Linea d'ombra - anno IV - n. 17 - dicembre 1986

48 correre a metodi più elaborati. Fu costruito all'uopo un laboratorio per l'addestramento di gazzelle. L'obiettivo principale era quello di liberare questi animali dall'istinto di conservaziohe. Sarebbe troppo laborioso entrare nei minimi particolari del progetto, peraltro assai raffinato. Basti dire che il metodo seguito - una sorta .di lavaggio del cer-' vello adattato ad animali - era quello di Walsh e collaboratori. Ottenuto un numero considerevole di gazzelle addestrate, fu somministrata loro una massiccia dose di un tossico ad azione ritardata. Le gazzelle si misero sulle piste dei leoni e si lasciarono ammazzare e mangiare. Le fiere, ingerite la carne avvelenata, perirono dopo qualche giorno di morte indolore. La soluzione appariva ideale. C'era tuttavia una razza di leoni (pochi, fortunatamente) che resisteva a questo e ad altri potenti veleni. Il compito di sterminarli venne affidato a cacciatori muniti di armi sofisticate e ultra segrete. Questa volta un solo esemplare sopravvisse: una femmina che fu catturata nelle vicinanze di Brazzaville. Nell'utero della leonessa si scoprì un feto sano, poco radioattivo. La bestiola fu allevata in una incubatrice. Con questo accorgimento si mirava a preservare la fauna esotica. Il leoncino fu in seguito portato allo zoo di Lond(a dove, nonostante l'assoluta vigilanza, fu assassinato da un fanatico.La morte della piccola fiera fu salutata con entusiasmo da vari strati sociali della popolazione. "I leoni sono morti!" berciava un soldato ubriaco, "ora saremo felici!". Il giorno dopo ebbe inizio la guerra di Corea. (traduzione di Adelina Aletti) Copyright Moacyr Scliar 1986. BibliotecaGino Bianco RIVISTE I GIORNICANTATI Marino Sinibaldi È uscito il primo numero della nuova serie di "I Giorni Cantati, rivista trimestrale di culture popolari e culture di massa" ora edita dalla cooperativa Manifesto anni '80. La nuova formula consentirà a "I Giorni Cantati" una diffusione più ampia e un ascolto maggiore: insomma, un futuro migliore. Nata in stretto rapporto con l'attività del Circolo Gianni Bosio e con interessi prevalentemente etnomusicali, la rivista ha con gli anni allargato notevolmente i suoi temi, ma è rimasta sostanzialmente una rivista romana, o meglio laziale. ·ora editore, taglio e contenuti del nuovo numero sanzionano il passaggio a una dimensione nazionale. La rifondazione dei "Giorni Cantati" può essere il segnale dello spazio che permane per iniziative non rassegnate al conformismo né a una marginalità che confina con l'irrilevanza. Non è un problema editoriale né strettamente culturale: Le riviste in questi anni sono state in realtà luogo di identità, di riconoscimento e di aggregazione prima ancora che di elaborazione intellettuale. Lo testimonia persino la vastità dei collettivi e comitati redazionali, in genere smisurati rispetto ali' esilità del prodotto editoriale (con le periodicità spesso saltuarie che tutti sappiamo e soffriamo). Ma a queste caratteristiche le riviste (le buone riviste) degli anni '80 ne uniscono una l'altra: quella di essere luoghi di resistenza che, rifiutando un ruolo di pura amplificazione o applicazione del "senso comune" dominante, tengono viva la funzione del confronto e della ragione critica. Non credo di esagerare se dico che fra pentimenti, rimbecillimenti, chiusura del mercato editoriale "alto", le riviste rappresentano il luogo dove si è rifugiata la possibilità (o la speranza) di una cultura alternativa o anche solamente critica, non conformista, non domata. Riviste con questo spirito faticano a sopravvivere; ma a volte lo fanno con vivacità sorprendente. E qui torno a "I Giorni Cantati", la cui vivacità è, per così dire, genetica. Perché sta già nella scelta dei temi, nel perimetro delle cose osservate e documentate in 13anni di vita. Storia orale, cultura operaia, canzone popolare, improvvisazioni poetiche, slogan di stadio, racconti di vita, graffiti, teatro, didattica ... una semplice ricognizione dei temi affrontati in 19 fascicoli (il cui indice è molto opportunamente.- e orgogliosamente - pubblicato sull'ultimo numero) testimonia un impegno coraggioso e spregiudicato. Il tratto distintivo è stato nelle volontà di cogliere i due poli cui accenna il sottotitolo della rivista ("culture popolari e culture di massa"); nella loro sovrapposizioni, collisioni, contaminazioni evitando dunque di contrapporli ideologicamente ma anche senza liquidarne la dialettica, ora che la cultura di massa.pare un moloch irresistibile, intaccabile, che inghiotte tutto e tutti. Questo atteggiamento testimonia il giusto anticonformismo de "I Giorni Cantati": fuori dall'ideologismo, in tempi in cui l'ideologia imprigionava parecchi, ma anche fuori dal conformismo liquidazionista, in tempi in cui ·altrettanti sono affascinati dal conformismo e dalla liquidazione. Mantenendo fermo questo stile, la trasformazione della rivista è stata continua: dalle Ottave per Salvador Allende che aprivano il numero I (novembre 1973)all'intervista al gruppo punk marchigiano ospitata nel numero dell'autunno '86 c'è tutto il peso degli anni che sono passati e che, da un punto di vista particolare, Sandro Portelli registrava già nel '78 in un titolo epigrammatico: Dai morti di Reggio Emilia alleBrigate Rossonere. Con la nuova serie l'indagine sulle resistenze e le differenze si arricchisce di un altro fronte: quello della cultura del Terzo Mondo, soprattutto di quel Terzo Mondo che è ormai tra noi: emigrazione e razzismo, temi urgenti ma scomodi, sono già presenti nell'attività della rivista e del gruppo che la cura. La continuità sta invece nell'elemento che più colpisce e convince della rivista: la metodologia, il modo di osservare i fenomeni e la realtà che ne privilegia gli aspetti meno superficiali e logori, con uno sguardo critico ma mai spocchioso, mai corrivo e mai altero. Insomma lo sguardo di chi non ha paura di sporcarsi le mani ma non cerca consensi e facili gratificazioni.

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