary, si intitola Strontium 90: Stronzio, stronzio, stronzio novanta il fallout ti raggiunge anche sottoterra se vuoi un po' di stronzio novanta ce n'è abbastanza per tu/li. Che cosa ci daranno le radiazioni? Un collo, niente collo, due colli o tre? Ognuno avrà una mutazione diversa nessuno sarà uguale a me. Perciò brindiamo a/l'evoluzione: il prossimo potresti essere tu. Infestiamo l'aria di nubi radioallive e ci vediamo l'anno prossimo allo zoo. 8. Il favoloso Bill Haley, quello di Rock around the C/ock, aveva prodotto negli anni '50 una curiosa canzone dove un tempo martellante di rhythm and blues e un uso sapiente dell'eco si combinavano per produrre un'immagine a metà strada tra l'incubo postnucleare e la fantasia sessuale da naufrago sull'isola deserta: Thirteen Women - "Tredici donne, e un unico uomo in citta". L'idea del mondo deserto dopo la catastrofe, in cui pochi sopravvissuti - magari mutanti - vagano senza meta è un'immagine ricorrente nel cinema (basta pensare a Occhi bianchi sul pianeta terra) e anche nel folk revival. Ma le canzoni puntano meno a immagini di orrore - o almeno, è un orrore quieto, come quello di What Have they Done to the Rain? di Malvina Reynolds, grande cantante pacifista, operaia e protofemminista della California. Joan Baez definì questa canzone "la più dolce canzone di protesta che conosco": Solo un po' di pioggia che cade tu/lo intorno l'erba leva il capo a quel suono celestiale solo un po' di pioggia, solo un po' di pioggia: che cosa hanno fallo alla pioggia? Solo un bambino, in piedi nella pioggia la dolce pioggia che cade per anni e l'erba non c'è più, il bambino scompare e la pioggia continua a cadere come lacrime impotenti: che cosa hanno fatto alla pioggia? Anche Come A way, Melinda di Fran Minkoff e Fred Hellerman, forse la più bella di tutte le canzoni sulla catastrofe nucleare, è imperniata sul contrasto tra una figura centrale BibliotecaGino Bianco infantile e l'assurdità del mondo dopo la bomba. È un dialogo tra madre e figlia: l'entusiasmo ingenuo della bambina che scopre il passato in un album di fotografie abbandonato è messo in contrasto (an·che con l'uso delle variazioni di tempo) con la rassegnazione quieta della donna. L'invito della madre - "Vieni dentro, Melinda, vieni in casa e chiudi la porta" - con la sua "normalità" quotidiana istituisce fra le due protagoniste un rapporto ordinario, contemporaneo, che contrasta col vuoto intorno a loro: "Mamma, mamma, vieni a vedere che ho trovato per terra, giocando qui vicino ... Vieni dentro, Melinda, vieni in casa e chiudi la porta: è solo un album di fotografie di prima della guerra ... Ma guarda, mamma, ci sono tante piccole Melinde come me, e una persona alta che però non ti somiglia ... Vieni dentro, Melinda, vieni in casa e chiudi la porta: c'erano tanto bambini come te, e tuo padre era un uomo come quello, prima che ci fosse la guerra". Nella canzone di protesta pacifista dei primi anni '60, la dolcezza è il tono dominante, e l'orrore scaturisce dal contrasto tra un idillio presente (il bambino sul prato, il dialogo domestico madre-bambina) e in incubo futuribile. Anche queste visioni catastrofiche rimandano dunque alla contrapposizione tra i buoni sentimenti della gente comune e la minaccia razzistica, militarista, nucleare che incombe sul loro mondo. Resta a un personaggio che attraversa il folk revival in modo provvisorio e provocatorio il compito di esprimere stati d'animo meno elevati ed ottimistici, l'odio e l'orrore: Voi avete gellato la peggiore paura che si possa mai scagliare: paura di portare figli in questo mondo. Minacciate mio figlio non nato e senza nome non valete il sangue che avete nelle vene... "C'è una cosa che so anche se ho meno anni di voi", dice qui Bob Dylan ai signori della guerra (Masters of War): "neppure Gesù perdonerebbe mai quello che fate". Ci accorgemmo in pochi, in quegli anni, di quanto le immagini religiose fossero centrali alle canzoni di protesta di Bob Dyl.1.n:in questa stessa canzone, dice ancora che "tutti i soldi che fate non basteranno a ricomprarvi l'anima". Più tardi, With God on Our Side ripercorre la storia di tutte le guerre - dallo sterminio degli indiani alla guerra fredda - combattute dal!' America con la convinzione di avere "Dio al nostro fianco"; ma conclude dicendo che "se davvero Dio è dalla nostra parte, impedirà un'altra guerra". Il Dio di Bob Dylan non è più il Dio esclusivo; ma è ancora un Dio biblico, di giustizia e di punizione, che male si accorda con la teologia e l'ideologia smussate del pacifismo del folk revival. Non a caso, includendo Masters of War in un suo disco, Judy Collins (che aveva inciso Come away, Melinda) rifiutò di cantare la strofa che rende questa canzone diversa da tutte le altre: Spero che morirete, e che morirete presto
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