Linea d'ombra - anno IV - n. 17 - dicembre 1986

46 HORROR LAROVINA DELLACASABARILLA Stefano Benni "guarda cos'ho trovato fuori". "Ma è il ventisettesimo, questo mese" disse la madre con un sorriso dietro al quale sentii scorrere la lama di un ghigliottina. "Lo so, mamma" rispose la bimba, "ma nella casa Barilla mai si è vista una madre arrabbiarsi perché la figlia le portava un gattino abbandonato". Rabbrividii. Mi fu presentato il padre Barilla, un uomo allucinante che si aggirava tra gli invitati con un pacco di spaghetti in mano, cercando di farsi notare. Un tuono fece vibrare i muri della casa ed entrò un signore molto elegante; un lord, pensai. Mi dissero invece che era il veterinario. Egli intrattenne a lungo l'uditorio su come la sua vita fosse fatta di piccoli piaceri quali salvare falchi, fare clisteri a cammelli e ingrassare ranocchie. Le donne non nascondevano la loro ammirazione per il bell'etologo, gli uomini approvavano. In quel momento di nuovo entrò la bimba col gattino rantolante. Disse tra le lacrime che lo aveva ingozzato con biscotti di non so quale antico mulino e lo stomaco della bestiola non aveva retto all'improvvisa abbondanza. Ora si torceva nell'agonia. 1---------------------, "Lo salvi!" disse la madre in tono cuPer tutta una fosca giornata, oscura e sorda, d'autunno, col cielo greve e basso di nuvole, avevo cavalcato da solo traverso una campagna singolarmente lugubre fino a che mi trovai, mentre già cadeva l'ombra della sera, in vista della malinconica casa Barilla. Non so come, ma appena l'ebbi guardata, una sensazione d'insopportabile tristezza mi prese l'anima. Sarà stato l'esagerato entusiasmo con cui venni accolto, sorrisi e strette di mano così smodati da sembrare finti. O forse mi turbò il particolare abbigliamento dei convenuti: le donne erano infatti vestite in abito da sera, malgrado il clima rigido, e gli uomini in funerei smoking. Riconobbi nella loro forzata allegria, nelle loro smorfie, un presagio inconfondibile di follia. Un po' spaesato mi aggiravo tra i vari gruppi, notando che tra loro non vi era conversazione, ma solo scambi di bicchieri e pantomine di cortesia. Allontanatomi da questo misterioso balletto, trovai rifugio in un angolo, di fianco a un uomo con la cravatta gialla, probabilmente un uomo d'affari. Stava seduto vicino a un telefono. All'improvviso senza che il telefono suonasse l'uomo alzò la cornetta, e con un ghigno mi disse: "Abbiamo l'esclusiva" Capii di avere a che fare con un pazzo, e in fretta mi allontanai. Notai subito, al centro del salone, una orrenda cerimonia. Un uomo era legato a una sedia. Intorno a lui stavano i convenuti, ognuno con una bottiglia in mano. Sadicamente essi lo sfidavano a riconoscere la marca del loro whisky. Il poveretto ormai ubriaco si scherniva, e nei suoi occhi vidi un indicibile terrore, mentre gli veniva messo in mano l'ennesimo bicchiere. In quel momento entrò una bambina bellissima, bionda, i cui occhi febbrili testimoniavano però l'appartenenza alla stirpe Barilla. Portava tra le braccia un gattino bagnato. "Mamma" disse con un fil di voce, po, "ne va dell'onore della casa, della marca dei biscotti e della sua reputazione". Il veterinario si chinò sul gattino, lo sfiorò appena con la mano e quello miagolò e corse via risanato. Un "oh" di meraviglia avvolse il veterinario e subito tutti gli offrirono un bicchiere di amaro per ristorarsi. Egli bevve sorridendo i primi due. Esitò al terzo. Al quarto capì e lancio un grido strozzato. La mia angoscia era ormai tale, che dovetti ritirarmi in un angolo cercando di raccogliere le idee. Mi raggiunse una donna elegante e pallidissima, mi pose sul braccio una mano tremante e con voce disperata disse: "Signore, mi dica la verità: lei crede veramente che un tonno si possa tagliare con un grissino?" Stavo per risponderle quando udimmo un urlo disumano. Il veterinario era morto, un rivolo di amaro gli scendeva dalla bocca e tutti intorno ridevano. L'incubo non aveva fine. Si spalancò la porta e entrarono cadetti di accademia, vecchie ingioiellate e giovani rampanti portando pacchi di biscotti, bottiglie di liquori, scatole di cioccolatini enormi e nere come bare. L'uomo con la cravatta gialla iniziò a urlare sempre più forte "abbiamo l'eclusiva!" Poi sconvolto dall'indifferenza generale piombò in una mortale prostrazione. li padrone di casa, a questo punto, mi venne incontro. Roteava il pacco di spaghetti in mano come- un'arma, e il suo sguardo brillava di una luce demoniaca. Ho affrontato molti pericoli nella mia vita. Ho sostenuto lo sguardo di Peter Lorre e Boris Karloff, ho affrontato pozzi e pendoli, ma nulla è paragonabile all'orrore che provai vedendo avanzare verso di me il padrone di casa Barilla e i suoi ospiti. Quel gruppo di zombi con abiti firmati, sorrisi plastificati e gesti irreali, mi circondò. Poi, dopo un silenzio che mi parve lunghissimo, il signor Barilla mi disse: BibliotecaGino Bianco "Lei crede che tutti i whisky siano uguali?" Con orrore vidi spuntare, da dietro la schiena di ognuno dei presenti, una bottiglia. Capii che la mia vita era perduta, se non riuscivo a uscire da quell'incubo. La mia decisione fu disperata e improvvisa. "Signori ora basta" gridai, il film comincia!" Rimasero indecisi per un attimo. Bastò perché io con tre balzi raggiungessi la porta. Corsi fuori, sotto un cielo sempre più furioso e plumbeo. Cercai il mio cavallo tra le decine di auto di grossa cilindrata: ma nuovo orrore! da ogni auto sbucavano tigri, donne pantera, benzinai leoni e altri strani animali, e da un auto rossa sbucò un uomo con gli occhiali, e il suo braccio artigliò il mio, e lo udii farfugliare frasi prive di senso sulla valutazione dell'usato. Mi svincolai, salii sul mio cavallo e fuggii urlando. Mentre mi allontanavo udii una musica spaventosa, un ritornello celestiale e melenso che riempiva il cielo, e una luce azzurrina si diffuse nell'aria. Poi si produsse un fracasso immenso e tumultuoso come la voce di mille cateratte, e voltandomi indietro vidi i muri arrossarsi di qualcosa che poteva esser sangue ma aveva l'odore acido del pomodoro, e un geyser d'acqua bollente eruppe dal suolo, e la palude buia sotto i miei piedi si richiuse in tetro silenzio sulle macerie della casa Barilla. ANTOLOGIA L'ANNUNZIATORE Soren Kierkegaard Accadde, in un teatro, che lo scenario prese fuoco. li Buffone uscì per avvisare il pubblico. Si credeva che fosse uno scherzo e si applaudì; egli ripeté l'avviso: si esultò ancora di più. Così mi figuro che il mondo perirà fra l'esultanza generale degli spiritosi, che crederanno si tratti di uno scherzo. (da In vino veritas, I845)

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