Linea d'ombra - anno IV - n. 17 - dicembre 1986

potesse venire dal capitale; non solo come potere, ma anche come monopolio della ideazione, dell'iniziativa: "Tutto considerato sono convinto, l'aristocrazia industriale che vediamo crescere sotto i nostri occhi è una delle più dure che siano mai apparse sulla terra, ma anche una delle più ristrette e delle meno pericolose. Pure è da questa parte che gli amici della democrazia devono guardare sempre con inquietudine: perché se mai l'aristocrazia e là disuguaglianza penetreranno di nuovo nel mondo, si può predire che passeranno da questa parte''. In effetti da questa parte sono penetrati. Un secolo di pensiero e di pratica socialista, e anche di socialisti liberali, nei paesi che hanno avuto la fortuna di averli poiché nel nostro sono stati pochi e isolati, tutto sommato al sorgere di quella aristocrazia hanno posto qualche freno. Ma siamo ben lontani dall'aver risolto il problema. Non solo. Gli altri due meccanismi involutivi temuti da Tocqueville ci minacciano da presso, stanno realmente ristabilendo la disuguaglianza, non unicamente in termini economici, ma anche in termini culturali, civili, e in ultima analisi politici, se non giuridici. Tende a riprodursi una società di ceti, di stati. Gli stessi meccanismi di controllo che Tocqueville vede come una difesa, le istituzioni, i corpi intermedi, possono imbizzarrire e generare invece una società corporativa, che è intrinsecamente diseguale. Che si parli oggi di "classe politica" forse non è un errore terminologico; e se non fosse un'errore terminologico sarebbe grave. Oggi sembra applicabile quasi senza correzioni alla situazione italiana la descrizione che Tocqueville faceva della monarchia di luglio: "Il paese si abituava a considerare la lotta parlamentare alla stregua di esercitazioni piuttosto che di discussioni serie, e vedere in tutto ciò che divideva i partiti( ... ) niente altro che risse interne tra i membri di una sola famiglia che cercavano di imbrogliarsi l'un l'altro. Inoltre alcuni clamorosi episodi di corruzione, scoperti per caso, facevano supporre al popolo che ve ne fossero molti altri accuratamente celati, l'inducevano a sospettare che tutta la classe dirigente fosse corrotta, e gli ispiravano per questa un disprezzo tranquillo, che era scambiato per sottomissione fiduciosa e soddisfatta". Poi il distacco venne colmato con uno scossone, e sappiamo che Tocqueville lo ritenne meglio della marcescenza e del disprezzo scambiato per sottomissione e vi partecipò! Anche Sylos, come molti liberali italiani, tende a dare dei liberali storici, in questo caso di Tocqueville, una lettura riduttiva e tranquillizzante. Credo che le citazioni dimostrino che lui tranquillo non era affatto, che temeva come possibile disastro tutto ciò che poi da noi si è realizzato. PER l tJT.MlTO SEIc;10V1tJE.. POIFA~I L'EMAR6l~T0 1 tl SOLDATO t ll Dl<;OCCUPATu Pot SCE.GU:OME:R.1Dt0"-IAL( O PO~lt-.JA. Una vignetla di Altan da Cipputi! (Bompiani /986). BibliotecaGino Bianco DISCUSSIONE A me sembra che in Italia, ma un po' in tutto l'Occidente i meccanismi corporativi siano all'opera. Non mi sembra che si stia producendo molta uguaglianza e libertà. Ho persino timore che la sottomissione sia reale, anche se certo è congiunta a disprezzo; ma il disprezzo di per sé non cambia il mondo. Non ho più la fiducia che potevo avere venti anni fa nella possibilità e nella positività di uno scrollone. Perché lo scrollone sia positivo, il nuovo deve essere cresciuto dentro il vecchio; e molto nuovo non si vede. Per giunta in Italia siamo travolti da una differenza sostanziale rispetto ad altri paesi; ed è la differenza ineliminabile che c'è tra il ripetere e il fare. Abbiamo avuto un po' più di sessanta anni fa il suffragio universale maschile senza che la sinistra, i rappresentanti presunti di quelli che prima non avevano diritto di essere rappresentati, neppure lo volesse davvero. Abbiamo avuto il welfare state senza averlo ben studiato e il sistema sanitario nazionale per semplice estensione e accorpamento di ciò che c'era. Perciò, guardate in dettaglio, le nostre cose sono sempre un po' peggiori di come sembrano; la logica che governa gli istituti nuovi è sempre un po' perversa. Gli ospedali sono commensurati ai bisogni dei medici e non dei malati; l'assistenza è praticata per gli assistenti e non per gli assistiti. Siamo un po' meno uguali di quel che non sembriamo. E non lo sembriamo poi neppure tanto. Portiamo il segno delle riforme fatte da governi a maggioranza conservatrice. Per questo sono insoddisfatto del libro di Sylos, proprio perché l'autore è uno dei pochissimi esponenti un po' socialisti della cultura liberale. Sono d'accordo che la fraternità non è istituzionalizzabile. Se mai è istituzionalizzabile, in forma astratta, il diritto dei diversi, degli altri; il diritto dello straniero che è alla tua porta, dell'ospite che la pensa diversamente da te, ma che è tuo ospite, nella tua casa. Mi sembra la forma moderna della fraternità, che può essere istituzionalizzata. Ma uguaglianza e libertà possono essere difese in forma istituzionale. E non lo si fa abbastanza. Per farlo bisogna vederli, i pericoli che ci sono. Rendersi conto che la democrazia non partecipata, il voto ridotto a una forma di protesta, il dominio delle oligarchie politiche, sono un ritorno alla società di ceti. I redditi mostrano già considerevoli differenze, che non si possono accantonare con l'argomentazione che ieri erano ancora maggiori. I patrimoni, se analizzati, mostrerebbero differenze ancora più cospicue. Ma le differenze che sembrano pericolosamente in ripresa sembrano quelle di cultura, di informazione, di accesso all'informazione, di modi di formulazione delle idee generali, che sono-indispensabili alla democrazia. Ci sono in Italia, e non solo in Italia, troppi analfabeti, vecchi e nuovi. Ve ne sono di tradizionali, che non hanno un uso funzionale della parola scritta, e ve ne sono di moderni, che non hanno un uso funzionale dei modi nuovi, non solo tecnici ma logici, di trasmettere ed elaborare informazioni. Che la discussione sulla scuola avvenga qualche volta come se in Italia ci fosse troppa istruzione e non troppo poca, è uno scandalo. La cultura di cui Sylos è parte, quella socialista e liberale, è un elemento centrale per creare le istituzioni della libertà. Ma le premesse devono essere diverse da quelle che traspaiono da questo libro. Non si tratta di ordinaria amministrazione, di un lavorare secondo corrente. È un compito duro e fa parte dei doveri dei discepoli di Tocqueville.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==