Linea d'ombra - anno IV - n. 15/16 - ottobre 1986

oppressivache gli salivaalla gola e gli strappavale lacrimecome spremesseuna cipolla.Ma non avevamai badatoagli strumentimusicalie primadi partiredalleAmericheavevaaltroda pensareche allamusica. Il paesaggioterrosoe sforacchiatodai baglioridel giorno declinantecadevaa strapiomboe si aprivacome disfattodalle colline sottostanti ai pianori, alle conche, ai fossati, fino a chenon risaliva ad altre rupi con lo stessogrigiore;era sempre la stessanatura prosciugatae rinsecchita,riemersa all'improvvisoda un fondodi palude; non si capivada che diluvio fosse uscitao qualinebbieavessesofferto;mane era comerichiamata e ripercossacadendonera e ritrattasotto il cielo abbagliante; gli alberi radi, i sassi dirompevanoa ogni passo, l'erbacresceva deturpatae striminzitalungo i bordidei sentieri.Elisio ora non si nascondevaun certo sconcerto; alla fine del viaggio, quel paesaggioalluvionalee stranitocominciavaa entrargliin testa come un cattivopensiero;primadi giungereal fedelesegnacolo se ne era sempre liberato per la premura che aveva; adesso invece la premura era passata, perché già riposava e aspettavasenzapiù ansiache le primecasedel paesegli venisserosottogli occhida qualcheparte né avrebbevolutoapparire ai suoi paesanicomeun alloccoche si struggevadalla tenerezza nativa; egli tornavaricco e sovrastantedall'altodel cavallo come quei signoriche tante volte nelle Americheaveva visto passarenellafollabrulicantee stracciona.Eranogendarmie padroni,vescovie ministri,forestierie sceriffi;personeche giravano la testa in alto, garbati o maneschi,pietosi o aggressivi; avevanotutti una stessa misura di staturache parla e cammina; non che fosseropiù alti degli altri, ma non rassomigliavano a nessunodellafolla e per un gestoo per una parolariuscivano a stupire e a farsi guardare come si guarda un palazzo principesco. Elisio, accomodandosisempremegliosul cavallo,gettava pigramentegli occhi intorno sé per caso scorgesse il paese e con una certa indolenzali ritraevada quella terra smossae acquattatasenzadarcipeso, comese non fosserofatti suoi; e cercavadi arrangiarsitra il culminedellebianchebisacceunacerta posizione che apparissedi riposo lieto e fiducioso;era anche stancoora e il riposo, per qualunqueverso, non gli andava male.Il cavallo,sullastradache iniziavaa discendere comein un largoimbuto,si arrestòdi colpo e sbatacchiòla coda. - Infine siamo giunti! - disse Elisio; anch'egliaveva scorto, con un groppo alla gola, quel declivioche cadevaa circolo con qualche muro di casa rielfondo. E spronò il cavallo; la sicurezadi primanon gli resistevapiù addossocomeun abito soffocante; il cuoregli andavaper aria. Il cavalloavevaobbedito.Ma quando fu vicino al muroche Elisio avevavisto da lontanosi arrestò un'altra volta, riluttante e ostinato. Il muro non era che unacasa scoperchiatae abbandonata;leporte trafugate,le stanze aperte e gremitedi una vegetazionerapace e attorcigliata, BibliotecaGino Bianco STORIE/SCHETIINI sorvolata da certefarfallebianchee lievissimeche battevanole ali nel fitto silenzio; la bocca nera di un forno accovacciatoa quattropassidallacasavigilavale rovinecomela vecchiascheletrita che rimane a vigilare nelle case di campagnaquandoi contadinipartonoprima di giornoper il lavoro nei campi;invano le chiedi se i parenti sarannoprestodi ritorno o se conosce il nomedellavicinacontradae in qualeparte del mondolei stessa si trovi; balbettantee sdentata, ti risponde con qualche nome di santoo senzapiù prestartiattenzionesi mettea direil rosario; la boccadel forno, in cui l'untodel fuoco ricordavail pane croccantee bollente,era più mutadi quelle stanzetrapassate dall'erba. Elisio smontò dal cavallo e si inoltrò in quella discesa. Non c'era dubbio che si trovasse in paese. E giù, sopra una spianatache andavaa rannicchiarsicontro un'altraripidaaltura, ci stavanoaltre case; non importal'arsuramontagnosache lo sormontava,avevanointornounacerta larghezza;respiravano e spaziavanocome per una bruscainterruzionedel paesaggio cascante;ma quandoElisio vi giunse, saltandosassi e fossi, vi ritrovò l'erba tra i mattoni, più rinvigoritae più alta che nella primacasa che egli aveva incontrato,al culminedelladiscesa.Era un'erbain molte parti fioritae quasi sgargiante;sulle travi senzapiù traccia di tegole,vi si era attaccataun'edera fitta e lucente;né si vedeva nelle stanze il residuo sporcoche vi lasciano le persone o il senso muffito e grommosodi un lungo abbandono;quella vegetazioneirruenta aveva ripulitoi muri conun fogliamevivido,nerborutoe crescente.Ma il paese si prolungavaancora ed Elisio non sapevaandarepiù avanti, temendosemprepiù forte quellerovineche apparivanoraggiantidallaprofusionedellepiante;il pensierodei parentie dei paesani gli era statocome scacciatodi prepotenzae lui erarimasto senzarespiro,come fosse statogettatonell'acquagelata e poi ripescato,non si raccapezzavae non sentivapiù la tenerezza nativa. - Ma quel busto di pietracon la scritta!... Panozzo, a 4 miglia; truffatore,bugiardo.Tu me l'hai fatta!...E con quell'ariadi pietraparrocchiale,di santitàmarmorea.Ti avevo scambiataper una pietra di cimiteroe non me ne ero pentito, pensandocheanchedel cimiterodovevoricordarmimentretornavo in paese... A1'chei miei mortiero venutoa salutare,statua di una sgualdrina.•-Elisio era corso su per la salitacome per andaread accopparein qualchemodo quel mezzo fustodi pietra candidache annunziavail paese con la maestàconsunta di un santo protettore.Ma udì delle voci alle spalle e si girò quasi risvegliatoda un sogno turbinoso;una fucilata andavaa fracassarglila facciagià speranzosae una secondalo colpivaal ventre,piegandolosulle ginocchiae poi raggruppandoloa terra come una gobbadi panni smessi. Dbrigantiche andavanorazziandola provinciasi eranostabiliti nelle ultime case del paese e il forestieroche senza 95

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==