Linea d'ombra - anno IV - n. 17 - dicembre 1986

26 I Grotowski con Peter Brook BibliotecaGino Bianco to di scoprire la differenza fra i passi e la danza, percuotono sempre il suolo con i piedi credendo di danzare. Ma la danza è quello che accade quando il vostro piede è in alto e non quando tocca il suolo. Lo stesso con la canzone. Gli occidentali, poiché sono il prodotto di diversi sistemi di notazione, sia nel senso della scrittura (le note) sia nel senso della registrazione su magnetofono, e non di una trasmissione orale, gli occidentali dunque confondono la canzone con la melodia. Tutto quello che si può "notare", essi sono più o meno in grado di cantarlo. Ma tutto ciò che è legato alla qualità della vibrazione della voce, alla risonanza dello spazio e alle casse di risonanza del corpo, alla maniera con cui l'esalazione spinge la vibrazione, tutto questo essi non sono neppure capaci di coglierlo, agli inizi. Si può dire che un occidentale canta senza vedere la differenza fra il suono di un piano e quello di un violino. Le due casse di risonanza sono molto diverse ma l'occidentale conserva sempre la stessa linea melodica senza neppure cogliere la differenza di risonanza. Certo i grandi professionisti conoscono ciò, ma non i dilettanti. Attraverso il piede che tocca il suolo con questo ritmo staccato e la ricostruzione della melodia al posto della qualità di vibrazione del canto voi vedete subito il dilettantismo. Non è il momento di parlare di "cervello rettile", bisogna risolvere questa prima questione che si pone nella dimensione tecnico-artistica. Si è di fronte al problema di base della danza e del canto. Poi, quando questo è più o meno risolto, possiamo cominciare a lavorare su che cosa è veramente il ritmo, le onde del vecchio corpo nel nuovo corpo. A questo punto possiamo spingerci verso una sorta di primitivismo. Vale a dire che possiamo lavorare sugli elementi istintuali del corpo, si può dire il suo aspetto animale, perdendo il vero controllo su noi stessi. Nelle società tradizionali è la struttura dei rituali che esercita il controllo necessario, allora non c'è tanto il pericolo di perdere il controllo. Nella società mod~rna non c'è assolutamente questa struttura di controllo, ciascuno deve risolvere da solo questo problema. Qual è il problema da risolvere? È quello di non provocare una sorta di naufragio, o, nel linguaggio occidentale, di inondazione del contenuto inconscio nella quale si può annegare. Questo significa che bisogna conservare la nostra qualità di uomo, che in numerosi linguaggi tradizionali è connessa con l'asse verticale, "to stand". In certe lingue uomo si dice "quello che sta dritto". Nella psicologia moderna si parla di "uomo axiale". C'è qualcosa che guarda, che-vigila, c'è una quantità di vigilanza, di "watching". Nella Bibbia, nei Vangeli si dice sovente: "Siate vigili, siate vigili". Guardate quello che accade. Cervello rettile o corpo rettile, è il vostro animale, il vostro, ma ... siate uomo! Guardate quello che accade! Vigilate su di voi! Allora c'è come la presenza, alle due estremità di un medesimo registro, del registro istintuale e del registro della consapevolezza. Normalmente la nostra tiepidezza quotidiana fa sì che stiamo fra questi due e non siamo né pienamente animali né pienamente umani. Ci muoviamo in maniera confusa fra i due. Ma nelle vere tecniche tradizionali e in ogni vera arte performativa, i due poli estremi si tengono sempre contemporaneamente. Voi state dritti, nell'inizio. L'inizio è tutta la vostra natura originale, presente qui, ora. La vostra natura originale con tutti i suoi aspetti divini e animali al tempo stesso, istintuali e passionali. Ma contemporaneamente voi dovete vigilare con la vostra consapevolezza. E più siete nel vostro inizio più dovete "stare dritti". È la coscienza vigile che fa di voi l'uomo. È una cosa molto precisa ed è esattamente questa tensione fra i due poli a donare una contraddittoria e misteriosa pienezza. Vi ho parlato di un elemento di lavoro fra decine di altri e questo piccolo elemento è legato al problema del vecchio corpo e della consapevolezza. In questo problema vi ho fatto notare che la strada passa per una maestria tecnica e direi anche artistica, per il non dilettantismo. Ed è quando siamo nel non dilettantismo che si apre il vero abisso: noi siamo di fronte al problema dell'arcaico (l'arché) e del cosciente contemporaneamente. C'è per questo un piccolo strumento che chiamo organon o yantra. Organon significava in greco l'organo, lo strumento. Lo stesso yantra in sanscrito, in India. In entrambi i casi si parla di uno strumento estremamente sottile. Nell'antico vocabolario sanscrito, per dare l'esempio di yantra si parla del bisturi di un chirurgo o dell'apparecchio di osservazione astronomica. Allora lo yantra è qualcosa di altrettanto preciso del bisturi di un chirurgo e allo stesso tempo qualcosa che vi può collegare alle leggi dell'universo, della natura, come uno strumento di osservazione astronomica. Nei tempi antichi in India si costruivano templi come yantra, vale a dire che l'edificio, la sistemazione dello spazio, doveva essere strumento in grado di condurre dalla eccitazione dei sensi, allo svuotamento affettivo: sculture erotiche all'esterno verso un interno che vi svuota, che vi fa vomitare tutto ciò che contenete. Ma la stessa precisione è

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