BibliotecaGino Bianco TUSEIFIGLIODIQUALCUNO Jerzy Grotowski Ogni volta che ci limitiamo entro certi termini, cominciamo a vagare nel mondo delle idee, delle astrazioni. In questo caso possiamo trovare delle formule estremamente rivelatrici, ma esse appartengono al dominio del pensiero e non a quello della realtà. Non so se in passato ho detto che il teatro è complementare alla realtà sociale. Forse. Ma per me il teatro non è qualcosa che si può chiudere in una scatola. Come potrei separare il teatro dalla letteratura? Per me, come per ogni europeo che si rispetti, la relazione fra teatro e letteratura è estremamente forte (il che non si verifica assolutamente per un certo tipo di teatro classico orientale). Gli autori, i grandi autori del passato sono stati molto importanti per me, anche se ho lottato con loro. Mi mettevo di fronte a Slowacki o a Calderon ed era come la lotta fra l'angelo e Giacobbe: "Svelami il tuo segreto!" Ma in verità, merda del tuo segreto! È il nostro segreto che conta, quello di noi che siamo vivi ora. Ma se io conosco il tuo segreto, Calderon, riesco a comprendere il mio. Io non parlo con te come con l'autore che devo mettere in scena, parlo con te come con il mio lontano avo. Questo significa che io mi accingo a parlare con i miei antenati. E certamente io non sono d'accordo ·con i miei antenati. Ma al tempo stesso non posso negarli. Sono la mia base, la mia fonte. È una questione personale tra me e loro. Così ho lavorato sulla letten1tura drammatica e, non è un caso, quasi sempre con autori del passato: proprio perché era in campo la questione degli antenati, delle altre generazioni. E se ero in relazione profonda, veramente, con un attore, arrivavo a qualcuno che non era neppure più un artista. Ero di fronte a un essere umano, all'uomo. Si trovano sempre degli alleati, si trovano sempre dei nemici da combattere. Sei di fronte a un sistema sociale estremamente rigido. Devi cavartela. Devi trovare dentro di te la tua libertà. Devi trovare i tuoi alleati. Può darsi che siano nel passato. Io parlo con Mickiewicz. Ma parlo dei problemi di oggi. Parlo del sistema sociale nel quale ho vissuto per quasi tutta la mia vita. Ecco la mia posizione: "Non è per il gusto di parlare che lavoro, ma per allargare l'isola di libertà che porto; il mio compito non è di fare delle dichiarazioni politiche, il mio compito è di fare dei buchi nel muro; le cose che mi sono vietate devono essere permesse dopo di me; le porte che sono state chiuse a doppia mandata devono essere aperte; devo risolvere il problema della libertà e della tirannia attraverso misure pratiche; questo significa che la mia attività deve lasciare delle tracce, degli esempi di libertà." E non è lo stesso che lasciare delle lamentazioni sul tema della libertà. "La libertà è una buona cosa. Bisogna lottare per la libertà" ( e spesso sono gli altri che devono lottare e così via) ... Tutto ciò veramente deve essere messo nella spazzatura. Bisogna veramente realizzare fatti compiuti, e non cedere mai, ma fare sempre un passo avanti, un passo in più. È questo il problema dell'attività sociale attraverso la cultura. A livello di analisi è molto semplice dire che è all'epoca dello sviluppo della ferrovia e delle fabbriche che si è manifestato tutto l'irrazionalismo romantico. Evidentemente c'è complementarietà. Così l'errore dei futuristi fu quello di creare delle immagini di macchine in una società di macchine. Quando le macchine dominano bisogna trovare l'organicità. Tutta la vita è un complesso fenomeno di bilanciamento. Non si tratta tanto di trovare una formula concettuale, ma di porsi la domanda: questa vita che vivete, vi basta? Siete felici di essa? Siete soddisfatti di questa vita che vi circonda? L'arte, la cultura o la religione (nel senso di sorgenti, non delle chiese - proprio l'opposto) tutto questo è la maniera di non accontentarsi. No, questa vita non è sufficiente. Allora si fa qualcosa, si propone qualcosa, si realizza qualcosa che è la risposta a una mancanza. Non è solo la mancanza nell'immagine della società, ma la mancanza nella mia maniera di vivere la vita. L'arte è profondamente ribelle. I cattivi artisti parlano di rivolta, ma i veri artisti/anno la rivolta. Essi rispondono all'ordine consacrato attraverso un atto con-
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