LENEUROSCIENZE COMENUOVOUMANESIMO Rita Levi Montalcini Victor Weisskopf, eminente fisico del MIT, ha di recente citato in una conferenza su I limiti della scienza quanto sostenuto dal filosofo e fisico svizzero Marcus Fierz: "La speculazione scientifica del nostro tempo ha a tal punto messo in luce alcuni aspetti dell'esperienza, che gli altri ne risultano ancor più messi in ombra." "Tutto questo è molto pericoloso", ha aggiunto Weisskopf. "Se, da una parte, si approfondisce con energia e successo una corrente di pensiero, altre rimangono ingiustamente trascurate. Abbiamo osservato questo fenomeno anche in settori diversi da quello scientifico. Nel 1054, nella fase di sviluppo della fede religiosa in Europa, apparve una supernova più luminosa di qualsiasi altro pianeta. Fu visibile per oltre tre mesi, eppure nessuna cronaca dell'epoca ha mai menzionato tale fenomeno. La comparsa di una stella brillante nel Medio Evo, quando l'approccio religioso era decisamente predominante, non veniva ritenuta un fatto degno di segnalazione. D'altro canto, l'unilaterale enfasi religiosa tipica del Medio Evo, al pari dell'altrettanto unilaterale enfasi scientifica del nostro tempo, hanno fatto scartare forze creative di decisiva importanza. Pensiamo all'impulso che si è registrato, nel corso del Medio Evo, nelle arti, nell'architettura, nella filosofia morale; e ai giorni nostri nella tecnologia. Allo stesso tempo, tuttavia, proprio per la parzialità dell'approccio, si sono registrati, in entrambi i casi, seri abusi. Per quanto riguarda il Medio Evo, occorre ricordare le Crociate e l'assoluto disinteresse per le sofferenze fisiche; oggi, rileviamo un grave svilimento dei valori umani, rispetto alla qualità della vita, e, in politica, un eccessivo interesse per i beni di consumo''. Qui termina la citazione. Condivido totalmente la preoccupazione del mio amico Victor, che si sofferma sull'attuale tendenza, esclusivamente orientata alla soluzione dei problemi scientifici e all'esplorazione della materia inanimata o vivente. Tutto questo porta a trascurare altri aspetti, non meno, o forse più importanti, legati al destino attuale e futuro dell'umanità. Sono d'altronde molto contenta del fatto che almeno una disciplina scientifica, che si occupa della struttura e della funzione del sistema nervoso, in particolare del cervello, si dissoci da questa tendenza, e si accosti sempre più alle discipline umanistiche, per il conseguimento di un unico obiettivo: capire la natura dell'uomo e migliorare la qualità della vita, non soltanto di una parte della specie umana, ma di tutta l'umanità. Sarà opportuno sottolineare come questa tendenza sia affatto recente e pertanto possibile di ulteriori sviluppi, in futuro. Fino alla metà del nostro secolo non era ancora possibile parlare di scienza neurobiologica, ossia di una scienza che si occupasse dei molteplici aspetti del sistema nervoso. Fino agli inizi degli anni '50, la disciplina biologica, oggi nota come neuroscienza, era quasi inesistente. Ci si trovava a un livello così rudimentale da scoraggiare i giovani biologi ad accostarsi a questo campo. Francis Crick, il famoso biofisico, ne ha tracciato un convincente ritratto nel volumetto Uomini e molecole, pubblicato nel 1966. In esso ci propone un quadro pessimistico e tetro delle condizioni in cui allora BibliotecaGino Bianco versavano le neuroscienze. Dopo aver descritto alcune delle principali caratteristiche del sistema nervoso egli afferma: "Non sappiamo ancora molto della struttura generale del sistema nervoso. Possiamo osservare in che modo grossi apparati di fibre nervose si spostano da un luogo all'altro, resta comunque evidente che tale intricato meccanismo deve riferirsi a qualche principio organizzativo di tipo generale. A parte alcuni accenni in lavori recenti, non si capisce ancora in che modo i nervi siano raggruppati. Non si sa neppure in che modo i nervi scelgano le proprie strade per giungere alla 'corretta destinazione e in che modo realizzino i giusti contatti; e ancor meno, a che epoca si formino nell'embrione o quando, in certi organismi, si rigenerino. Sono tutte informazioni strettamente legate al materiale genetico, e al momento non si ha la più pallida idea di come l'informazione genetica si diffonda. Sembra improbabile che esista un gene per ciascun contatto fra due cellule nervose, perché i geni non basterebbero. Quando ci chiediamo in che modo il cervello apprende e memorizza, brancoliamo ancora di più nel buio. Attualmente la ricerca punta a qualche connessione chimica, ma ho l'impressione che ci troviamo di fronte a un percorso lungo e accidentato. Risulta evidente, da quanto ho esposto, che la nostra conoscenza del sistema nervoso si trova a tutt'oggi a uno stadio decisamente primordiale". Francis Crick, che insieme a J. Watson, ha dato un fondamentale contributo alla biologia chiarendo il mistero della doppia elica, si è recentemente avvicinato alle neuroscienze, e questo fatto è di per sé molto incoraggiante. Nel 1979, commentando i progressi raggiunti in questo campo, egli ha infatti osservato: "Per l'uomo non esiste ricerca scientifica più importante di quella che ha per oggetto il suo cervello. La nostra visione dell'universo è strettamente legata ad essa. "All'affermazione di Francis Crick vorrei aggiungere che la conoscenza del nostro cervello non è soltanto la chiave di comprensione dell'universo, ma è l'unica speranza che rimane all'uomo per capire se stesso e per imprimere una svolta al suo istinto suicida, che minaccia la sopravvivenza stessa della specie umana. In che modo questo miracolo, intendo lo sviluppo delle neuroscienze, si è realizzato negli ultimi due decenni? In che modo questa nuova tendenza, che intendo descrivere sommariamente, è riuscita a colmare la frattura fra scienza e scienze umane? Le ragioni di questa svolta fortunata dipendono da diversi fattori. La neuroscienza si è affermata all'inizio di questo secolo, quando uno studioso dotato di intuizione, dedizione e immaginazione straordinarie, lo spagnolo Ramòn y Cajal, ha dato il via a una difficile ricerca tesa a sviscerare la complessità dei sistemi nervosi centrali e periferici nei vertebrati. Nessuno, prima di lui, aveva osato addentrarsi nella giungla dei circuiti nervosi, dei neuroni e dei gangli che costituiscono il cervello, il midollo spinale e i centri nervosi adiacenti. Di fatto, prima che Cajal introducesse l'uso della tecnica istologica all'argento-cromo, tecnica perfezionata dall'italiano
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